itinerario d'architettura – Appunti di un viaggio nella realtà e nell'architettura del SudAmerica, sospesi tra storia e futuro.

Da Buenos Aires in nave si attraversa il Mar del Plata e si giunge a Colonia, Uruguay. Colonia prende il nome dall'essere stata la prima colonia in Uruguay, porto di arrivo e di smistamento per merci e persone. Lo stato di conservazione della cittadina ne fanno un interessante tappa, con la possibilità di osservare le costruzioni dell'epoca coloniale e un'orizzonte fluviale dai colori incredibili.

Da Colonia a Montevidèo in autobus, in Uruguay non esiste la ferrovia, sono tre ore piene. Montevidèo presenta una skyline piatta, con l'unica eccezione della torre delle comunicazioni (C.Ott 2003) che si staglia come una lama di coltello puntata verso il cielo. 160 mteri di acciaio, vetro e cemento che ospitano vari spazi pubblici e gli uffici della Antel. La salita alla torre offre una visuale unica della città, che permette di cogliere immediatamente la natura e le condizioni della capitale. La città si sviluppa sul mare ma il degrado , il disordine e l'individualismo delle soluzioni urbnistiche adottate rendono lo scenario brutto. L'atmosfera di urgente attivismo di San Paolo e Buenos Aires è solo un ricordo, e prevale la senzazione di immobilità . I migliori esempi di architettura moderna, ormai presentano un stato di degrado non accetabile da parte di un'europeo. Il Panamericano (S. Bouret 1958), il più imponente edificio della città che caratterizza il lungomare dei Pocitos, con le sue schermature solari in facciata, rappresenta l'emblema del disordine. Ogni piano, presenta soluzioni diverse: ora frangisole, ora rulli, ora nulla. Come il Pilar (L.Garcia 1957) una costruzione che occupa un lotto triangolare e si sviluppa in altezza per 10 piani sospesi su un solo pilastro (pilar appunto). La facciata trasparente, con immancabili condizionatori appesi, originariamente aveva dei rulli esterni ormai distrutti dal vento marino. Stessa sorte per El Mastìl (G. Vasquez Barriere e R.Ruano 1930) che conserva solo il ricordo dello stile Art Decò e marinaro voluto dai suoi ideatori. Il contesto urbano lo ha inglobato tra edifici successivi ed anonimi,  togliendogli il respiro e lo stacco necessari ad apprezzarne lo stile e i dettagli. La Plaza de la Independencia è il cuore della città, raccoglie al suo intorno edifici realizzati in stili ed epoche differenti con il piano strada a portico  che circonda la piazza. Due edifici spiccano per ragioni diverse, Palacio Salvo (M.Palanti 1923) uno tra i primi grattacieli costruiti in America Latina con la sua forma barocca e il Ciudadela (R. Sichero 1958), l'edificio icona di Montevideo. Sede del Foro uruguagio, con un corpo di fabbrica alto 90 mt perfettamente rettangolare innestato su una base sopraelevata da colonne, presenta una facciata continua ormai butterata dai condizionatori.

A latere il nuovo palazzo del Governo che occulta la sagoma del teatro Solis. Anche in un contesto così disordinato, vi possono essere eccezioni. Il centro commerciale Montevideo Shopping Centre, a Pocitos, (G.Platero, L.Rey, Cohe 1985) è un bellissimo esempio di architettura in laterizio, alla cui realizzazione a dato un fondamentale contributo l'ing. E.Dieste, che ne ha disegnato e calcolato le pareti e le volte curve in mattoni. Il materiale scelto, per la facciata, ha contribuito a preservare nel tempo l'aspetto originale.Le curve e le sinousità dei volumi ricordano le architetture di Mendelssohn.
Alla fine del viaggio, la cerimonia Archiprix  International, con lectures di Ruy Ohtake, Biarke Ingels e Marcelo Ferraz, svoltasi al Teatro Solis(1850 c.a) di Montevideo ha concluso un programma intenso e ricco di emozioni che difficilmente saranno dimenticate.