Mechanical Workshop  

Località via Abetone Inferiore 4, Maranello, Modena, Italia
Cliente Ferrari S.p.A.
Progetto Maire Engineering - Marco Visconti
Collaboratori G. Conti con P.L. Bettini, F. Bodrito, V. Lazzeri, A. Lazzeri, G. Pairone e M.T. Ridolfi
Strutture G. Battezzati con M. Dogliotti
Impianti M. Gatti con D. Formica e D. Carrea
Capo progetto G. De martini con T. Bonisoli
Client direction F. Magagni, A. Castelli e E. Paroletti
Bioclimatica B. Camerana (University of Michigan), B. Carter con Ali Malkawi (ECD), J. Doggart, R. Preston - G. Festa
Realizzazione 1999-2002

L'edilizia industriale ha rappresentato, fin dal suo esordio, un interessante campo di sfida per gli architetti, divisi fra gli strenui difensori di un'architettura delle forme, poco inclini a provocare la rottura dei vecchi canoni estetici, e chi invece, anticipando le correnti del Movimento Moderno, guardava con interesse il manifestarsi dei nuovi valori fondati sulla funzionalità e sull'economicità di esecuzione delle opere. In particolare nell'industria automobilistica americana dei primi del Novecento, come gli stabilimenti della Packard Motor Car Company a Detroit o della Pierce Arrow a Buffalo, entrambi disegnati da Albert Kahn, si fissarono le regole della moderna edilizia industriale e si influenzarono le metodologie di un nuovo corso dell'architettura. Intorno agli anni '50 fu l'opera di un architetto scandinavo, naturalizzato americano, Eero Saarinen, a perfezionare la tipologia dell'edificio industriale, fino alla "disumanizzazione dei suoi spazi di lavoro", realizzando per la General Motors il Technical Center di Warren nel Michigan. In questa occasione egli disegnò, in collaborazione con il padre, un impianto lineare ridotto all'essenza funzionale ed all'esigenza di spazi aperti e luminosi, costruito sulla base della composizione modulare per facilitare e ridurre i tempi di esecuzione. In seguito l'architettura di Saarinen ripiegherà su motivi espressionistici e romantici mentre i suoi epigoni, tra cui l'americano Cesar Pelli, riprenderanno proprio la poetica minimalista che caratterizzò la prima fase della sua opera. Tra i maggiori e critici eredi di quella cultura, annoveriamo senz'altro la figura emblematica di Renzo Piano, il quale, oltre a condividere il linguaggio essenziale e sottomesso alle ragioni prevalenti della funzione e della tecnica dei suoi predecessori, si fa portavoce, con il suo vivo sperimentalismo tecnologico, di una svolta innovativa all'indirizzo del programma ecologico. Si tratta di un chiaro segno della mutazione dei tempi, determinata dalla scarsità delle risorse naturali, che ha sollecitato una politica dei consumi delle fonti alternative e rinnovabili.
Marco Visconti, autore del nuovo edificio per l'Officina Meccanica Ferrari a Maranello insieme alla Maire Engineering (ex Fiat Engineering), si inquadra all'interno di questa tradizione, di cui condivide l'idea di un'architettura pura e oggettiva, finalizzata alla soluzione di problemi pratici prima ancora che alla ricerca di facili etichette formali. Nel caso dell'esperienza Ferrari, che di recente ha visto la realizzazione di un altro progetto di Marco Visconti e cioè l'edificio della Verniciatura, sorto contemporaneamente al centro direzionale tecnico eseguito su disegno di Fuksas, gli obiettivi erano estremamente chiari e rientravano nel programma intitolato "Formula Uomo" con cui l'azienda persegue il riconoscimento di un nuovo certificato ambientale europeo, l'Emas. Dunque, l'abbattimento acustico, l'impiego di energie rinnovabili e non inquinanti, la raccolta differenziata e la creazione di aree di decompressione all'interno degli spazi di lavoro sono tra i principali indicatori del progetto eco-compatibile, puntualmente rispettati da Marco Visconti grazie al sapiente e maturo utilizzo delle tecniche bio-climatiche o ancora all'impiego di ardite invenzioni tecnologiche che, come nel caso dei due edifici di Maranello, sono serviti a contenere gli alti indici di rumorosità e di dispersione di materiale inquinante. Questa importante e, per certi versi, invasiva programmazione degli obiettivi si sposa con un'architettura semplice, sostanzialmente priva di picchi espressivi e purtuttavia comunicativa. A testimonianza di ciò basta considerare la presenza di elementi semantici che attingono direttamente al repertorio della tradizione minimalista: la serialità, il metodo compositivo per semplice addizione e sottrazione delle parti e la laconicità antiretorica del segno. Inoltre il risultato formale è un'evidente e quasi involontaria risultante dell'applicazione tecnologica. Così il fronte est si presenta aperto e luminoso, memore di un gusto quasi classico delle forme, con l'ordito lineare delle serre climatiche costituite da un'intelaiatura portante in acciaio zincato e da un doppio sistema di serramenti in alluminio con lastre in vetro temprato e xerigrafato per la circolazione controllata dell'aria; il fronte sud, in asse con la Galleria del Vento, progettata da Renzo Piano nel 1997, caratterizzato dal portale di ingresso e dal ponte di accesso dei visitatori, è risolto con l'inserimento di un frangisole continuo costituito da pale in alluminio forato; infine la copertura sfiora il linguaggio metaforico con la collocazione, in corrispondenza della galleria tecnica, di 12 camini cilindrici per la raccolta dei vapori emessi dai macchinari di produzione e recupero invernale del calore, che ricordano, nella forma, i potenti motori in linea a 12 cilindri della Ferrari.
L'apporto della bio-climatica è, come abbiamo visto, decisamente rilevante tanto che ogni parte dell'edificio è studiata in funzione di essa e degli obiettivi di massima vivibilità degli spazi interni. Il risultato è un sistema macchina complesso, messo in stretta relazione con il contesto energetico esterno mediante l'impiego, da una parte, dei sistemi passivi di protezione e recupero del calore, e dall'altra, degli strumenti di ottica, come i lucernari a camera traslucida, con i quali si ottengono effetti di illuminazione diffusa degli ambienti di lavoro. Oltre a ciò lo studio del verde e la presenza delle isole vegetali, all'interno del reparto di produzione, completa il quadro delle opere nate all'insegna di un rinnovato e promettente modello tipologico di edilizia industriale.

Testo di Filippo Nicotra
Estratto da Materia n. 45

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