Metodi di pulitura

Autore testo: Giuseppina Clausi

Per metodi di pulitura si intendono tutte quelle operazioni che sono volte all'eliminazione dalla superficie intonacata di formazioni dovute ad agenti esterni o dei prodotti di degrado, nonchè quelle operazioni necessarie all' eliminazione di un precedente strato di intonaco troppo degradato.
In genere la pulitura corrisponde al primo livello di intervento sul manufatto da recuperare, ci sono però casi in cui può essere preceduta da altre operazioni; ad esempio in presenza di superfici affrescate o con graffiti che presentino un degrado avanzato, anche la pulitura meno distruttiva può causare il distacco di scaglie e frammmenti di valore artistico, si rende quindi necessario un preconsolidamento che fissi questi frammenti per permettere poi la successiva pulitura.
Su manufatti che invece non presentano un particolare valore artistico o storico bisogna fare comunque una distinzione fra gli interventi in cui si prevede di mantenere l'intonaco esistente, e gli interventi incui si decida di rimuovere completamente l'intonaco ammalorato, o le parti residue.
Nel primo caso si procederà all'eliminazione di eventuali formazioni, depositi, croste, efflorescenze, ecc., nel secondo caso lo scopo della pulitura sarà quello di preparare un supporto idoneo alla realizzazione del nuovo intonaco.
 
Rimozione meccanica
La rimozione meccanica si rende necessaria in presenza di formazioni localizzate dovute a depositi ed accumoli di materiali esterni o a prodotti di degrado.
Il tipo di strumento da utilizzare sarà scelto in base alla natura ed alla consistenza del materiale da rimuovere, nonchè alle condizioni dell'intonaco su cui si va ad operare.
Non andranno comunque impiegati utensili che provochino azioni di sfregamento come spazzole o strumenti metallici, fatta eccezione per quei casi in cui si debba asportare completamente l'intonaco o parti di esso.
Quando si tratti di depositi superficiali incoerenti (depositi di sostanze estranee o di prodotti di degrado, non cementati; polveri di varia natura e provenienza; efflorescenze saline;residui di deiezioni animali), vengono usati pennelli o spazzole morbidi in setola o nylon. Per depositi in fase di cementazione si possono usare in una prima fase tappi in legno di balsa con applicati fogli di carta abrasiva, la cui granulometria non superi i 600 mesh, oppure detti depositi possono essere ammorbiditi con acqua nebulizzata.
Nei casi in cui la superficie presenti un buono stato di conservazione si possono usare, a bassa velocità, spazzole rotanti in nylon. Sono anche ammesse frizioni con spugne in lattice di gomma, con conseguente asportazione finale dei residui con pennelli morbidi.
Nel caso di depositi superficiali coerenti (incrostazioni, concrezioni), che hanno quindi una maggiore consistenza, si adoperano metodi meccanici più efficaci come bisturi, microsabbiature, microfrese.
 
Getti d'acqua
I metodi di pulitura che prevedono l'utilizzo dell'acqua devono sempre essere preceduti da attente analisi sulla natura dell'intonaco, per essere certi che non si possano verificare danni collaterali; bisogna anche rispettare alcuni accorgimenti riguardo alle situazioni ambientali al momento dell'intervento e accertarsi che non esistano soluzioni di continuità sulla superficie, in caso contrario si dovranno prima realizzare le eventuali stuccature.
In genere questi metodi vengono adoperati per il trattamento di zone molto estese e, al limite, coadiuvati da altri metodi per trattamenti localizzati.
L'idropulitura a bassa pressione deve essere realizzata con getti che non superino le 3 atm., eventualmente all'acqua possono essere aggiunte piccole quantità di detergente, oppure può essere seguta da getti di vapore saturo.
La pulitura con acqua nebulizzata è impiegata su superfici ricoperte da materiale polverulento. Viene realizzata con l'ausilio di particolari apparecchiature dotate di ugelli che permettano di trasformare l'acqua in una nebbia di goccioline infinitesime. Il getto deve avere una pressione che non superi comunque le 3 atm., deve essere sempre effettuato dall'alto verso il basso e non deve mai colpire la superficie direttamente, ma per ricaduta.
 
Impacchi
Gli impacchi vengono utilizzati generalmente per ammorbidire depositi compatti e renderli più facilmente asportabili, presentano infatti il vantaggio di permettere un tempo di contatto abbastanza lungo fra la superficie da pulire e il solvente.
Vengono adoperati alcuni materiali solidi con comportamento assorbente (ovatta di cotone, garze, carta giapponese, argille assorbenti), imbevuti con acqua e/o altri solventi. Ad esempio per l'estrazione di sali solubili si adopera acqua deionizzata, mentre per eliminare residui grassi o cerosi si usano adeguati solventi organici.
Questo tipo d'intervento è consentito anche nei casi di superfici preconsolidate.
 
Idrosabbiature o sabbiature
I getti di sostanze abrasive vengono realizzati con particolari macchinari che mescolano tali sostanze con l'acqua o, più spesso,con aria compressa.
Gli usi di questo metodo sono diversi perchè variando la dimensione degli ugelli, la granulometria e la forma delle sostanze abrasive e l'intensità del getto si possono ottenere risultati molto diversi.
Si parla quindi di microsabbiature nei casi in cui la grandezza degli ugelli e la granulometria dell'abrasivo sono molto ridotti, e vengono impiegate per lavori di precisione su zone limitate interessate da depositi coerenti.
Si parla invece di sabbiature vere e proprie quando si utilizzano ugelli più grandi e le zone da trattare sono più estese;in questi casi variando l'intensità del getto, il tipo e la granulometria delle sdostanze abrasive, si può partire dalla semplice pulitura dell'intonaco fino ad arrivare alla sua completa rimozione.

Fonte testo:
R. Codello, Gli intonaci - Conoscenza e conservazione, Alinea Editrice s.r,l.,Firenze, 1996.
G. Rocchi, Istituzioni di restauro dei beni architettonici e ambientali, Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1990.
C. Macchia, F. Ravetta, Intonaci, requisiti, progettazione, applicazione, Maggioli Editore, Rimini, 1997.
G. W. Palestra, Intonaco: una superficie di sacrificio, Etas Libri, Milano, 1995.