Museo del Casalingo-Forum  

Progetto: Atelier Mendini (Alessandro Mendini e Francesco Mendini)
Collaboratori: Andrea Balzari, Giovanni Bertolini, Raoul Cilento, Bruno Gregori, Jacopo Ninni
Località: Omegna, Verbania
Committente: Fondazione Museo Arti e Industria di Omega, Alessi, Bialetti, (Agostino, Piazza), Comune di Omega
Datazione progettazione: 1996
Datazione ultimazione dei lavori: 1998
Superficie lorda totale coperta: mq. 1 .600
Progetto strutturale: Pier Achille Barzagni
Progetto impianti tecnici: P. Cottini
Impresa costruttrice: Rizzani De Eccher spa
Arredi: Castelli, Kartelm Willkam
Segnaletica: C. Crespi
Budget: £. 6.500.000.000
 
Sui ruderi di una vecchia ferriera, localizzata lungo il fiume al centro di una valle stretta e profonda, Mendini "inventa", secondo le inclinazioni del proprio operare, un restauro filologico che tuttavia stravolge l'immagine del manufatto originario. Non vi sono modifiche sostanziali imposte all'impianto preesistente, non vi è una alterazione o una trasformazione concreta o invasiva della struttura architettonica, non vi è da segnalare nessun programma edilizio di particolare entità, né dal punto di vista delle demolizioni, né dal lato di eventuali possibili nuove edificazioni, eppure l'edificio appare come un oggetto tutto nuovo, un meteorite incandescente che illumina di nuova luce l'intera vallata. Già perché per gli abitanti della zona il nuovo Forum di Omegna è il "museo giallo", una sorta di enorme oggetto color taxi in transito da quelle parti con lo scopo di veicolare la cultura industriale di un monoprodotto, il Casalingo, che costituisce l'identità economica ma anche culturale del luogo. Il Forum è allora una gemma, un fiore all'occhiello, la vetrina dove sono esposti, in modo permanente gli oggetti storici e attuali prodotti in queste zone, i mezzi di lavoro, gli stampi, i prototipi, i documenti, i disegni, raccolti grazie alla partecipazione al programma realizzativo ed espositivo delle più importanti aziende del luogo come Alessi, Bialetti, Lagostina, Piazza. Conseguentemente la scelta del progettista o meglio dei progettisti, I'Atelier Mendini, appare come la naturale trasposizione nel progetto dei contenuti che la "Fondazione Museo Arti e Industria di Omegna" cerca di comunicare all'esterno. E Mendini, art director di Alessi ed autore del recente ampliamento (vedi Area n° 24) dello stesso impianto industriale, intelligentemente interpreta le richieste dei committenti utilizzando con parsimonia i fondi CEE a disposizione, elaborando un complesso linguaggio che partendo dalla tradizione e dall'esistente, si emancipa attraverso l'uso di uno strumento che gli è proprio: l'apparato decorativo. Non è la tipologia, la sapienza costruttiva, o l'uso dei materiali a caratterizzare l'intervento, (strumenti "classici" della progettazione) ma la capacità di Mendini designer a indirizzare questo singolare intervento di restauro fuori dagli schemi consolidati della disciplina attraverso l'appariscente uso del colore che è inteso come vero e proprio protagonista della scena costruita.
Gli interventi pittorici appaiono in effetti in grado di esprimere una utopia visiva capace di portare nuova energia all'interno di una vallata "grigia e poco illuminata dal sole". Mentre l'architettura appare immobile, immodificata nella sua anima industriale che perde qualsiasi riferimento "archeologico", la sua immagine si mette in movimento come all'interno di un caleidoscopio, di una macchina scenica che rende effimero ciò che viceversa è concreto, vibratile ciò che si è consolidato, ironico ciò che si è seriamente recuperato. Il complesso è caratterizzato da due lunghi edifici disposti parallelamente collegati da una grande volta sotto la quale è stato ricavato al di sopra di un impalcato metallico a ponte, un auditorium per circa 150 persone, raggiungibile attraverso una scala e una torre ascensore che costituiscono evidenti aggiunte necessarie per adeguare l'edificio alle nuove destinazioni. Nei corpi originari trovano posto il museo vero e proprio, laboratori, depositi, oltre ad un bar-ristorante, un negozio al piano terra ed una palestra. Lo spazio circostante l'edificio che si smaterializza in una serie di portici ottenuti recuperando la vecchia struttura in travi e pilastri dell'ex-ferriera Cobianchi, realizza un sistema di piazze poste in sequenza che si concludono in una scalinata addobbata con simboli e oggetti mendiniani, un portale a scacchi gialli e neri sormontati da un cono che fa da contraltare alla faccina posta sulla sommità dello gronde volta ripresa dalla testo del cavatappi disegnato per Alessi, sinceramente ormai un po' déjà-vu, tuttavia in questo caso, perfettamente in sintonia con la filosofia dell'intervento.
Che questo metodo operativo possa costituire un modello di riferimento ripetibile, appare poco probabile, nonostante ciò, rispetto alle violentissime polemiche che riguardano i recenti interventi di Mendini all'interno del Parco della Villa Comunale di Napoli, a Omegna, il Forum, sembra un oggetto necessario come una caffettiera a forma di cupola, quella di Rossi, una teiera con l'uccellino che fischia, quella di Graves, o un cavatappi con le orecchie, che da queste parti sono considerati, a ragione, come la manna caduta dal cielo.

Tratto da Area n°45, Luglio/Agosto 1999, pag 126-133 Federico Motta Editore

Vista d'arrivo Prospetti Spaccato assonometrico