Moderna Museet  

Progettista: José Rafael Moneo Vallés
Committente: Statens Fastighetsverk
Destinazione d'uso: museo

Attorno al fiordo di Lilla Vårten, nel cuore della città, si raggruppano i maggiori musei di Stoccolma: il Nordiskamuseet e il Museo nazionale, i musei del Kungliga Slottet, il parco-museo di Skansen, il recente museo della nave Vasa e, più defilati, il Tekniska Museet e il Museo etnografico.
Una vera e propria "corona museale" che  circonda l'isola di Skeppsholmen, che di questo centro acqueo della capitale svedese rappresenta il nucleo solido ed emergente, e che è anch'essa sede del Museo di fotografia e del Museo asiatico orientale oltre che, dagli anni Sessanta, delle sedi provvisorie dei musei
di arte moderna e di architettura.
Per dare sistemazione definitiva e unitaria a questi ultimi due si è tenuto nel 1990-91 un concorso internazionale sull'area dei settecenteschi edifici della marina militare che ancora occupano l'isola dopo la loro dismissione negli anni Cinquanta (uno dei quali, il Tyghuset, è già sede dell'Östasiatiskamuseet).
Il progetto di Moneo, vincitore del concorso, incorpora nel suo disegno due degli edifici preesistenti, l'Exercisskolan (palestra) con le sue due ampie navate basilicali, mentre si attesta in parallelo al lungo corpo delle antiche scuderie (Tyghuset) assumendone la forza del segno insediativo come principale elemento generatore del nuovo intervento. Posto lungo il declivio naturale della bassa collina che forma l'isola, il museo, più che un'architettura unitariamente riconoscibile appare come un "profilo" che modella il sito accordandosi alle emergenze architettoniche esistenti: da un lato l'orizzontalità dei vecchi edifici, che viene confermata nell'estensione dell'impianto museale, dall'altro l'emergenza della cupola e del lanternino della chiesa neoclassica della guarnigione, volume che, semplificato e geometrizzato, viene reiterato nelle coperture piramidali con le relative prese di luce delle sale espositive.
Un'"architettura discontinua" (come è stata definita dallo stesso Moneo) che risponde al carattere consolidato di Skeppsholmen, a cui si assimila, ambientandosi con naturalezza e senza accenti monumentalistici: non a caso il complesso è percepibile come fatto unitario solo dall'alto o da alcuni punti al di là della baia. Le discontinuità fra vecchia e nuova architettura è più che altro dichiarata attraverso i colori degli intonaci (rosso mattone per il nuovo e giallo ocra per le preesistenze). Fa eccezione la piccola ala aggiunta verso sud - e che si collega a una casa sulla Svenskundsvägen che entra a far parte del complesso - la quale con le sue forme e il bianco delle pareti rappresenta invece un esplicito omaggio alla tradizione del modernismo svedese.
Al museo si accede attraverso le basse mura dell'Arrestbyggnaden che si aprono in corrispondenza di una semplice pensilina che immette nell'ampio atrio e distribuisce con chiarezza tutte le varie parti dell'edificio dando immediatamente accesso agli spazi comuni del settore informazioni, della libreria, del guardaroba, del ristorante affacciato sulla baia con la sua terrazza vetrata a sbalzo.
Dall'atrio si accede, sulla destra, direttamente alle sale del museo di architettura con i relativi annessi (sala conferenze, uffici e caffè con giardino), mentre a sinistra si diparte il lungo corridoio  vetrato che porta alle sale espositive del Museo di arte moderna e che fiancheggia l'edificio del Tyghuset, definendo una corte allungata che per forma e proporzioni planimetriche ricorda quella degli Uffizi fiorentini.
Al di sotto del piano principale altri due piani, ricavati nel fianco della collina, contengono funzioni per le quali è meno necessaria una illuminazione naturale, come la fototeca, gli archivi, l'auditorio; al livello più basso, alla quota della spianata del lo Slupskjusvägen e dunque accessibili direttamente dai mezzi di servizio, si trovano gli uffici, i laboratori e i magazzini.
Le sale delle esposizioni permanenti, quadrate o rettangolari, di diverse dimensioni e altezze, sono raggruppate in tre blocchi; un quarto blocco contiene la grande sala per esposizioni temporanee, coperta da una struttura modulare di trenta piccoli lucernari a piramide inclinata, memore, nella robusta tettonica del soffitto, delle sale dello Yale Art Center di Louis I. Kahn.
Va notato il diverso trattamento degli spazi pubblici di servizio e ristoro, aperti all'esterno con ampie vetrate che permettono la visione della città e del mare, rispetto a quelli espositivi, completamente chiusi e illuminati dall'alto: una scelta questa che Moneo ha voluto imporre proprio per affermare il carattere di spazi introspettivi di studio e meditazione delle sale delle esposizioni, contrapposto al carattere più  animato e comunicativo degli altri spazi comuni.
In questo senso gli interni delle sale, conformati secondo un'unico "modello" che rimanda esplicitamente a precedenti consolidati, quali la Dulwich Gallery di John Soane, o ai più recenti Museum of Contemporary Art di Los Angeles, di Arata Isozaki, e Sainsbury Wing della National Gallery di Londra, di Venturi e Scott Brown, nel loro diverso "espandersi" e "contrarsi", seguendo il variare del modulo base, permettono una differenziazione delle modalità espositive che vogliono venire incontro alle molteplici esigenze dell'arte moderna e contemporanea.

Estratto da: MUSEI - architettura 1990-2000

									pianta generale sezione longitudinale
sezione trasversale