La biblioteca Maya Somaiya è il risultato del delicato connubio tra storia e modernità, in cui l’uso innovativo di antiche tecniche costruttive materializza un’opera sostenibile destinata alla collettività. L’architettura della Biblioteca Maya Somaiya, completata in circa nove mesi, sorge nella cittadina rurale di Kopargaon, nello stato del Maharashtra, a circa 250 chilometri da Mumbai, e fa parte del complesso scolastico della Shri Sharda School. Progettata per rispondere alle esigenze di 1.800 studenti offre spazi dedicati alla lettura, allo studio e alla socializzazione. Secondo lo studio sP+a: “La ricerca della forma ispiratrice è stata governata dalle limitate risorse didattiche disponibili nella zona circostante e desidera attrarre studenti e residenti provenienti anche dagli insediamenti vicini”. Il programma, evidente nella relazione col contesto, si traduce in una superficie curva, fluida, estensione formale del suolo, che interrompe la monotonia preesistente colmando il vuoto posto tra gli edifici didattici e gli ambienti ludici oltre il confine della proprietà. La superficie materializzata da un guscio plasma la geometria della biblioteca.
Il risultato è uno spazio interno omogeneo, continuo, centro e filtro delle dinamiche sociali, capace di gestire “il prima e il dopo’’ delle attività quotidiane senza soluzione di continuità attraverso spazi ben definiti, ma mai delimitati. La biblioteca è il fulcro della routine quotidiana degli studenti, trasformandosi in un padiglione accessibile da più lati. Gli studenti possono interagire con i libri mentre attraversano la biblioteca o, addirittura, passando sopra di essa, integrando, così, lo spazio di lettura e studio con attività ludiche. La scelta stessa dello schema strutturale a guscio è frutto di questa volontà che, contrariamente al sistema trilitico non frammenta lo spazio con soglie e corpi verticali, ma genera un unico elemento continuo caratterizzato da singolarità locali. Il guscio raccorda l’ambiente costruito circostante, ed è stato progettato attraverso un sofisticato processo di ricerca di forma implementato digitalmente, che affida la resistenza dell’opera alla geometria stessa.
Le origini di questa metodologia progettuale nel lavoro di maestri passati quali ad esempio: Antoni Gaudí, Frei Otto, Heinz Isler o Sergio Musmeci, che hanno esplorato il potenziale di forme complesse, rivelando l’importanza della geometria nella resistenza strutturale e nella sostenibilità. Opere così progettate possono avere grandi luci e non richiedere l’utilizzo di materiali meccanicamente performanti, come acciaio o calcestruzzo armato.
Questa caratteristica è riscontrabile anche nel caso della biblioteca dello studio sP+a, il cui guscio, di spessore di circa 15 cm, ha luce di circa 7,6 m in larghezza e di 45,7 m in lunghezza ed è stato realizzato alternando tre strati di mattoni sottili (tavelle da circa 3 cm) con letti di malta. La ricchezza della forma viene compensata da una delicata distribuzione interna scandita dall’arredo e dai serramenti.
La biblioteca presenta sistemi di seduta diversificati: lungo i bordi, un’area di studio più intima con un sistema di sedute a pavimento, mentre al centro, vi sono tavoli e sedie per lo studio collaborativo. Le nicchie, determinate da strutture lignee autoportanti disposte a zig-zag, ospitano serramenti che presentano aperture studiate per favorire la ventilazione naturale e ridurre la necessità di raffreddamento artificiale. Ciò contribuisce alla sostenibilità complessiva dell’opera, rendendolo sia efficiente dal punto di vista energetico che rispettoso dell’ambiente. L’analogia con i lavori dei maestri del secondo dopo guerra non si limita a livello formale, ma è evidente anche nella scelta tecnica-costruttiva fondata sui principi di economia e sostenibilità.
“Durante la nostra prima visita al sito, - rivela l’architetto – è stato interessante osservare le strutture geodetiche realizzate da un ingegnere per alcuni degli edifici scolastici. Questo ci ha in qualche modo incoraggiati a portare avanti un progetto basato su un’intelligenza costruttiva. Abbiamo quindi esplorato diverse possibili configurazioni materiali, che andavano dalle cupole in cemento alle volte in mattoni, per costruire questo ‘paesaggio architettonico’. A questo punto eravamo affascinati dall’efficienza dei materiali usati nel sistema delle Bóveda tabicada ampiamente usata nel XVI secolo, dal suo utilizzo da parte di Gustavino all’inizio del XIX secolo e, infine, dallo straordinario lavoro di Eladio Dieste a metà del XX secolo”.
Infatti, la tecnica adottata per la realizzazione della biblioteca deriva dal sistema costruttivo storico spagnolo, che consentiva la costruzione di volte, cupole e gusci di geometria complessa senza l’uso di strutture temporanee per il sostegno. In modo analogo, l’opera è stata realizzata utilizzando una centinatura leggera, completamente riutilizzabile per altri edifici e che ha necessitato di una quantità di materiale minore rispetto alle comuni opere di sostegno. Questa soluzione, economicamente vantaggiosa, ha ridotto i costi, minimizzato gli sprechi e portato un accrescimento professionale alle maestranze locali.
I dettagli costruttivi della biblioteca presentano similitudini con i lavori di Eladio Dieste e dimostrano ancora una volta l’intelligenza e la padronanza tecnica dello studio sP+a. La gestione dell’attacco a terra del guscio ne è un esempio: la fondazione in calcestruzzo armato è nascosta dallo strato di muratura che, pur garantendo la continuità, perde valenza strutturale ma assolve il compito di allontanamento delle acque meteoriche. Certamente, il lavoro svolto per la progettazione e realizzazione della Biblioteca Maya Somaiya prosegue lo spirito di ricerca adottato dallo studio sP+a anche nei precedenti progetti, in cui approcci progettuali innovativi e tecniche costruttive sostenibili vengono reinterpretati nel rispetto delle esigenze locali.
Il paradigma del “regionale o locale” che tipicamente si manifesta all’interno di rigidi vincoli formali legati alla memoria della tecnica, dello stile e dei materiali, è rinnovato rispettando la necessità di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Anche la tecnologia costruttiva, ispirata alla tecnica delle Bóveda tabicada spagnole, sollecita una rivalutazione della dicotomia globale - locale, così come l’attenzione prestata ai dettagli costruttivi rielaborati dal lavoro di Eladio Dieste in Uruguay, o dell’approccio di ricerca di forma sviluppato in Svizzera. La biblioteca rappresenta una sintesi delle conoscenze acquisite in diverse aree geografiche e delle lezioni apprese nel corso della storia; tuttavia, è radicata in un contesto locale che ne evidenzia le peculiarità e stabilisce le esigenze di sostenibilità.



Scheda progetto:
Client: Somaiya Vidyavihar
Area: 12,000 m2
Built area: 535 m2
Design phase: May 2014 - November 2015
Construction phase: August 2017- May 2018
Design team: Vami Seth Koticha, Archita Banerjee, Manasi Punde, Aparna Dhareshwar
Structural engineering:
Foundation design: Sameer Sawant, Superstructure: Rhino Vault, Vivek Garg
Contractor: Unique Concrete: Rajesh Murkar, Milind Naik
Site supervision: Zubair Kachawa
Photos: Edmund Sumner