martino picchedda
©Cédric Dasesson

Recinto sacro, luogo di connessione tra le generazioni che hanno costruito ogni comunità. Il cimitero è uno spazio interessante a fini progettuali. Un architetto intelligente deve porsi l'obiettivo di mantenere quell'aspetto di sacralità e memoria del luogo pur con i necessari adeguamenti funzionali e tecnici richiesti dalla modernità. Sempre più spesso, infatti, sta venendo meno la funzione celebrativa e monumentale che il luogo e il ruolo sociale invece richiedono.
L'architetto Martino Picchedda ha portato a termine il progetto di ampliamento del cimitero del piccolo comune di Pauli Arbarei, nella provincia del Sud Sardegna. Il tema da trattare ha rappresentato una sfida importante e complessa, che ha coinvolto sia l'amministrazione comunale sia il paese stesso e la sua comunità: l'obiettivo è stato valorizzare nel modo corretto il luogo dedicato alla memoria dei propri cari.

martino picchedda
©Cédric Dasesson

Stabilite le condizioni necessarie alla definizione del progetto, è stato possibile riflettere nel complesso sulla situazione dell’edilizia cimiteriale nei piccoli centri sardi: un'occasione di riflessione e recupero della capacità di programmazione troppe volte disattese dalle logiche emergenziali, che inducono le amministrazioni a saturare ogni spazio snaturando la funzione celebrativa e riflessiva dello spazio cimiteriale. Troppe volte si deroga sullo spazio architettonico sulla base di logiche di igiene e urgenza occupando ogni metro quadro libero all’interno del recinto dei cimiteri esistenti; tralasciando e dimenticando che lo spazio “vuoto” partecipa alla monumentalizzazione del camposanto con un impatto addirittura superiore a quello dei pieni.
Nelle piccole realtà paesane, sempre gravate da ristrettezze di bilancio, la scelta più frequente è il posizionamento di blocchi di loculi aggregati (comunemente denominate colombari). Tale azione è emergenziale e quindi quasi mai pianificata.

martino picchedda
©Cédric Dasesson

La non pianificazione crea scelte casuali, che alterano la percezione spaziale e creano proporzioni assimilabili a quelle presenti nelle strutture cittadine nelle quali il visitatore vaga tra stradine strette ed “edifici” alti che non rispecchiano l’animo e le abituali proporzioni dei piccoli centri sardi.

Il cimitero è il luogo della memoria dove riposano i nostri cari ed è per questo motivo che sia la sua progettazione sia l’organizzazione devono essere improntate al rispetto per la vita dei defunti cui si rende omaggio.
Seguendo questa logica, l'architetto Picchedda ha scelto di privilegiare la creazione di uno spazio al contempo monumentale e raccolto, scenografico e insieme intimista.
Tale risultato è stato raggiunto ubicando i colombari a ridosso delle murature per ottenere un area centrale deputata alle sepolture a terra (suddivise come dalle disposizioni di legge tra i defunti appartenenti alle religioni diverse da quella cattolica). Percettivamente tale area rappresenta un vuoto, un’area visivamente libera nella quale le essenze verdi provvederanno a ricreare l’ambiente naturale. In tal modo da ogni posizione si riuscirà a godere dell’intera struttura, raccolta e racchiusa dalla protezione della corte muraria.

©Cédric Dasesson

Il cimitero è ubicato a poca distanza da una trafficata strada provinciale, una fonte di inquinamento, soprattutto sonoro. Questo aspetto, reputato incoerente con il luogo stesso, è stato l’elemento generatore del disegno dell’ampliamento del cimitero: un luogo “protetto” dalla strada attraverso un setto murario, una barriera acustica che protegge dal rumore della vicina infrastruttura e che ne costituisce altresì l’ingresso principale (parallelo alla strada medesima): oltrepassandolo ci si immerge in un altro luogo, un’altra realtà.

Attraverso le aperture, cancellate e recinzioni poste lungo il perimetro sacro, si può traguardare il luogo a cui appartiene il cimitero stesso: il Paese (Pauli Arbarei), le giare di Gesturi e di Siddi, il rio Tradula.
Dopo aver oltrepassato l’ingresso ci si può immergere nel silenzio e nella pace che la commemorazione del ricordo richiede.
L’impianto architettonico è quello di una casa a corte: agli estremi le lunghe file di loculi che chiudono il recinto, al centro le aree dedite a diverse tumulazioni a terra.

©Cédric Dasesson

Il recinto quindi non è altro che il susseguirsi dei blocchi a C all’interno dei quali troveranno posto i loculi. Per la costruzione del recinto si è utilizzato un blocco architettonico splittato faccia a vista che amplifica l’effetto monumentale dello stesso. Sul muro - setto d’ingresso, intonacato e cromaticamente differente dai blocchi, si è intagliata una croce.

Scheda progetto
Località: Pauli Arbarei (Su)
Progetto: Martino Picchedda
Superficie: 1.100 mq
Completamento: 2018