In presenza del Ministro dei beni culturali Sandro Bondi e delle infrastrutture Altero Matteoli, del presidente della Fondazione MAXXI Pio Baldi e delle direttrici del museo Anna Mattirolo e Margherita Guccione, l'architetto Zaha Hadid ha avuto modo di raccontare la sua esperienza, legata all'Italia e a Roma in particolare. Alla città eterna sono legati alcuni ricordi, soprattutto quelli di quando il fratello lavorava qui e abitava sul monte Mario. Lei all'epoca studiava a Londra e veniva spesso a trovarlo. Diverse quindi furono le occasioni di studiare i monumenti e gli edifici della città. Quando è venuta poi a conoscenza di un bando di concorso per un museo a Roma, non credeva fosse vero. Hadid non ha avuto alcun problema con la burocrazia italiana, nonostante siano passati, lungo la gestazione di questo progetto, ben sei governi. Termina il suo discorso in conferenza stampa dicendo che terrà d'occhio il museo, seguendo le successive fasi di allestimento degli spazi interni, curiosa di osservare come la sua architettura interagirà con le opere esposte. Ci tiene a ribadire che la sua opera è un museo. Non vuole che lo si definisca "edificio".
Il MAXXI è un "field", un "campo", che s'insinua nella stratificazione della città, dialogando con le tracce delle numerose epoche passate e costituendo con la sua presenza una testimonianza del nostro secolo. In effetti la traccia si vede, eccome. Il sito si estende longitudinalmente nell'area del''ex caserma Montello.
Il complesso si presenta come un spazio urbano, aperto, permeabile al passaggio, sorretto all'ingresso da alte ed esili colonne che sostengono la grande “rampa di lancio” di cemento, ovvero il corpo principale del complesso. L'ingresso si adagia su un edificio preesistente della caserma: un grande spazio parallelepipedo che ospiterà i servizi di accoglienza. Entrando, veniamo avvolti da un grande volume che si estende a tutt'altezza e che subito svela i due livelli in cui si articolano gli spazi espositivi. Rampe di scale, flessuose e dipinte di nero, creano un forte segno nello spazio, contrastando con le pareti bianche. Cemento, acciaio e vetro in un unico concerto volto a creare effetti mirabolanti, al limite delle loro prestazioni tecniche. Gli spazi espositivi sono gallerie continue, ininterrotte lungo tutto il flusso longitudinale e lo spettatore viene come risucchiato in questo percorso che pone le opere sullo stesso piano di importanza, creando un'aperta comparazione di misure e contenuti. Una visione democratica dell'esposizione delle opere, illuminate da luce naturale (la copertura è costituita da una serie di lamelle regolabili in acciaio) e artificiale.
Questa passeggiata culmina in uno spazio con pavimento in salita e una parete di fondo vetrata e inclinata: un tuffo verso il cielo che ricorda il trampolino da salto sul monte Bergisel realizzato dall'architetto nel 2002.
Il museo inaugurerà nella primavera del 2010, con cinque mostre, tra cui una personale di Gino De Dominicis curata da Bonito Oliva e un'installazione multimediale di Studio Azzurro.
scheda progetto
Luogo: Roma
Committente: Ministero per i Beni e le Attività culturali; Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l'architettura e l'arte contemporanee
Progettista: Zaha Hadid e Patrik Schumacher
Progetto strutture: Anthony Hunt Associates, OK Design Group
Progetto acustico: Paul Gilleron Acoustic
Impresa di costruzione: Consorzio MAXXI 2006
Fotografo: Roland Halbe
Tempi progetto: 1998
Tempi di realizzazione: 2003-2007