Con l’obiettivo di recuperare una porzione urbana, oltre a riqualificare un manufatto industriale dismesso, lo studio Park Associati ha sviluppato il progetto per la sede della Digital Factory di Luxottica, azienda leader a livello internazionale nella progettazione, produzione e distribuzione di lenti e montature per occhiali. In un’area complessiva di 6.500 mq nella zona sud-ovest di Milano, nel grande distretto industriale Tortona-Savona, una fabbrica occupata in origine dalla General Electric “diventa un contenitore aperto e flessibile, un luogo dove storia, cambiamento e creatività trovano il terreno ideale di dialogo. Massima attenzione alla qualità, innovazione tecnologica dei materiali e ricerca di soluzioni architettoniche d’avanguardia sono i punti focali del progetto della Digital Factory, ispirati ai principi identitari di Luxottica; sempre nel segno dell’ascolto degli elementi peculiari del luogo e del rispetto per il tessuto sociale del quartiere che ospita la nuova realtà”, raccontano Filippo Pagliani e Michele Rossi, fondatori dello studio Park Associati.

Al piano terra trovano collocazione lo showroom e alcuni spazi commerciali, mentre il Digital Lab, il centro di innovazione ad alta tecnologia, è parte del piano mezzanino. Gli interni, progettati da Storage Milano in collaborazione con Park Associati, sono luminosi e beneficiano di aree verdi, un giardino a piano terra e una serie di patii al livello superiore, dedicati sia allo svago dei dipendenti, sia a meeting informali. L’edificio nasce a inizio Novecento come fabbrica di turbine e subisce nel tempo diverse trasformazioni fino all’acquisizione da parte di Luxottica, che ha avuto l’ambizione di dare nuova identità a un manufatto fortemente caratterizzato dalla vecchia impronta produttiva: 113 metri di lunghezza lungo via Tortona, 64 metri di profondità e 13 di altezza per un complesso con la tipica struttura della fabbrica, ossia tetto a shed appoggiato su una maglia strutturale regolare. Il progetto di riqualificazione si pone pertanto l’obiettivo di reinterpretare l’architettura industriale esistente mantenendo e, anzi, portandone alla luce i caratteri fondativi. I volumi rimangono sostanzialmente invariati, al netto della demolizione di superfetazioni che avevano suddiviso l’interno in più piani e degli adeguamenti necessari secondo le attuali normative in merito alla sicurezza e ai parametri di sostenibilità ambientale. La nuova architettura valorizza il disegno storico delle travature del sistema di copertura, portandole anche all’esterno, e, ricostruendo i fronti, ne esalta l’andamento verticale. L’involucro nel suo insieme è frutto di una ricerca tecnologica e strutturale attuata da Park Associati, MSC Associati con Deerns Milano e realizzata con PICHLER Projects che, grazie a profili metallici e travi reticolari di acciaio, conferisce all’edificio leggerezza, trasparenza e luminosità interna. La copertura, considerato lo stato di conservazione, è stata ricostruita riproducendo esattamente le capriate a shed originariamente in calcestruzzo con profili metallici.

Il fronte lungo via Tortona è articolato con grandi vetrate a tutt’altezza su cui si inseriscono snelle lesene verticali in metallo bronzato a riprendere il passo degli shed che ritmano la copertura. Le facciate vetrate sono caratterizzate da una estrema trasparenza, resa possibile grazie all’orientamento a nord tipico degli edifici industriali e dalle grandi dimensioni delle specchiature (larghe 3,2 m e alte 10 m), i cui limiti di fabbricazione hanno influito sul disegno degli elementi opachi. Vetrocamera extrachiari sul lato nord alternano stratificazioni selettive verso sud per prevenire il surriscaldamento, mantenendo, con un passo differente, l’obiettivo di perseguire la massima superficie vetrata. Contraltare alle grandi vetrate, il progetto ha previsto una serie di pareti cieche per il “grande imbuto dell’ingresso su via Tortona” e per le testate a ovest. Queste superfici opache sono realizzate con il medesimo metallo bronzato delle facciate principali, ma con un effetto rigato tridimensionale, ottenuto grazie a una serie di pannelli in alluminio estruso che rendono la superficie continua e cangiante, senza giunti o fughe, che muta alla variazione della luce solare. All’interno, una volta portata alla luce l’unica navata, sono stati ottimizzati gli spazi con la creazione di un solaio intermedio dalla struttura metallica collegato alla hall di ingresso da una scenografica scala. Lo spazio è organizzato grazie alla presenza di due core rivestiti in ottone brunito; tra essi, che ospitano gli impianti e gli elementi di risalita, si estende il piano mezzanino, chiuso da una fascia parapetto realizzata con pannelli in acciaio inox. Le finiture metalliche sono riscaldate dal parquet del foyer, realizzato con grandi doghe di rovere massello, e dal controsoffitto in tessuto, “appositamente studiato per le performance acustiche e di flessibilità manutentiva”. Dal punto di vista impiantistico, sono stati creati locali interrati ad hoc per alloggiare tre unità di trattamento aria (UTA), due a servizio degli spazi dell’edificio e una per raffrescamento dei ledwall. L’immissione e la ripresa dell’aria sono in corrispondenza del solaio intermedio per il piano terra e nei core strutturali per il piano primo. Infine, il riscaldamento è affidato a fancoil disposti lungo le facciate per il piano terra canalizzati a pavimento per il primo piano. L’intervento segue un protocollo di qualità e sostenibilità LEED, per cui è stato stimato il raggiungimento della Classe Gold. “La Digital Factory contribuisce a riqualificare una zona della città, trasformata da ambiente periferico a nuovo polo di attrazione, in ottica di rispetto delle risorse ambientali, e restituita al tessuto urbano e sociale”, concludono i progettisti.

LA RIQUALIFICAZIONE DELLA STRUTTURA
L’edificio risalente agli anni ’30 del secolo scorso era costituito da una struttura in cemento armato, con pilastri, travi carroponte e capriate di copertura dotate di shed tipica del periodo. Dopo un accurato rilievo dell’esistente attraverso scanner laser, con la restituzione grafica in 3D che ha permesso una progettazione BIM con modello digitale “multi-disciplinare integrato”, e la rimozione di tutte le superfetazioni interne risalenti alla fine degli anni Novanta per riportare alla luce la navata originaria, è risultata evidente la necessità di rinforzare la struttura esistente. Ferma l’intenzione progettuale di recuperare ed enfatizzare l’ossatura industriale del manufatto, lo stato di conservazione delle strutture e le nuove necessità funzionali previste dal progetto hanno reso necessaria una “sostanziale ricostruzione dell’orditura portante dell’edificio”. Sono stati conservati solo i pilastri preesistenti, rinforzati da placcaggi metallici, e l’inserimento nel nuovo layout di un piano intermedio “con la richiesta di elevati sovraccarichi” ha reso necessaria l’adozione di importanti nuove carpenterie metalliche di impalcato. La nuova copertura è stata realizzata con capriate metalliche a shed in esatta riproduzione delle preesistenti in cemento armato. “La resistenza alle azioni orizzontali, in particolare all’azione sismica, è stata ottenuta con l’inserimento di vani scale-ascensori e pareti di taglio in cemento armato e con l’ausilio di ‘Shock Transmission Unit’ che hanno permesso la chiusura di un giunto costruttivo, evitando l’effetto di martellamento sotto sisma e permettendo, allo stesso tempo, il libero movimento per deformazione termica”, specificano gli ingegneri di MSC Associati. Particolare impegno progettuale è stato richiesto, poi, per le opere di fondazione, previste in gran parte su micropali per consentire le sottomurazioni dei plinti esistenti in presenza della copertura e la formazione di un piano interrato per ospitare i locali tecnici prima inesistente.

ESTRUSIONE SU MISURA
Un nuovo pacchetto di copertura sulla orditura metallica che riprende esattamente le capriate a shed cementizie originarie e un involucro completamente ripensato seguendo il ritmo della struttura hanno rinnovato il complesso enfatizzando la rigida impronta industriale e rispettando la natura morfologica e la memoria storica dell’organismo architettonico. Progettata da MSC Associati e realizzata da PICHLER Projects, “la struttura portante della copertura è costituita da travi principali in acciaio, realizzate in profili laminati o elementi saldati, ancorate alla sommità delle colonne preesistenti rinforzate, per un peso complessivo di circa 120 tonnellate. Su di esse poggiano 75 capriate con una luce libera di circa 16 metri composte da profili tubolari saldati e controventate tramite travi secondarie realizzate in profili laminati, per un peso complessivo intorno alle 210 tonnellate. Nella parte centrale dell’edificio, sopra la hall dell’ingresso principale, la copertura è sostenuta da una struttura reticolare composta dalle dimensioni complessive di 16x32 metri e con un peso di 32 tonnellate” racconta l’ingegner Massimo Ciocca, responsabile del progetto costruttivo per PICHLER Projects. Tutta la struttura in acciaio, ad eccezione delle travi principali, è stata zincata a caldo protetta al fuoco con vernici intumescenti R60. Il pacchetto di copertura è stato completato da pannelli in legno con interposto strato isolante e finiti con lamiera grecata all’esterno e con un controsoffitto acustico tessile, senza giunti, all’interno. Se sul fronte lungo via Tortona il passo dei pilastri è stato mantenuto per rispettare esattamente quello strutturale, con un inspessimento della porzione opaca per permettere una vetrazione unica nella larghezza massima consentita di 3,20 m, sui fronti all’interno il ritmo dei pilastri è stato raddoppiato interponendo nuovi profili di acciaio per dividere in due la campata larga 4 m. “Ogni profilo è stato realizzato su misura”, prosegue l’ingegner Ciocca, “un’estrusione ad hoc per non avere interruzioni in altezza e contenere, nascoste, le guide per lo scorrimento delle tende oscuranti”.

Scheda progetto
Design: 2017-2019
Construction: 2019-2022
Opening: 2022
Site area: 6,500 mq
Built area: 9,000 mq (net area: 5,650 mq; gross area: 9,000 mq; gross volume: 56,000 mc)
Energy certifications: LEED Gold - New Construction
Location: via Tortona 35, Milano
Client: Luxottica Group spa
Architectural design and art direction: Filippo Pagliani, Michele Rossi (Founding Partners) Lorenzo Merloni (Project Leader) Alessandro Bentivegna, Simone Caimi, Sofia Dalmasso, Valeria Donini, Mario Frusca, Luna Pavanello, Luca Pazzaglia, Ismail Seleit, Cristina Tudela Molino, Marco Vitalini, Michele Versaci; Marinella Ferrari, Camilla Corato (Graphics)
Design and specialist structural design: MSC Associati
Interior design: Storage Milano
Electrical and mechanical services, fire safety, LEED certification, lighting: ESA Engineering
Facade engineering: Deerns
Landscape design: Arch. Marco Bay
Executive envelop design: PICHLER Projects
General contractor: SMV Costruzioni
Architectural and general clerks of work: China Investment
Glass manufacturing: Tvitec
Internal finishes: Lamparredo
Parquet: Dinesen
Soffit acoustic panels: Kvadrat
Photos: Nicola Colella, Andrea Martiradonna, Lorenzo Zandri

Arketipo 169, Urban Regeneration, Novembre 2023