Integrazioni – L'architetto americano Steven Holl ridefinisce continuamente il suo rapporto con l'arte e il paesaggio: l'esempio del progetto a Kansas City

Il progetto dell'architetto americano Steven Holl per l'ampliamento del Nelson Atkins Museum of Art di Kansas City, fonde architettura e paesaggio per creare un edificio che si rivela lentamente ai suoi visitatori, attraverso i movimenti che essi compiono nello spazio e nel tempo. Il nuovo blocco, chiamato Bloch Building, occupa l'attuale giardino delle sculture e trasforma tutta l'area del museo in un nuovo spazio da esperire.

Volumi trasparenti
Il complesso si estende lungo il limite orientale del campus ed è contraddistinto da cinque elementi in vetro, definiti da Holl “lenti”, che partono dall'edificio esistente e attraverso il parco delle sculture vanno a formare inaspettati angoli visivi.
Il movimento sinuoso che si crea tra le lenti, veicoli di luce, fonde l'architettura con il paesaggio attraverso un dinamismo fluido in perenne relazione con il contesto.

Rispetto all'originale edificio risalente al 1933, i nuovi blocchi non rappresentano una massa aggiunta, ma si pongono in una relazione di contrasto complementare.
Se il vecchio complesso era opaco, pesante, ermetico, autoreferenziale, limitato, con circolazione diretta e dotato di un'unica massa, il nuovo si fa trasparente, leggero, a maglie, offre vedute sul paesaggio, è illimitato e ha una circolazione aperta.

La prima delle cinque lenti forma un atrio luminoso con bar, biblioteca di storia dell'arte e libreria: questo spazio invita il pubblico a entrare nel museo, grazie anche alle scale che conducono dalle gallerie al giardino. Dall'atrio un nuovo asse a croce si connette ai grandi spazi dell'edificio originale. Di notte, il volume s'illumina e la sua invitante trasparenza attrae i visitatori agli eventi e alle attività che vi si svolgono.
Le lenti, composte da strati multipli di vetro traslucido, diffondono e rifrangono la luce che le trasforma in blocchi di ghiaccio. Durante il giorno esse filtrano nelle gallerie i raggi del sole, mentre di notte la loro illuminazione interna rischiara il giardino e il parco. Il percorso che serpeggia dentro il giardino trova il suo naturale proseguimento in quello che conduce alle gallerie sottostanti. Queste, organizzate in sequenza per accompagnare la progressione delle collezioni, scendono gradualmente nel parco e sono punteggiate da ampie vedute sul panorama circostante.

Aria e luce
Il progetto utilizza concetti di architettura sostenibile; il giardino delle sculture si estende sopra i tetti delle gallerie e va a formare ampi cortili tra le lenti, fornendo al contempo coperture a verde che contribuiscono all'isolamento e al controllo delle acque piovane.
L'idea strutturale che sta alla base del progetto parte da un concetto di distribuzione di luce e aria che Holl chiama “Breathing T's”; sono sfiati che ospitano i condotti di ventilazione e convogliano la luce nelle gallerie lungo la parte inferiore ricurva. L'intercapedine dei doppi vetri delle lenti incanala l'aria riscaldata dal sole, nei mesi invernali, mentre la espelle in quelli estivi. L'uso di schermi controllati da computer e di un particolare materiale isolante inserito nelle cavità di vetro, garantisce livelli di luce ottimali per illuminare le opere d'arte e le installazioni multimediali esposte.

Il rapporto con l'arte
L'ingegnosa integrazione di arte e architettura deriva anche dalla collaborazione con Walter De Maria, uno dei principali artisti minimalisti contemporanei. La scultura di De Maria, “One Sun/34 Moons”, è collocata al centro dell'ampia piazza di ingresso, pavimentata con granito e dotata di una vasca d'acqua, che forma un nuovo accesso ed è circondata dal vecchio edificio e dalla nuova lobby.
Le “lune” della scultura di De Maria sono lucernari circolari collocati sul fondo della vasca, per proiettare la luce rifratta dall'acqua nel garage sottostante. La volontà di creare una relazione tra la nuova architettura e l'arte orientale si evidenzia dalla scelta di molte delle opere esposte nella collezione permanente, come “Verdant Mountains” (XII secolo) di Chiang Shen, o “The North Sea” (XVI secolo) di Chou Ch'en. La nuova struttura celebra la fusione con la Isamu Noguchi Sculpture Court, rafforzando il collegamento con i giardini delle sculture.