Sergio Los
intervista di Angela Amoruso

Quando si parla della cultura orientale legata alla bioarchitettura, si parla essenzialmente di "feng-shui", una pratica che proviene dal taoismo; se non si comprende il taoismo non si comprende neanche come questi saperi siano già presenti nel mondo occidentale. Il "feng-shui", infatti, fa suo l'insegnamento di Lao Tse che si trova nel "Tao Tè Ching", un testo centrale del taoismo. Nel passo dedicato alla "Utilità del nulla", si dice che "si tratta l'argilla e se ne forgia un vaso / e in quel che è il suo vuoto sta l'uso del vaso / si forano porte e finestre per fare una casa / e in quel che è il loro vuoto sta l'uso della casa / perciò dall'essere viene il possesso / dal non essere viene l'utilità". Un testo che indica come nell'uomo abbia importanza anche ciò che è invisibile e il non fare a volte possa ottenere maggiori effetti del fare.
Il "feng-shui", riguardo al quale si trovano oggi moltissime pubblicazioni, trae i consigli per lo spazio abitato (colori, orientamento, disposizioni degli arredi, ecc.) dall'oroscopo cinese, che è molto diverso dal nostro. Conoscendo la data e l'anno di nascita si ricavano alcuni elementi di riferimento, preferenze per materiali, colori, forme; il problema è poi incrociare le nascite e quindi i segni, quando dobbiamo trattare con diverse persone. A me pare rilevante il suo contributo nel promuovere la contestualità dell'architettura e nel riconoscere il carattere olistico dell'ambiente.