Ci sono edifici che, pur di dimensioni contenute, sono carichi di significato e architettonicamente preziosi. I Maggie’s Centres ne sono un esempio: realizzati all’interno di complessi ospedalieri con reparti oncologici, questi centri ospitano personale specializzato in grado di fornire supporto, informazioni e consigli pratici alle persone malate di tumore, alle loro famiglie e ai loro amici. Queste strutture seguono l’approccio tracciato da Margaret Keswick Jencks che può essere riassunto in una breve affermazione: le persone non dovrebbero perdere la gioia di vivere per la paura di morire. L’idea è proprio quella di sfruttare l’architettura per dare sollievo e conforto, insomma per dar vita a luoghi in cui sia possibile sfuggire dall’usuale ambiente ospedaliero nel quale a lungo è necessario vivere durante le fasi di cura. Determinante è la presenza del giardino (una delle passioni di Maggie) che riesce a estraniare gli utenti dal contesto, ad allontanare il pensiero dell’ospedale che, solitamente, sta alle spalle. Pur partendo dalle stesse indicazioni di base, ogni centro è un unicum, frutto delle specificità del territorio e dell’ispirazione del singolo studio di architettura. Arketipo ha già dedicato alcuni articoli alle realizzazioni di questa organizzazione benefica: il progetto di Page&Park Architects a Inverness (22/2008), quello di Richard Rogers a Londra (64/2012), quello di Benedetta Tagliabue a Barcellona (134/2019). Il ventiseiesimo Maggie’s Centre, a firma dello studio Heatherwick, è a Leeds, nel campus dell’ospedale universitario di St James che include il Leeds Cancer Centre, punto di riferimento per varie comunità diffuse nello Yorkshire. Il sito scelto era l’ultima macchia di verde tra i blocchi del complesso ospedaliero: una collina a prato situata vicina a un parcheggio multipiano, stretto da strade su due lati e circondato da fabbricati di dimensioni importanti. Il lotto presentava una differenza di quota di 6 m che è stata assecondata dal progetto: il volume segue la forma originaria della collina (approccio che ha ridotto la quantità di scavi necessari), alzandosi così in modo significativo nel punto più alto da cui è possibile vedere fuori dall’ospedale e addirittura avere delle viste sulle Yorkshire Dales (una zona collinare che rientra in un parco nazionale).

L’edificio ha uno sviluppo di circa 460 mq e le sale di consulenza sono contenute in tre padiglioni disposti, come lungo una spirale ascendente, attorno a un nucleo centrale occupato da un grande tavolo, e si alternano alle aree comuni (in particolare la cucina, luogo di incontro e condivisione) che hanno chiusure perimetrali vetrate. La varietà di spazi è progettata per incoraggiare le occasioni sia di socializzazione che di riflessione personale. Esternamente questa distribuzione offre un differente aspetto da ogni angolo da cui si possa vedere: i tre padiglioni sembrano tre grandi vasi pieni di rigogliosa vegetazione o tre grandi funghi immersi nel verde. Sono presenti due ingressi: una porta principale e una porta secondaria sul retro per lo staff e i visitatori abituali.
Al livello superiore, oltre a uno spazio privato destinato allo staff per riposare e recuperare energie, è possibile accedere al tetto giardino. Fondamentale è il rapporto tra i locali interni e l’esterno: tutte le aree sono connesse al giardino o direttamente o tramite le ampie vetrate che consentono di avere continuamente la sensazione di esserne avvolti. E in effetti è così: il verde domina anche le coperture come se il prato tolto per l’edificazione avesse trovato il modo di riprendere possesso dell’area, a una quota più alta e in maniera più florida. Il tetto è composto da livelli sovrapposti che escono a sbalzo dai padiglioni e vanno a coprire le aree comuni. Oltre al giardino un altro aspetto estremamente caratterizzante del progetto è la modulazione delle nervature lignee che salgono verticalmente addossate alle pareti dei padiglioni e poi escono orizzontalmente a sostenere lo sporto delle coperture. Il raccordo tra i due tratti, quello verticale e quello orizzontale, è arrotondato e dà un senso di organicità: fanno pensare a veri e propri tronchi con le relative ramificazioni. Il contesto ha influenzato in modo sensibile le scelte tecnologiche sia in fase di ideazione che di costruzione: la strada che corre attorno, essendo parte del percorso principale delle ambulanze, non poteva restare bloccata per mesi a causa dell’uso di veicoli pesanti di cantiere. La squadra di progettazione ha allora studiato una struttura che potesse essere assemblata off-site e montata velocemente su una platea di calcestruzzo e su muri di contenimento, riducendo al minimo i tempi di cantiere e la conseguente occupazione della via. L’utilizzo della prefabbricazione ha naturalmente richiesto che i progettisti effettuassero in anticipo molte scelte in modo che i vari elementi fossero integrati sin dalle fasi iniziali del processo produttivo.

Per migliorare il comfort interno sono stati scelti materiali porosi (come l’intonaco di calce per la finitura delle pareti) che aiutano a mantenere l’umidità sotto controllo; i locali sono ventilati naturalmente, grazie alla particolare attenzione prestata alla forma e all’orientamento dell’edificio. Il Maggie’s Centre di Leeds ben si distingue dall’ambiente ospedaliero circostante e rappresenta un intermezzo piacevole e benaugurante sia per i pazienti che per i visitatori: un’ulteriore prova che l’architettura, soprattutto se con una sapiente connessione alla natura, può avere un grande impatto sul benessere delle persone e sulla loro salute, sia mentale che fisica. Se gli ideali dei Maggie’s Centres si diffondessero nelle direttive del sistema sanitario, se ne avrebbe un grande beneficio per le persone malate e per gli operatori che le assistono. Non sarebbe certo possibile avere architetture così speciali come quella del Maggie’s di Leeds (difficile mantenere così tanta originalità e ricercatezza su larga scala) ma è innegabile che comunque molti passi avanti in tal senso potrebbero essere fatti.

STRUTTURA: LEGNO E PREFABBRICAZIONE
Le nervature di legno sono un aspetto architettonico estremamente evidente: sono disposte a forma di stella attorno ai padiglioni e sono connesse ad essi in modo rigido. Nessuna delle 120 mensole di legno interseca la parete con lo stesso angolo di un’altra il che significa che è stato richiesto un taglio obliquo personalizzato per ciascuna. In totale 240 elementi in legno lamellare sono stati lavorati con questo proposito e immagazzinati fino al momento dell’assemblaggio. I tre padiglioni hanno angoli arrotondati in pianta e sono stati anch’essi prefabbricati con una struttura intelaiata in legno. Per di più, tutte le installazioni impiantistiche sono state integrate in fase di produzione nei 24 elementi parete o preparate in anticipo. Per ragioni di sicurezza al fuoco e di estetica dei materiali, si è passati dalle colonne in acciaio precedentemente previste a slanciate colonne in microlamellare di faggio. Le 27 colonne a sezione circolare con un diametro di 200 mm arrivano fino a 7 m di lunghezza e sono state trattate in stabilimento con olio pigmentato bianco. Il microlamellare di faggio è stato utilizzato anche per alcune porzioni delle nervature che sono sottoposte a maggiore carico e per parte delle pareti prefabbricate (per il resto sono in legno lamellare). Gli impalcati sono in CLT e sono sottoposti a sollecitazioni importanti: le coperture sono dimensionate con carichi da 20 kN/mq dove sono piantati alberi (si arriva a 80 cm di terreno), da 13 kN/mq attorno a queste aree, da 10 kN/mq dove crescono piante più piccole e da 6kN/mq sul resto. La freccia massima è limitata a 5 mm.
Circa 90 mc di legno di abete sono stati utilizzati per le nervature e gli elementi di parete e 6 mc di faggio per le colonne e per le scale. L’intera struttura in elevazione (le pareti dei padiglioni, le nervature portanti e le coperture in X-Lam) è stata prodotta in Svizzera e assemblata in opera in solo 8 settimane.

IL TETTO VERDE
Lo sviluppo del tetto giardino è stato il frutto di una stretta collaborazione tra gli specialisti del verde (Balston Agius), gli architetti (Heatherwick Studio), gli ingegneri strutturisti (AKT II) e gli specialisti della struttura in legno (Blumer-Lehman). Ovviamente i tetti dovevano essere in grado di soddisfare esigenze a vari livelli: essere la copertura dei tre “vasi” (elemento alla base del concept di progetto), lavorare strutturalmente in modo corretto sugli sbalzi, drenare in modo sufficiente l’acqua, essere in grado di sostenere il peso del terreno necessario alla crescita delle piante. Data la complessità dei vincoli, è stato necessario definire in modo chiaro e preciso le zone del tetto in base alla loro capacità di sovraccarico. In particolare: dove le pareti portanti interne garantiscono una resistenza aggiuntiva, è stato possibile incrementare la capacità di carico; dove invece le mensole sono più lunghe o all’estremità, il sovraccarico è al suo minimo. Questo si riflette direttamente in differenti spessori di terreno e, di conseguenza, nel layout studiato per la disposizione del verde. Gli arbusti più grandi sono stati piantati dove maggiore è la quantità di terreno e piccoli arbusti perenni dove è minore. In aggiunta a questo, gli arbusti devono essere legati con tiranti per resistere ai forti venti e su ciascuna copertura, per consentire un accesso sicuro, c’è una linea vita: il relativo fissaggio è stato coordinato con l’andamento del tetto. Considerando l’ombra gettata sul sito dagli edifici vicini, i forti venti e il meteo locale, le essenze scelte sono basate sulla flora britannica, con specie di piante che si contestualizzano nella esistente biodiversità dell’area. L’idea è stata quella di lasciare la vegetazione deliberatamente rigogliosa e a disposizione degli utenti: la stessa Maggie sapeva e testava in prima persona quanto calmante e rilassante potesse essere prendere un attrezzo e mettersi al lavoro in giardino.

ARCHITETTURA: PSICOLOGIA E COMFORT
La relazione tra l’architettura del centro e l’esperienza dei visitatori va oltre l’effetto rigenerante del suo giardino. La porta d’ingresso, ad esempio, è una soglia psicologica perché, varcandola, qualcuno potrebbe iniziare ad accettare una diagnosi di tumore. E siccome forse non tutti sono pronti ad aprire quella porta, e il bagaglio di forti emozioni che racchiude, è stata posizionata una panca all’esterno: sedersi un attimo prima di entrare oppure passeggiare lentamente in giardino può essere un sistema per prendere coraggio e affrontare la situazione. La parete d’ingresso è trasparente, non nasconde l’interno, e la porta è posizionata sotto una copertura più bassa: questo, nella mente umana, risulta essere meno intimidatorio. Appena dentro i visitatori possono avere una vista diretta sulla tavolata comune attorno alla quale si snoda la scala che porta alla cucina, una zona inondata dalla luce naturale. Il tavolo della cucina, un punto focale dei Maggie’s Centres, rappresenta un’altra soglia psicologica: il mettersi a tavola con altre persone e sentirsi pronti a condividere le proprie esperienze. In cucina tutto è a vista in modo che non si perda tempo tra gli armadietti, evitando l’imbarazzo di dover rovistare per cercare una tazza. Le scelte architettoniche sono state indirizzate a rendere l’edificio accogliente e confortevole: l’uso di materiali caldi e naturali, il modo in cui gli oggetti sono usati per esprimere individualità, la combinazione di spazi privati e spazi dove le persone si riuniscono, una illuminazione naturale e diffusa. Tra le nervature lignee sono posizionate delle mensole, sulle quali sono collocati vasi di piante e altri oggetti che vengono portati dagli utenti, contribuendo a creare un senso di casa. Nelle mensole e nei bordi delle coperture sono stati integrati elementi illuminanti: l’effetto risultante, piacevole e intrigante, è che siano i volumi in legno a emettere luce.

Scheda progetto
Progettista: Heatherwick Studio
Località:  St James's University Hospital, Harehills, Leeds
Committente:  Maggie's Cancer Caring Centres
Start on site: 2018
Official completation date: June 2020
Gross internal floor area: 462 mq
Site area: 1,136 mq
Construction Value|Duration: £5m | 56 weeks
Design Director: Thomas Heatherwick
Group Leader: Mat Cash
Project Leader: Neil Hubbard, Rebeca Ramos, Angel Tenorio
Client Advisor & Advisor to Principal Designer: CDM Scotland
Structural Engineer: AKT II
Timber structure Engineer: SJB Kempter Fitze
MEP Consultant: Max Fordham Consulting
Project Manager: Gardiner & Theobald
Landscape Architect: Balston AgiusLighting Designers: Light Bureau
Cost Consultant: Robert Lombardelli Partnership
CDM Coordinator: CDM Scotland
Fire Consultant: Olsson Fire & Risk
Approved Building Inspector: Butler & Young
Principal Contractor: Sir Robert McAlpine
Timber Structure Specialist: Blumer-Lehmann
Photos: Hufton+Crow, Blumer-Lehman

Arketipo 141, Green, Ottobre 2020