Intelhorce, acronimo di Industrias Textiles del Guadalhorce, era un’azienda tessile, a capitale pubblico e in seguito privato, fondata a Malaga nel 1957 da Francisco Franco, il quale aveva promesso alla città l’avvio di una grande azienda capace di generare posti di lavoro. La sua importanza per la città fu tale da dare il nome alla zona in cui si trovava, conosciuta oggi semplicemente come Intelhorce. Mayoral, una multinazionale spagnola di design, produzione, distribuzione e marketing tessile, specializzata nel settore della moda per bambini, acquistò parte del terreno dell’ex-Intelhorce - che negli anni aveva attraversato diverse vicissitudini economiche e avvicendamenti di proprietà - e un magazzino ancora esistente. Quest’ultimo, realizzato nel 1963, progettato dall’architetto galiziano Vázquez Molezún Ramón e dall’ingegnere Manuel María Valdés, e conosciuto come la “cattedrale industriale”, per i suoi spazi che ricordavano proprio quelli delle grandi cattedrali, era un edificio di valore storico e architettonico, tant’è che il Comune di Malaga lo aveva messo sotto tutela con il PGOU (Plan General de Ordenación Urbana) del 2011. Nel 2018 la “cattedrale” era stata ristrutturata, per essere destinata a magazzino e centro di distribuzione, da System Arquitectura dopo aver vinto un concorso privato indetto da Mayoral, la quale è ricorsa ancora una volta allo studio di Malaga per il nuovo centro logistico. Il progetto del centro logistico ha preso origine da due idee, rivela Rafael Urquiza, il fondatore di System Arquitectura. La prima ha riguardato la concezione del volume, ossia «curvare la facciata, per rompere la convenzionale geometria rettangolare degli edifici industriali». Da qui la scelta di movimentare la scatola tipica dei magazzini e degli edifici industriali - frutto molto spesso di stringenti logiche volte al risparmio economico e disinteressate alla bella architettura e all’immagine dell’azienda - e di ricorrere a una forma polilobata composta da cinque grandi archi che formano quattro facciate. Gli archi sono stati ulteriormente suddivisi in una serie di archi più piccoli volti a stemperare, quantomeno a livello percettivo, l'imponenza del centro logistico; la sua superficie infatti copre 18.814 metri quadri e la sua altezza raggiunge i 20 metri.

La seconda idea ha riguardato il rivestimento del volume. Considerato che nel caso dei grandi capannoni industriali le loro dimensioni sono il risultato dello studio dei flussi produttivi, di movimentazione e di immagazzinamento attuali e futuri, System Arquitectura aveva dei limiti planivolumetrici vincolanti, che non gli lasciavano margini di libertà per invenzioni plastiche, da qui la loro scelta di concentrarsi sull’involucro. Lo studio di Malaga si è posto quindi l’obiettivo di «cercare un linguaggio ispirato al tessile, per rendere omaggio a quel tipo di industria manifatturiera, esplorando il concetto di fluidità, trasparenza e opacità dei tessuti». Il tema sviluppato è stato quello del rivestimento, ossia della pelle dell’architettura che si fa “catalizzatore di emozioni”, “motore di seduzione”, schermo pubblicitario di cui l’architetto è il regista, lo scenografo e il designer2. Sono numerosi gli architetti contemporanei a esplorare il tema della pelle dell’edificio, fra questi, solo per citarne alcuni, Cino Zucchi nel magazzino automatizzato Pedrali (vedi «Arketipo» n. 171, gennaio-febbraio 2024), la cui destinazione è identica a quella del centro logistico Mayoral, BN Arquitectos Asociados nella Biblioteca e archivio comunale a Leganés (vedi «Arketipo» n. 134, dicembre 2019), Sauerbruch & Hutton con le loro facciate pixellate, Herzog & de Meuron, in particolare con gli edifici degli esordi, poi ci sono le sperimentazioni in interventi artistici come le installazioni di facciata di Ned Kahn, per esempio la Turbulent Line (2012) nel parcheggio del Brisbane Domestic Airport in Australia, o May/September (2014) di Rob Ley Studio nel Eskenazi Hospital a Indianapolis. Nel rivestimento di facciata a Intelhorce System Arquitectura ha affrontato il tema della pelle dell’architettura nella declinazione di tessuto, così si spiega con un’altra ragione, oltre a quelle descritte in precedenza, il perché i progettisti abbiano deciso di suddividere i cinque archi su cui è impostata la pianta dell’edificio in archi più piccoli: «questi elementi creano l’illusione di un edificio avvolto nel tessuto, memore degli impacchettamenti di Christo e Jeanne-Claude». Lo studio di Malaga era ricorso alla stessa idea del tessuto anche nella ristrutturazione della “cattedrale”, quando, di fronte al problema di risolvere le nuove facciate, aveva pensato all’involucro nella forma di una “gonna plissettata”.

Lo spunto analogico del tessuto che “impacchetta” il centro logistico trae origine dall’ambito nel quale opera l’azienda Mayoral, così come avevano fatto a suo tempo, per esempio, i Morphosis nella Sun Tower di Seul (1997), dove un abito metallico piegato avvolgeva con una logica plastica affatto autonoma l’essenziale corpo funzionale al cui interno erano ospitati gli spazi per la vendita e gli uffici di una società di abbigliamento; oppure ancora a Seul, sempre lo stesso gruppo californiano realizza per la Kolon One & Only Tower (vedi «Arketipo» n. 127, marzo 2019) una facciata iconica, disegnata a mo’ di intreccio ingigantito di un tessuto, capace di farsi vetrina dei materiali high-tech e delle capacità tecnologiche dell’azienda coreana, leader mondiale nell’ambito delle fibre sintetiche, esse stesse utilizzate come materiale di progetto. Se nel caso della “cattedrale” System Arquitectura era ricorsa a pannelli in calcestruzzo fibrorinforzato per realizzare il tessuto analogo, nel centro logistico ha utilizzato pannelli microforati di zinco. Data l’importanza dei materiali nel caratterizzare la morfologia della facciata, per entrambi gli edifici si potrebbe utilizzare la nozione di Sempering, secondo la definizione datane da Cino Zucchi, il suo inventore: «Sempering. Dal verbo inglese to semper. In architettura e design, un’azione costruttiva su di un materiale o un componente che lascia una traccia formale significativa nel prodotto finale. Neologismo dal cognome dell’architetto Gottfried Semper, 1803-1879»3. I pannelli di zinco sono stati utilizzati per i diversi vantaggi che offrono e per le prestazioni che garantiscono. In funzione del diametro dei fori della microforatura si è potuto controllare il grado di trasparenza dei singoli pannelli, di conseguenza la trasparenza della facciata nel suo complesso, insieme al suo grado di opacità. Quindi, il loro utilizzo come schermi solari, come nel centro logistico Mayoral, contribuisce a ridurre l’accumulo del calore del sole all’interno dell'edificio e quindi a migliorare il comfort termico. Il disegno dei singoli pannelli è personalizzabile in funzione delle esigenze del progetto. I pannelli sono leggeri perché lo spessore del metallo è sottile e la perforazione ne riduce ulteriormente la massa, pur mantenendo un’elevata resistenza meccanica. I pannelli sono facili da montare, grazie anche alla loro leggerezza. I pannelli di zinco hanno una classificazione antincendio A1, ossia sono incombustibili. Infine, grazie alla patina che si sviluppa, si autoproteggono, senza la necessità di ricorrere a un trattamento post-verniciatura. La facciata del centro logistico Mayoral, in realtà, è composta da un doppio involucro, perché a quello esterno in pannelli microforati di zinco, System Arquitectura gli ha abbinato all’interno uno strato di chiusura trasparente in pannelli multicellulari di policarbonato, per garantire l’isolamento termico e la tenuta all’acqua, realizzando quella che l’architetto Urquiza ha definito una “doppia pelle bioclimatica”. In particolare lo strato interno di policarbonato: assicura durabilità, resistenza agli urti, protezione dai raggi UV e consente un’efficace diffusione della luce naturale per tutta l’altezza delle quattro facciate, garantendo così che il volume interno sia illuminato naturalmente, che l’utilizzo della luce artificiale sia ridotto al minimo e che il consumo energetico dell’edificio sia contenuto. Come scritto in precedenza, l'involucro esterno di zinco ha la funzione di proteggere l’interno dall’eccessiva radiazione solare diretta. Infatti, come afferma System Arquitectura: «una delle sfide principali del progetto è stata trovare l’equilibrio del livello di trasparenza tra le due pelli della facciata. Il grado di permeabilità alla luce naturale doveva essere sufficiente per illuminare l’intera superficie dell’edificio senza intaccare il sistema di cellule fotoelettriche dei sistemi di stoccaggio automatico, che richiedono determinati lux per il loro corretto funzionamento». Per calcolare la giusta quantità di luce che doveva attraversare la facciata, i progettisti hanno realizzato un modello difitale semplificato dell’involucro esterno in lamiera microforata. Il modello, combinato con quello del rivestimento interno in policarbonato, è stato testato con diversi gradi di opacità fino a ottenerne uno che rispettasse i valori di illuminazione richiesti. Per le simulazioni è stato utilizzato il plug-in Insight Lighting di Autodesk Revit basato su Energy Plus. La pianta del centro logistico è stata pensata per essere la più aperta possibile così da facilitare la futura automazione del processo di confezionamento e distribuzione dei prodotti di Mayoral, soluzione che dovrebbe consentire all’azienda di portare la gestione attuale di circa 200.000 capi al giorno fino a 250.0004. A tal fine all’interno del capannone ci sono solo nove pilastri, realizzati con due tubolari di acciaio sagomati, uniti da aste, che in sommità si aprono a forcella per sostenere l’orditura principale formata da travi reticolari. Ortogonale a questa c’è l’orditura di travi reticolari spaziali a sezione triangolare che è connessa alle travi principali sostenute dai nove pilastri e ai pilastri reticolari disposti lungo i lati est e ovest. Per contenere le instabilità flessionali le travi reticolari spaziali nella zona degli appoggi sono state unite da aste in acciaio all’intradosso. Sovrapposta all’orditura di travi reticolari triangolari ci sono le travi secondarie che sostengono la lamiera grecata della copertura. Per sostenere i pannelli in policarbonato all’interno e quelli in zinco all’esterno, lungo i cinque archi della pianta sono stati disposti dei pilastri metallici rettangolari, e a questi, in orizzontale e ad altezze regolari, sono stati connessi dei profili metallici sui quali sono state avvitate le cornici metalliche verticali dei pannelli in policarbonato. Tutti questi pilastri sono stati realizzati con profondità diverse, ovviamente ottimizzandone il numero, così da ottenere l’andamento polilobato della facciata esterna. In orizzontale e ad altezze diverse ai pilastri sono stati connessi dei profili metallici sagomati ad arco di cerchio sui quali sono stati poi fissati i pannelli microforati di zinco, quei pannelli che conferiscono all’involucro del centro logistico Mayoral il suo aspetto di tessuto plissettato, com’era nell’analogia iniziale pensata dallo studio System Arquitectura.

PREFABBRICAZIONE E BIM
Il centro logistico è stato realizzato in soli diciotto mesi grazie all’intuizione dei progettisti di abbinare la prefabbricazione alla tecnologia BIM. Tutti gli elementi costruttivi del centro logistico Mayoral, a eccezione delle fondazioni e di alcune parti minori, sono stati prefabbricati in off-site e in seguito assemblati on-site. La struttura metallica tubolare triangolare, per esempio, è stata prodotta a Lalín, in Galizia, e le sue travi, con una luce fino a 32 metri, sono state trasportate a Malaga, a quasi 900 chilometri di distanza, per l’assemblaggio in loco, compresa la scala a chiocciola monopezzo alta 16 metri. Ricorrere alla prefabbricazione ha diversi vantaggi. Solo per citarne alcuni. Consente di realizzare meglio, in condizioni climatiche controllate e in sicurezza per gli operai, elementi strutturali di grandi dimensioni, come in questo caso le travi reticolari e i pilastri. Consente di avere un cantiere più veloce e più pulito, per la riduzione degli scarti delle lavorazioni. Alla prefabbricazione System Arquitectura ha abbinato, quasi come logica conseguenza, la tecnologia BIM «durante il processo di ideazione, progettazione e costruzione». L’impiego del BIM durante tutte le fasi dalla concezione alla realizzazione non è stato casuale, perché il Building Information Modeling non è “semplicemente” un software, ma un approccio alla costruibilità, ossia «un insieme di processi e strumenti altamente collaborativi e interconnessi che sfruttano la disponibilità e l’integrazione di modelli digitali dei prodotti edilizi o civili, dalla progettazione iniziale e per tutto l’intero ciclo di vita dell’edificio»5. Utilizzare il BIM offre una serie di benefici. Visto che con il BIM non si disegnano geometrie, ma elementi finiti (ossia i diversi elementi costruttivi che compongono l’edificio con tutte le loro caratteristiche fisiche, dimensionali, prestazionali, realizzative, manutentive e di costo), viene “costruito” il gemello digitale (“digital twin”) dell’edificio, che può essere così condiviso con tutti gli attori coinvolti nel processo progettuale e costruttivo così da assicurare una maggiore precisione e coerenza delle informazioni, le quali possono essere continuamente aggiornate. La condivisione del modello digitale permette di evitare errori in fase progettuale ed esecutiva, come, per esempio, le interferenze fra i diversi impianti e le strutture portanti. Il BIM consente anche di simulare il cantiere, ossia le diverse fasi di costruzione dell’edificio, permettendo di prevedere in
anticipo se ci potrebbero essere dei problemi a realizzare alcune parti del progetto che rischiano di mettere a repentaglio l’incolumità o la vita degli operai. Così si riescono anche a prevedere con una buona approssimazione i tempi del cantiere. L’impiego del BIM migliora quindi la pianificazione, la gestione e la realizzazione dei progetti. Il modello BIM permette un controllo dei costi lungo tutto il ciclo produttivo, ma in particolare durante le fasi iniziali del progetto quando si prendono decisioni che avranno un forte impatto sulla genesi, sui costi e sul risultato del progetto finale. Nelle fasi iniziali si possono scegliere sistemi o elementi costruttivi che consentono di ottenere quanto il progettista desidera da un punto vista morfologico e materico, insieme alle prestazioni richieste, rispettando il budget messo a disposizione.

2Cfr. Daniela Colafranceschi, Architettura in superficie, Gangemi Editore, Roma 1995.
3Luisa Collina, Cino Zucchi, Sempering. Process and Pattern in Architecture and Design, Silvana Editoriale / La Fondazione Triennale di Milano, Cinisello Balsamo (MI) 2016, p. 10.
4Fonte: Samuel Ruiz González, “Mayoral aspira a incrementar un 25% el volumen de prendas y facturar más de 400 millones con su nuevo centro logístico”, in «Diario de Sevillia», 04/10/2024, in https://www.diariodesevilla. es/economia/mayoralvolumen-prendasfacturacion-centrologistico-malaga_0_2002501589.html
5La “Guida alle norme per le costruzioni digitali la parte 0 della UNI 11337” è scaricabile dal link: https://www.uni.com/conoscere-e-applicare-il-bim-con-lanormazione-la-nuova-brochure-di-uni/

Scheda progetto
Location: Avenida Ortega y Gasset, Intelhorce, Málaga
Client: Mayoral Moda Infantil Sau
Use: warehouse, logistic centre, headquarters/office
Dimensional data: 18.814,56 m2
Date: 2023
Architecture firm and main architect: System Arquitectura (Dr. Arquitecto Rafael Urquiza)
Collaborators: Rafael Roa Hernández (Arquitecto Técnico), Alberto Urquiza (Ingeniero Industrial)
Engineering: CEMOSA
Construction company: SANDO
Installation company: STC Y PACISA
Photos: Fernando Alda

Arketipo 180, Production in landscape, febbraio 2025