Moschea e Centro Culturale Islamico  
Progetto: Prof. Arch. Paolo Portoghesi (Roma), Dott. Ing. Vittorio Gigliotti (Roma), Arch. Sami Mousawi (Iraq)
Collaboratori: Arch. M. Alemanni, Arch. M. Bernabò, Arch. P. Brega, Arch. A. Durbé, Arch. M. Sidawi, Arch. G. Palma, Arch. A. Pancho, Arch. D. Saccares, Arch. S. Tuzi
Consulenti: Ing. G. Parolini, impianti; Ingg. A. Spirito, G. Guj, calcoli statici della struttura; Ing. G. Grassi, prevenzione incendi; Ing. T. Laurenzi, rimboschimento area; Geom. M. Cannelli, responsible tecnico del progetto per le opere in pietra; Geom. Cammeo, collaboratore opere in pietra
Decorazioni: Società cooperativa artigianale di mosaico di Casablanca
Committente: Centro Islamico Culturale d'Italia (committenza privata)
Datazione progetto:1975-1991
Realizzazione: 1984 - 1991
Fasi significative di realizzazione:
1975-1984: fase progettuale
1984: posa della prima pietra
1985-1989: I lavori di costruzione vengono ripetutamente interrotti
1990-1991: completamento dell'opera
Destinazione d'uso: Centro Islamico Culturale d'Italia con relativa Moschea, complesso polifunzionale che comprende inoltre una sala conferenze e una biblioteca oltre a svariati spazi di servizio
Materiali: Cemento armato della parte strutturale
Cortina muraria: mattone fatto a mano di listello di misura 24x3.2x4.8 colore giallo paglierino fatto ad impasto molle all'antica maniera;
Finiture: travertino di Società del Travertino Romano spa, il rivestimento del minareto ha necessitato un tipo di ancoraggio e posa con sistema ventilato; gli steli che sostengono le balconate sono realizzate direttamente a massello rinforzato con elementi di acciaio Inox;
Struttura a gradoni del soffitto delle balconate: travertino a massello;
Pavimenti a disegno della moschea, della biblioteca, e degli atrii: Travertino Bianco, il Classico, il Sovrano e il Noce.

Descrizione del luogo. Il complesso sorge in località Monte Antenne, ai piedi di un dolce pendio collinare nel punto in cui l'Aniene si versa nel Tevere. L'area è stata donata dal Comune capitolino nel 1974. Il contesto naturale è quindi fortemente caratterizzato dalla presenza della vegetazione, dei campi e della linea ferroviaria che lambisce il lotto d'intervento. Questa collocazione naturale, seppure vicina alla città, ha dato modo al progettista di esaltare lo stretto rapporto d'interazione tra natura architettura, un tema che Portoghesi ha fortemente voluto, proposto, e puntualmente teorizzato nel corso della sua opera.
Descrizione dell'aspetto esterno. L'aspetto esterno del Centro Culturale Islamico nasce dalla capacità di risolvere quelli che si presentavano come I due problemi prioritari per la progettazione del complesso, ovvero il rapporto con il territorio, l'edificio s'inserisce nella campagna romana, e la tematica ideologica della fusione tra cultura italiana cultura islamica. La soluzione scelta dai progettisti vede perciò la creazione di corrispondenze volumetriche e lineari fra paesaggio e struttura architettonica. L'immagine dell'edificio, a prima vista inedita per il panorama romano, è mediata dalle gradonature delle cupole che richiamano inevitabilmente la tradizionale barocca romana.
Il complesso si manifesta come una successione asimmetrica di volumi architettonici, caratterizzata dall'alternanza di ritmi differenziati e di corpi diseguali. Il progetto si snoda attorno allo spazio principale della preghiera ma, coerentemente con il modello autentico della moschea, mette in risalto la nicchia (Mihrab) ponendola al centro della facciata principale. La Mihrab, con la sua corsa verticale scanalata, tiene fortemente legate le due volumetrie laterali perfettamente simmetriche caratterizzate, a loro volta, dalla scansione ritmica delle finestre rettangolari e dalle lesene di cemento bianco che corrono lungo la geometria dell'edificio e che contrastano con il colore paglierino del laterizio dell'intera superficie. Il complesso sistema delle cupole conferisce dinamicità alla veduta frontale dell'edificio, accentuata dalla verticalità del minareto.
Descrizione degli interni. La spazialità interna della moschea, segnata dalle nervature e dai raccordi tra I pilastri e le cupole è senz'altro l'elemento più significativo dell'intero edificio. L'intreccio delle nervature e la luce che filtra tra di esse creano una spazialità intrisa di spiritualità coinvolgendo il fruitore in una serie di sensazioni di grande suggestione. La struttura portante della grande sala di preghiera rappresenta il fulcro del linguaggio con cui Portoghesi sviluppa il tema compositivo. L'effetto smaterializzante della luce è reso possibile da questa struttura in cemento armato pressoinflesso che appare leggera e sinuosa. I pilastri polistili, che abbandonano il modello fusto-capitello e si accoppiano a sezione quadrata a riproporre il gesto delle mani in preghiera, risultando snelli e permeabili alla luce.
L'articolazione dei corpi di fabbrica genera, pur nella semplicità dell'impianto, una notevole ricchezza di situazioni e di prospettive percorrendo gli spazi dall'esterno verso il centro dell'organismo.
In tutto il complesso, la scelta dei materiali, il loro accostamento e la loro sovrapposizione ripropongono e affermano la volontà di dialogo tra due culture rendendo familiare lo spazio ai differenti osservatori.
Descrizione dello schema planimetrico. L'impianto, basato sul modello della moschea classica, nasce dalla volontà di sposare due forme simboliche, il quadrato (la pianta) ed il cerchio (la cupola), intrecciandole e sovrapponendole fino a renderle percettivamente equivalenti. La sala di preghiera è spazialmente ripartita in cellule, ciascuna delle quali è coperta da una cupola minore (sistema modulare) in stretto rapporto con la cupola maggiore (sistema centrale). Si innesca così, un susseguirsi di collegamenti tra centralità e periferia, molteplicità e unità, semplificata dal sistema delle campate.
I servizi sociali e la biblioteca sono contenuti nelle due ali simmetriche adiacenti al lato d'ingresso della moschea. Queste due ali sono a loro volta formate da due corpi paralleli che racchiudono un largo percorso scoperto che interseca ortogonalmente lo spazio in asse con l'ingresso alla sala di preghiera. Tale spazio funge da luogo di raccolta e di preparazione dei fedeli e da esso si può accedere alle coperture delle due coppie di ali coronate da un porticato.
Descrizione del sistema e dei materiali costruttivi. Per quanto riguarda il sistema costruttivo sono stati utilizzate le seguenti tecnologie:
impiego del calcestruzzo bianco per I pilastri della sala di preghiera, per le strutture dei matronei e per I pilastri esterni;
impiego del calcestruzzo leggero strutturale per la cupola centrale;
impiego del calcestruzzo rinforzato con fibra di vetro [Gfrc] per i casseri a perdere funzionale degli impalcati dei matronei e dei pulvini di innesto tra cupole e pilastro.
Sotto il profilo dei procedimenti costruttivi è da sottolineare l'impiego di tecniche industrializzate, dalla prefabbricazione dei pilastri della sala di preghiera e dei matronei all'industrializzazione dei getti (casseri meccanizzati per la realizzazione dei sottarchi delle cupole). Il ricorso al procedimento costruttivo industrializzato è stato dettato sia dalle complessità morfologiche dell'organismo sia dalla natura dei materiali impiegati. All'uso di un procedimento costruttivo innovativo e industrializzato si affianca il recupero di tecniche costruttive tradizionali come la 'cortina alla romana' con mattoni fatti a mano per il tamponamento dell'edificio; l'encausto a finitura delle superfici interne delle cupole; il rivestimento della copertura con lastre di piombo.
I principali materiali utilizzati, oltre al cemento armato della parte strutturale già citata, sono:
per la cortina muraria: mattone fatto a mano di San Marco Laterizi S.r.l, listello di misura 24x3.2x4.8 colore giallo paglierino fatto ad impasto molle all'antica maniera;
per le finiture: travertino di Società del Travertino Romano spa, il rivestimento del minareto ha necessitato un tipo di ancoraggio e posa con sistema ventilato; gli steli che sostengono le balconate sono realizzate direttamente a massello rinforzato con elementi di acciaio Inox; la struttura a gradoni del soffitto delle balconate è stata realizzata in travertino a massello; I vari pavimenti a disegno della moschea, della biblioteca, e degli atrii sono stati realizzati con il Travertino Bianco, il Classico, il Sovrano e io Noce.
Descrizione del programma funzionale. Il complesso edilizio prevede al suo interno la sala principale per la preghiera, una biblioteca, vari spazi dedicati al funzionamento del centro culturale, spazi per l'ubicazione del centro sociale.

'Nella moschea, l'ascolto del luogo avviene in direzioni diverse:
come ascolto del luogo fisico (un lotto definito geometricamente ai piedi di due colline ai margini dell'area golenale del Tevere); del luogo antropologico: la città di Roma, e di un sistema di luoghi. Il. tema architettonico definiva infatti come necessaria la connessione tra il luogo fisico e una pluralità di luoghi sparsi sul nostro pianeta: il sistema delle moschee ' tenuto insieme da una legge ferrea che vuole tutti gli edifici destinati al culto islamico orientati verso un punto della terra. Una fotografia ripresa da un satellite collocato sull'asse verticale della 'Ka-ba' consentirebbe di vedere questo sistema di elementi iso-orientati che apparirebbero dall'alto come i grani di limatura di ferro attirati dal polo di una calamita.
Il problema che si poneva era quindi costruire uno di questi 'grani di limatura', influenzato dal campo formato dal polo remoto ma fortissimo della Ka-ba e da altri campi magnetici via via più vicini, l'occidente, la città, l'intorno naturale, la collina, il fiume, la linea ferroviaria che lambisce il lotto, le strade che conducono e condurranno a questo edificio che ho desiderato, influenzato, anzi plasmato dalla interferenza dei campi, e rispetto al quale il mio sogno di architetto era di esercitare un ruolo di pronubo, di catalizzatore: come quello di certi insetti che portano il polline da fiore a fiore, consentendo, a piante diverse e lontane fra loro, di dare un unico frutto. Giungere, nell'esplorazione storica di due civiltà architettoniche fino ad identificare dove esse si toccano; o perché partecipano di radici comuni o perché in passato innesti sono stati possibili tra le due specie:
questo è l'antefatto di un progetto che si è sviluppato per gradi 'alla ricerca dei contatti perduti' per costruire un dialogo tra civiltà in cui le parole sono materiali da costruzione, elementi stilistici e problemi compositivi.'
[Paolo Portoghesi, 1992, p. 86]

'Dopo una lunga gestazione e difficoltà di vario genere, con la costruzione del contrastato minareto, il Centro islamico di Monte Antenne e la sua Moschea possono dirsi del tutto ultimati. Paolo Portoghesi, massimo artefice del progetto [con Vittorio Gigliotti e Sami Mousawi], può andare giustamente fiero di questa sua realizzazione che, mentre segna il coronamento di una lunga sperimentazione su alcuni temi teorici e progettuali a lui cari, nello stesso tempo esplora i margini espressivi, mai indagati, dell'inevitabile connubio sul suolo di Roma tra la tradizione culturale e artistica italiana nelle sue massime espressioni architettoniche e la non meno illustre storia della grande diffusione geografica dell'architettura musulmana dal suo centro di irradiazione. Ma gli aspetti della questione non sono unicamente relativi alle forme architettoniche perché a queste - per la tradizione islamica che è e deve essere il principale referente- sono sottesi fondamentali valori spirituali: teologici, religiosi, di costume. Valori che non sono identicamente captati in un autentico ambiente socio-culturale arabo e in uno diverso, come non sono identici i caratteri dell'architettura musulmana nelle varie aree, dalla Spagna all'India, con le quali si è confrontata dall'VIII secolo al periodo ottomano. Ancor più potrebbe dirsi per le forme architettoniche - e per il tipo di religiosità a esse sotteso- prodotte dal cristianesimo attraverso oltre dieci secoli di evoluzione stilistica. Se ne può dedurre che, in linea storica, le fonti cui Portoghesi poteva attingere erano molteplici, ma quelle significative tutte da noi lontane quasi due secoli per entrambe le tradizioni, se si vogliono escludere, da una parte, le imitazioni eclettiche posteriori sempre più scialbe e, dall'altra, l'apporto innovatore dato dalla cultura laica del moderno all'architettura chiesastica che, nel caso del mondo islamico, è pressoché nullo.'
[Dall'Olio, 1993, pp.9-10]

Bibliografia
- Giancarlo Priori (a cura di), Paolo Portoghesi, Zanichelli, Bologna, 1985
- Didier Laroque, Une visite à Portoghesi, in L'Architecture d'Aujourd'hui, n. 271, 1990
- Franco Purini, Moschea e centro culturale islamico a Roma, in Domus, n. 720, 1990
- Paolo Portoghesi, Moschea, Centro Culturale islamico, in Mario Pisani, Paolo Portoghesi, Electa, Milano, 1992, pp. 86-97
- Giulio Carlo Argan, Il punto... su Paolo Portoghesi, Gangemi, Roma, 1993
- Nella Moschea di Roma, in L'Arca, n.70, 1993
- Claudio Dall'Olio, Il Centro islamico di Monte Antenne, in Natura & architettura: la moschea di Roma (con Vittorio Gigliotti & Sami Mousawi) e altre opere recenti di Paolo Portoghesi, Catalogo della Mostra a Palazzo Ruspoli 6-28 maggio 1993 ' Roma, Fabbri, Milano, 1993, pp. 9-13
- Cristina di Stefano, Donatella Scatena (a cura di), Paolo Portoghesi architetto, Diagonale, Roma, 1999

Sezione longitudinale verso la Moschea Prospetto Ovest Prospetto Sud Schema di distribuzione della struttura in pilastri polistili della copertura della Moschea Planimetria generale del Centro Culturale islamico
Particolare dei pilastri polistili di sostegno della copertura della Moschea Veduta dell'interno della Moschea Interno della Moschea, veduta dal basso della cupola di copertura Veduta dell'esterno della Moschea Veduta della corte interna del Centro Culturale islamico