Testo di Alessandra Coppa

NEFER. LA DONNA NELL'ANTICO EGITTO
Fino al 9 aprile 2007
Milano
   Testo di Alessandra Coppa

Regina, sacerdotessa, moglie e madre. E' una donna emancipata quella dell'Antico Egitto, estremamente moderna. Primario il suo ruolo nella società dell'epoca: proprietaria di beni e di terre, aveva un notevole potere temporale, ed esercitava funzioni di controllo politico. Colta e "in carriera", ma non solo. Anche eterna seduttrice, secondo il canone della bellezza egizia: una donna snella, dalle membra minute ma i fianchi ampi, i seni rotondi e piccoli. Una figura femminile di primo piano che anche nell'ambito della vita privata e del focolare domestico è in grado di esercitare il suo fascino, in particolare attraverso l'uso di monili e gioielli, in un raffinato gioco di ori e pietre preziose con particolare cura alla composizione e al gusto cromatico.
Una mostra al Palazzo Reale di Milano "Nefer. La donna nell'Antico Egitto" curata da Elvira D'Amicone ed Elena Fontanella, offre un profilo a tutto tondo della donna egizia nei diversi aspetti sociali e quotidiani attraverso l'esposizione di oltre 200 reperti archeologici, tra i quali spicca la bellissima statua di concubina del defunto prestata dal Civico Museo Archeologico "Paolo Giovio" di Como e i venti sarcofagi del Museo Egizio di Torino, quindici dei quali esposti per la prima volta. Il tema della donna egizia e della sua vita quotidiana è dunque un argomento affascinante per tutti i risvolti sociali, storici e politici che contiene a tratti fortemente e incredibilmente attuali, come i diritti civili, la personalità giuridica, l'indipendenza economica di cui godeva.
La donna aveva un ruolo attivo anche oltre l'ambito della corte e del clero. La sua educazione infatti era pari a quella dei maschi. Anche le donne scriba dopo un periodo di apprendistato potevano intraprendere la carriera amministrativa o religiosa. Esistevano anche donne che gestivano personalmente ingenti possedimenti delegando la vendita dei prodotti a propri agenti commerciali anche all'estero. Argomenti che ne fanno ai nostri giorni un interessante spunto di riflessione per la valutazione storica di conquiste sociali al femminile.
Il percorso espositivo di oltre mille metri quadrati, allestito al piano nobile di Palazzo Reale, articolato in 10 sezioni (catalogo Federico Motta Editore) parte dal "femminile nel divino" in cui il concetto egizio di ordine cosmico, armonia ed equilibrio è impersonato da una 'dea'. Quindi le altrettanto "divine" donne dei Faraoni: il legame diretto tra sacro e umano è rappresentato dalle regine che, soprattutto nel Nuovo Regno, ebbero un ruolo primario da sole o a fianco del marito nella guida del paese. Tra gli esempi più celebri la regina Hatshepsut, che governò da sola per diciassette anni, Teie, Nefertiti, regina della riforma monoteistica a fianco di Akenathon, Nefertari, grande sposa regale di Ramesse II, Tausert, che regnò da sola al termine della XIX dinastia, e la famosissima Cleopatra. Essendole concessi possedimenti e avendo a disposizione servi e guardie, una regina poteva godere non solo di una certa indipendenza economica, ma anche dei servigi di uomini a lei fedeli. Donne bellissime. Alle origini il concetto di bellezza femminile conteneva una doppia natura: religiosa-magica e estetico-ornamentale. Il valore ornamentale della bellezza si staccherà presto dalla fisicità per assumerà valore a sé, ma altrettanto fondamentale, nella vita quotidiana, arrivando a rappresentare in certi casi un vero valore di status symbol sociale: attraverso l'uso di abiti ricercati drappeggiati intorno al corpo, dei gioielli (come il collare usekh composto da più giri di perline, cilindretti e altri elementi), dei cosmetici e dei profumi, delle lozioni e tinture (conosciute sin dalle prime dinastie, come sembra dimostrare l'acconciatura bionda della regina Hetepheres II della IV dinastia), posticci e parrucche per capelli.
Donne-madri. Il più importante scopo del matrimonio era di far nascere dei figli e perpetuare la famiglia, come è probabile che l'infertilità fosse causa di divorzio. Una soluzione alla mancanza di prole era l'adozione. Sebbene l'interruzione del ciclo mestruale fosse considerata un possibile segnale di concepimento, gli antichi egizi avevano anche sviluppato un numero di prove da realizzare per capire se una donna era incinta o meno. Queste sono descritte in vari papiri magico-medicali, alcuni dei quali si occupano quasi esclusivamente di ginecologia, ostetricia e della cura del bambino. Fra i test di gravidanza si contava l'ascolto del polso, l'esame del seno e il colore della pelle, gli effetti dell'urina sulla germinazione dei semi d'orzo e di frumento.
Infine donne-eterne. Pitture, maschere funerarie, sarcofagi, statuette funerarie esprimono in tutto il loro fascino e nella loro forza trascendente l'amore per la bellezza che nell'Egitto antico riusciva a superare la morte stessa.

"Nefer. La donna nell'Antico Egitto"
fino al 9 aprile 2007
Palazzo Reale, Milano
Orari:lunedì dalle ore 14,30/19,30, martedì - domenica ore 9,30/19,30, giovedì ore 9,30/22,30
Catalogo Federico Motta Editore.

Dea Mut Casse di sarcofagi con le dee Iside e Neftis che proteggono il defunto Sistro Collare ornamentale Anello in pietra e foglia d'oro
Gruppo statuario di Neje e la madre Mut-nofret Statuette di cuochi Cassetta per ushiabti di Tamutnofret