Lapideo – Balzo in avanti della Cina, mentre l'Europa ha sofferto rivolgendosi al marketing e al design per aumentare la qualità dei prodotti

La congiuntura negativa si è fatta sentire anche nel settore lapideo, ma il suo impatto non è stato devastante come in altri comparti. Il solo volume dell'interscambio mondiale è rimasto sul mezzo miliardo di quintali, costituito per metà da manufatti finiti, per due quinti da grezzi e, per una quota a saldo, da sottoprodotti (granulati, polveri e scarti di lavorazione). Negli ultimi quindici anni, il volume delle movimentazioni internazionali è triplicato, con un discreto aumento del valore aggiunto e una crescita più accentuata di marmo, travertino e altri calcarei.

Mezzo miliardo di quintali corrisponde a un impiego di circa 700 milioni di metri quadrati equivalenti e a trasporti a pieno carico per due milioni di autotreni, senza contare i frequenti passaggi intermedi. Bastano questi pochi accenni per comprendere quanta importanza strategica ha assunto il settore e quale rilievo possano avere le politiche d'incentivazione allo sviluppo, sia dal punto di vista produttivo sia da quello promozionale. In quindici anni, l'interscambio lapideo netto da sottoprodotti ha generato spedizioni per quattro miliardi e mezzo di quintali, cui vanno sommati i consumi domestici, stimabili in un volume sostanzialmente paritetico, con una media di consumo annuo globale pari a 600 milioni e un impiego complessivo per nove miliardi di metri quadrati.

Sembrano cifre astronomiche, ma il loro impatto psicologico è destinato a ridimensionarsi, quando si pensi che l'utilizzo mondiale di ceramica del solo 2008 è stato uguale, per l'appunto, a nove miliardi di metri quadrati effettivi. È appena il caso di evidenziare come gli spazi di potenziale espansione siano molto ampi, ma come il loro perseguimento passi necessariamente attraverso importanti strategie d'investimenti, come quelle di alcuni paesi. Primo fra tutti la Cina, che ha acquisito da diversi anni un ruolo ormai riconosciuto di leadership, balzando dai 22 milioni di quintali spediti nel 1994 ai 118 milioni esportati nel 2008. Quel che più conta, con una quota di prodotti finiti pari a oltre il 93%, grazie a una forte politica del valore aggiunto. Non meno importante è stato l'aumento del valore corrispondente, salito da 435 milioni di dollari a oltre 3,8 miliardi.

L'Europa ha sofferto, avvertendo il peso della concorrenza, compresa quella degli altri paesi in via di sviluppo, guidati dall'India e dalla Turchia. Nel complesso ha retto abbastanza bene, riuscendo a mantenere le cifre assolute di base, sia pure a scapito delle quote di mercato, in progressiva diminuzione. Ciò si deve a investimenti calibrati nella ricerca e nella trasformazione automatizzata e a strategie di marketing. Queste ultime hanno cercato un dialogo con la progettazione qualificata e il design, il cui ruolo nella scelta e nell'impiego dei materiali è diventato decisivo, almeno per la fascia alta dei consumi. Mezzo miliardo di quintali costituisce un obiettivo intermedio che non esclude risultati di ben altra dimensione. Intanto, esso ha dimostrato che il mercato del marmo e della pietra non è più statico come un tempo, essendo in grado di crescere con forti accelerazioni.