Attraverso oltre 300 opere (disegni di scenografia, di architettura e di
decorazione, fotografie, epistolari; materiale librario, quadri, incisioni,
sculture, manoscritti, arredi) allestite negli spazi della Cittadella della
Cultura, la città di Crema rende omaggio ad uno dei suoi cittadini, un
protagonista della vita culturale tra Ottocento e Novecento, Luigi
Manini.
Un'operazione culturale di grande fascino per la riscoperta e la
rivalutazione storica di un "personaggio in ombra", di un artista eclettico e
poliedrico che ha attraversato generi, tecniche e discipline ma anche paesi e
nazioni, viaggiando e lavorando con pari intensità e profitto dalla Lombardia al
Portogallo, che ha fatto propri i modi della circolazione delle idee e del
"saper fare" nell'arco cronologico di cinquant'anni tra Ottocento e
Novecento.
Agli inizi degli anni Settanta dell'Ottocento, conclusa la sua
formazione all'Accademia di Brera di Milano e dopo alcuni viaggi in Europa,
Manini realizza per il teatro di Crema le scene per il Ruy Blas di Filippo
Marchetti, rappresentato nel carnevale 1873 ma fondamentale per la sua vicenda
artistica risulterà l'incontro con Carlo Ferrario, direttore della scenografia
alla Scala di Milano che lo accoglie come principiante scenografo.
Quest'incontro segna una svolta decisiva per la carriera di Manini e fissa molto
probabilmente anche un primo momento di riflessione su un uso mirato della
fotografia, di cui Ferrario si avvaleva ampiamente per la riproduzione e la
diffusione dei propri bozzetti. Dopo aver declinato l'invito a succedere al
maestro nel ruolo di direttore della scenografia alla Scala accettò l'incarico
al teatro San Carlo di Lisbona e nel 1879 Manini lascia Milano per la capitale
portoghese.
Qui soggiornerà consecutivamente per circa sedici anni, con
puntate a Porto e a Madeira, per la sua attività di decoratore di teatri, e
soprattutto a Sintra, la città  residenza estiva della corte e scenario
elettivo per la sua attività di architetto e fotografo fino alla rivoluzione del
1910 quando, con la caduta della monarchia, si chiuderà definitivamente un'epoca
e si esaurirà di fatto la sua committenza. Assecondando le strategie culturali
della casa reale, elabora una sua versione di neomanuelino, una ripresa
ottocentesca dello stile gotico fiammeggiante, sviluppatosi durante il regno di
re Manuel I (1469-1521) e grazie ai numerosi lavori realizzati diviene un
architetto assai richiesto dalla borghesia della capitale, soprattutto per la
realizzazione di case di villeggiatura a Sintra, nelle quali sperimenta le più
diverse opzioni stilistiche, dal neoromanico lombardo di villa Sassetti al sogno
neomanuelino della Quinta da Regaleira, il Palazzo Busacco a Coimbra e il
Palazzo della Regaleìra sempre a Sintra.
Il ricorso a molteplici citazioni,
in continuo rapporto dialettico con l'universo artistico internazionale,
esperito anche attraverso le esposizioni, spiega la ricchezza e la raffinatezza
delle soluzioni formali adottate da Manini tanto nella decorazione pittorica
quanto in quella delle arti applicate dove seppe misurarsi egregiamente con il
Settecento, il Cinquecento e il Rinascimento italiano e lo stile manuelino
portoghese. Rientrato in Italia nel 1912, si dedica esclusivamente e per
passione privata alla fotografia e alla pittura da cavalletto fino alla sua
morte a Brescia nel 1936.
LUIGI MANINI 1848 - 1936 Architetto e scenografo, pittore e
fotografo
Crema, Cittadella della Cultura (via Dante 45)
Fino all'8 luglio
2007
Orari: dal martedì al sabato, ore 9.00-19.00; domenica e festivi, ore
10.00-19.00 Lunedì chiuso
www.cremonamostre.it