Meccanismi di filtrazione

Autore testo: Serena Groppo

Per rimuovere dall'aria le sostanze contaminanti si utilizzano i filtri. Le azioni che i filtri esercitano sulle particelle che formano le polveri sospese nelle correnti d'aria sono basate su meccanismi diversi per natura fisica. Tali meccanismi di filtrazione sono:

Meccanismo a setaccio
Possiamo immaginare la trama delle fibre che formano il filtro come un tessuto, un alternarsi di pieni e di vuoti con punti (detti luci) di passaggio più o meno regolari. Le particelle in sospensione nella corrente d'aria di dimensioni maggiori delle luci vuote vengono arrestate e si depositano sugli strati più alti del setto filtrante.

Meccanismo di cattura per effetto inerziale
La corrente d'aria devia in prossimità delle fibre del filtro. Le particelle sospese, per effetto della loro massa, non seguono traiettorie curvilinee, ma procedono diritte per effetto della loro inerzia, quindi vengono catturate dal filtro.

Meccanismo di cattura per intercettazione
Le particelle di massa minore tendono a seguire, con la loro traiettoria, la corrente d'aria. Quando una corrente d'aria attraversa un qualunque tipo di divisorio poroso il flusso si suddivide nelle luci libere del filtro. Le particelle trasportate passano così in prossimità delle fibre. Se la distanza tra le fibre è inferiore al diametro della particella di inquinante, la particella è catturata per un fenomeno d'attrazione elettrostatica.

Meccanismo di cattura per azione elettrostatica
Il flusso d'aria è spinto attraverso un campo elettrico che provoca la ionizzazione delle molecole, ossia l'assunzione di carica positiva da parte delle stesse.
La corrente d'aria viene quindi convogliata attraverso una sezione del filtro con un campo elettrico negativo creato da piastre sulle quali sono attratte e catturate le particelle caricate positivamente.

L'eccessiva impermeabilità dell'aria degli edifici ha fatto scomparire la ventilazione naturale e la qualità dell'aria interna è compromessa da un sempre maggiore numero e maggiori quantità di inquinanti.
La cattiva qualità dell'aria interna crea non pochi problemi anche in edifici totalmente condizionati e privi di ventilazione naturale; una cliamtizzazione squilibrata (aria troppo secca o troppo umida, ambienti surriscaldati o troppo raffreddati); inquinanti organici e chimici.
Gli stessi impianti di ventilazione si trasformano, se mal progettati o mal gestiti, in pericolose fonti di inquinamento quando i sistemi di umidificazione, i filtri e le canalizzazioni sono fonti di batteri e sporcizia.
Da tempo sono sperimentate le soluzioni di tipo passivo quali le intercapedini ventilate, usate anche in versione doppia pelle; si realizza un'intercapedine vetrata strutturale, avente spessore circa un metro, dove viene fatta circolare l'aria che, sia in regime estivo (asportazione del calore) che invernale (apporti di calore riducendo al ventilazione), sostituisce in pratica la classica protezione offerta dalle murature opache.
Con l'utilizzo della ventilazione naturale si ricorre alle griglie di aerazione che si possono classificare in passive ed attive:
- per griglie passive si intendono quelle non dotate di organi meccanici, nelle quali quindi la portata d'aria di ventilazione dipende dalla differenza di pressione esistente tra interno ed esterno;
- per griglie attive si intendono quelle dotate di ventolina, con le quali in definitiva la ventilazione è forzata.

Fonte testo
Bruno Zevi (a cura di), Il nuovo manuale dell'architetto, Mancuso Editore, Roma, 1996