Mercato – Le spese di spedizione e la crescita del costo della manodopera stanno provocando una parziale marcia indietro da parte degli importatori occidentali

Il mondo lapideo sta cambiando velocemente, a differenza di quanto accadeva sino a pochi decenni or sono, e la Cina, nuovo leader riconosciuto, non fa eccezione. Da almeno tre anni, i prezzi medi dell'esportazione hanno cominciato a risalire, e le spedizioni stanno incontrando alcune difficoltà, con disagi notevoli per gli acquirenti europei anche in termini di consegne alla propria clientela. Le cause di queste variazioni sono più d'una, a cominciare dall'aumento dei costi della manodopera, e soprattutto dell'energia, che si sta manifestando anche in Cina, come è nell'ordine naturale delle cose, ma con un'accelerazione imprevista: alcune cave sono andate in crisi, anche a prescindere dai noti problemi infrastrutturali come quelli di accesso, che si traducono in una forte incidenza di blocchi piccoli. Si aggiunga che il Governo ha posto un freno alle politiche di incentivazione dell'export settoriale che avevano permesso vendite sotto costo, con effetti immediati sulle quotazioni, in particolare di prodotti finiti.

Il problema del trasporto 
Un'altra strozzatura che sta diventando rilevante è quella del trasporto marittimo, dove l'offerta è inferiore alla richiesta. Oggi, il prezzo di un container diretto in Europa si aggira sui 3000 dollari, ed in alcuni casi può raggiungere un'incidenza del 50% sul costo finale del prodotto; ciò, senza dire che i vettori preferiscono caricare materiali leggeri, nel quadro di un utilizzo ottimale del mezzo. Le conseguenze sono state immediate: non a caso, alcuni importatori tedeschi hanno già dichiarato di non avere più interesse ad importare dalla Cina i manufatti standard, ed in primo luogo le marmette. Va ricordato, poi, che i materiali cinesi utilizzati per alcune commesse importanti non hanno dato buoni risultati dal punto di vista della qualità. Questa è una realtà sperimentata da tempi più lunghi, ma ora diventa condizionante in termini meno elastici, perché si unisce agli altri fenomeni negativi di cui si è detto.

La riscoperta del mercato domestico
In buona sostanza, le prospettive di ulteriore crescita lapidea del Celeste Impero stanno cambiando, nel senso di un ridimensionamento che per ora non mette in discussione la sua leadership, ma che dovrà promuovere adeguate misure da parte cinese. Ad esempio, si parla di nuove navi portacontainer con capacità di carico ancora maggiori, mentre sono in corso investimenti ciclopici per contenere il crescente costo energetico e ridurre il forte inquinamento da carbone, ma ciò non toglie che gli importatori occidentali si stiano rendendo conto della progressiva e rapida perdita di convenienza che caratterizza gli acquisti in Cina, e si rivolgano altrove, non senza rivalutare talune produzioni domestiche. Nelle fabbriche cinesi si è investito molto, dapprima in tecnologie provenienti dall'estero, ed ora in macchine prevalentemente locali, ed i maggiori incrementi della produttività sono già stati conseguiti. Anche per questo, l'attività distributiva preferisce agire sul mercato domestico, che del resto è caratterizzato da una straordinaria fase di sviluppo, mentre la promozione all'estero, pur conservando un impatto apprezzabile, sembra orientarsi verso misure più mirate e riflessive.

Il riposizionamento del Gigante asiatico
Questi cambiamenti sono ancora in uno stadio d'avvio, ma si fanno sentire apprezzabilmente, in particolare tra gli importatori più avveduti ed organizzati. Ciò non vuol dire affatto che la potenza lapidea cinese sia destinata ad andare in crisi a breve termine, anche perché i suoi maggiori mercati di sbocco, primi fra tutti la Corea del Sud ed il Giappone, hanno il vantaggio di una sostanziale contiguità, e quindi, di costi del trasporto ben diversi da quelli in essere per l'Europa o per l'America. Tuttavia, si deve presumere che l'industria dei Paesi occidentali possa trarne una salutare boccata d'ossigeno, anche se altri Paesi in via di sviluppo sono pronti a subentrare, o si stanno approntando a farlo: motivo di più per non abbassare la guardia, monitorare costantemente il mercato, e soprattutto, perseguire un'oculata politica di investimenti produttivi e promozionali.

Uno scenario sempre più concorrenziale
La mutazione strategica che sembra coinvolgere la Cina, ed in prospettiva più lontana, qualche altro Paese emergente, ripete, con gli aggiornamenti del caso, quanto è accaduto all'Italia nell'ultimo ventennio, con un progressivo ridimensionamento della sua quota produttiva e distributiva nell'ambito lapideo mondiale, e sottolinea come il mercato globale non permetta a chicchessia di fruire delle rendite passate, né tanto meno di adagiarsi sugli allori. Ciò vale in primo luogo per gli Stati, ma in qualche misura, per le stesse imprese, chiamate a confrontarsi con una concorrenza sempre più selettiva, e con equilibri gestionali difficili, che impongono la combinazione ottimale dei diversi fattori. Se si vuole, si tratta di una lezione per tutti, dalla quale è necessario mutuare decisioni operative razionali e tempestive. Anche nel settore lapideo, la stagione dell'attendismo è passata da un pezzo.