Nuova Sede della Banca d'Italia  

Progettista: Arch. Enzo Zacchiroli
Collaborazione Progetto: Arch. Michele Zacchiroli, Arch. Robert Coath
Direzione Lavori: Ing. Rodolfo Casini
Supervisione e Coordinamento: Direzione Tecnica Banca d'Italia
Servizio Attività Immobiliari: Consulenza Banca d'Italia: Prof. Claudio Coccoli, Studio Geotecnico Italiano
Progetto Strutturale: Prof. Carlo Cestelli Guidi, ing. Sergio Tremi Proietti
Consulenza geotecnica: Prof. Carlo Olivero
Collaudo statico: Prof. Luciano Boscotrecase
Collaudo Tecnico Amministrativo: Arch. Alfredo Amati
Direzione Tecnica: ing. Giampaolo Tata
Collaboratori: Ing. Giuseppe Marcone, Ing. Raffaello Masi, Geom. Michele Palumbo
Direzione di cantiere: ing. Filippo Amici
Capo Cantiere: Sig. Rino Pisaneschi
Committente: Banca d'Italia
Località: Siena (Via della Stufa Secca 30)
Datazione:
Progetto di massima: 1985
Progetto esecutivo: febbraio 1986
Variante al Progetto definitivo: maggio 1987
Inizio realizzazione: 1987
Destinazione d'uso attuale: Sede operativa della Banca d'Italia (per il corpo di fabbrica nuovo) - Sede del salone del pubblico e degli alloggi direttoriali (per la palazzina ottocentesca restaurata)
Superficie occupata: mq 7.400
Superficie costruita: mq 6.856
Volume: mc 30.000 ( di cui 15.000 fuori terra ed altrettanti entroterra)
Impresa/Azienda costruttrice:
Il Raggruppamento Temporaneo di Imprese, R.T.I.:
Grassetto Costruzioni S.p.A.- Padova - Mandataria
Febo Picciolini & C. S.n.c. - Siena
Anterivio Giomarelli S.r.l. ' Torrita di Siena
Subappalti e Fornitori:
Anselmi S.p.A. - Ars Marmi
Bazzani S.r.I. - Betonval SpA.
Calderai S.n.c. - Edilizia Capogna S.n.c.
Emmedi S.r.l. - Ferentum S.r.l.
Falegnameria Fosca S.n.c. - Fornaci Molino
Hewi Italia S.r.l. - Hiross S.p.A.
Ires S.p.A. - Iniectojet S.p.A.
Isolma S.r.l. - La Nuova Vetro S.n.c.
0ff. Met. Francini - Racis S.r.l. - Rufa S.r.l.
Impianti:
Gemmo Impianti S.p.A.
Telea S.p.A.

Descrizione: L'intervento è situato nel centro storico di Siena nella Contrada della Lupa, tra via della Stufa Secca e via del Pian D'ovile, un contesto ricco di preesistenze. Infatti il piano particolareggiato, interessante la zona, prevedeva la conservazione della facciata di un edificio ottocentesco e il mantenimento di un muro di recinzione che si attesta a valle, su via del Pian d'Ovile.
Il luogo dell'intervento occupa una superficie che risente di un dislivello fra le due strade di 19,50 metri; questa differenza di quota ha determinato la scelta di un'architettura che doveva risultare, nella sua espressione formale, fortemente ancorata al terreno
L'edificio, che consta di sei piani, dei quali tre entro terra e tre fuori terra e si raccorda alla palazzina ottocentesca che è stata completamente ristrutturata, si presenta cordiale e aperto verso la città nella sua parte di accesso al pubblico su via della Stufa Secca e diventa quasi una 'fortezza' impenetrabile, severa e imponente nella parte dedicata al deposito e tutela del denaro.
Infatti a valle prevalgono i pieni con la possanza antica del cotto che struttura i volumi scarpati, gli sbalzi puntati, gli aggetti raccordati in obliquo, le piccole feritoie verticali in sequenza e le ritmiche aperture sotto gronda, citazioni di presunte merlature o comunque di un repertorio linguistico medioevale senese.
Mentre a monte, Zacchiroli ristruttura un immobile ottocentesco individuandovi gli accessi per il pubblico e mostrando il consueto rispetto per il passato. Inoltre affianca e stende un corpo di fabbrica basso e lungo, con le coperture dei due piani sfalsati su tre livelli d'orizzonte, per far prevalere la scala umanissima d'affaccio al marciapiede. L'attacco a terra è segnato dalla continuità spezzata, e le recinzioni più basse sottolineano la funzione di accoglienza anziché di difesa
Per la nuova sede della Banca d'Italia, l'architetto Enzo Zacchiroli ha pensato a una architettura frantumata da realizzarsi in mattoni con il sistema gotico di assemblaggio. Grazie alla è stato possibile mettere in opera un mattone con le stesse dimensioni e colore del mattone senese, consentendo un armonico inserimento nel contesto antico, non solo per i volumi, ma anche per la tecnologia adottata.
Il coperto a tetto è stato realizzato con tegole maritate in laterizio, ovvero con embrici e coppi, nella classica disposizione del tetto etrusco o senese. Le terrazze piane, sia in copertura sia a giorno, sono state pavirnentate con quadroni in cotto forte; tutte le pavimentazioni esterne, compresi i percorsi pedonali e la piazzetta sovrastante la Via Pian d'Ovile, sono state realizzate con mattoni posti di costa, a spina di pesce.
Sistema costruttivo: le fondazioni nella parte più bassa sono impostate a quota '15, 20 m. ed hanno richiesto in relazione alla complessa situazione geomorfologica, l'esecuzione di notevoli sbancamenti e rilevanti opere di sostegno degli scavi e di stabilizzazione del pendio. Esse sono realizzate in cemento armato rispettando la legislazione vigente senza alterare il sedime del muro di contenimento da tutelare lungo via Pian d'Ovile; di tale muro sono state fatte verifiche per accertarne l'assoluta staticità.
La struttura dell'edificio costruito ex novo è realizzata con pilastri e travi in c.a. ; le coperture a falda sono state invece realizzate con una struttura in acciaio.
I solai sono di tipo misto, in laterizio e c.a., con sovraccarichi utili rispondenti alle necessità funzionali delle singole zone, tranne che nella zona delle centrali tecnologiche e delle camere blindate ove i solai stessi, di adeguato spessore, sono in c.a.
La casa ottocentesca, lungo Via della Stufa Secca, è stata ristrutturata lasciando inalterate le sue caratteristiche architettoniche, adottando, ove necessario per il suo consolidamento, tecniche d'intervento, quali pali radice in fondazione e reticoli cementati per il muro in elevazione.
Le murature esterne sono del tipo a 'cassavuota'. Il loro spessore varia, nelle diverse zone a seconda delle necessità architettoniche, statiche, di coibentazione e di sicurezza antiscasso.
Nell'intercapedine della 'cassavuota', è allogato un materassino, di fibre minerali, mentre la parete interna è realizzata in mattoni pieni o forati ad una testa o in calcestruzzo.
Il coperto a tetto è realizzato con 'tegole maritate' in laterizio, cioè con embrici e coppi, nella classica disposizione del tetto etrusco o senese.
Le terrazze piane, sia in copertura che a giorno, oltre che debitamente isolate ed impermeabilizzate, sono pavimentate con quadroni in cotto forte.
Gli elementi di lattoneria del coperto (gronde, converse, pluviali, etc.) sono eseguite in rame semilucido, con preventivo trattamento d'invecchiamento.
Il mattone adottato per i parametri a facciavista, ha le seguenti caratteristiche: mattone pieno in formato cm. I 5x30x6, fatto all'antica maniera, non trafilato, preparato con impasto molle di argilla su casseforma, con porosità minima pari al 20-22% e cottura a 970° circa, ha una resistenza alla compressione nell'ordine di 180 Kg/cmq., non è gelivo, è esente da cloruri, solfati alcalini e nitrati, con le tolleranze d'uso. La colorazione, prevalente è quella del mattone senese.
La muratura è legata con malta di calce di pari resistenza e porosita dei mattoni, con giunti, ben costipati e rasati, di altezza non superiore a mm. 8.
Le partizioni interne sono eseguite in muratura, o in elementi con pareti mobili anche attrezzate
La finitura delle pareti interne è nella maggior parte dei casi a intonaco in malta di calce opportunamente trattata e poi rasato a gesso
Sia gli infissi interni che esterni sono in legno naturale, trattati e muniti di vetro camera dalle caratteristiche adeguate alla coibenza termica e di sicurezza anticrimine, ad esclusione degli infissi' tecnici', legati alla protezione e custodia dei valori, che quindi hanno una struttura in ferro
Per gli uffici è stato scelto un 'pavimento galleggiante'; rivestito a secondo dei casi con pannelli in granito, piastrelle di cotto o legno trattato.
Invece le pavimentazioni del salone del pubblico e dell'edificio ottocentesco, sono realizzate in travertino levigato
Tutte le pavimentazioni esterne, compresi i percorsi pedonali e la piazzetta sovrastante la via Pian d'Ovile, sono realizzate con mattoni posti di costa, a spina di pesce. Gli elementi di pietra ivi inseriti sono realizzati con il tipico calcareo senese 'Pietra di Torre' siano essi in conci, o in lastre.

'Progettare a Siena, per un architetto moderno rappresenta una sfida.
Infatti questa città, che si presenta come un 'unicum' straordinario, in quale modo avrebbe potuto accettare un nuovo edificio importante come la Sede della Banca d'Italia? E quale doveva essere l'atteggiamento del progettista di fronte a questo tema?
Debbo confessarti che il problema del 'che fare?' mi ha lungamente assillato fino a quando ho capito che era la città stessa che mi dava la soluzione.
Infatti presi la decisione di realizzare un progetto 'moderno', cioè del nostro tempo, quindi non un edificio che con le sue simmetrie si imponesse nel contesto vario ed asimmetrico della città, ma invece un fabbricato che traesse dal suolo, dai dislivelli delle strade e dalle soluzioni adottate all'interno quella espressività atta a configurarsi come una parte della città, a tutto ciò aggiungerei che grande insegnamento è stato lo scoprire e l'apprendere gli universali, se vuoi dimenticati, ma sempre validi modi del costruire con il saggio impiego dei materiali del luogo. Quindi nessun desiderio di comperitività con l'esistente, nessuna volontà di adagiarmi su comode posizioni di 'ambientamento', ma la ricerca di una forte presenza che drammaticamente non si rifiuta nè vuole nascondersi. (')
La palazzina dell'ottocento non ha 'disturbato' minimamente lo svolgimento del progetto. In una prima fase essa doveva essere demolita, così come previsto dal Piano Regolatore, ma poichè al secondo piano della stessa si sono scoperti dei soffitti dipinti di un certo pregio, databili fra la fine del secolo scorso e i primi di questo, la Soprintendenza obbligò a rivedere il progetto. In seguito, attraverso alterne vicende, fu deciso di restaurare l'intero edificio. (')
Poco dopo aver deciso di realizzare l'edificio in mattoni, feci preparare dei campioni per rendermi conto dei processi di invecchiamento del materiale. Il loro esame mi portò alla decisione di usare il mattone a mano della misura senese che è sensibilmente diversa da quella in produzione. Fu quindi necessario ridisegnare l'intero edificio per riproporre i rapporti fra pieni e vuoti secondo il nuovo modulo del mattone adottato, che fu prescritto fabbricato a mano, di pasta molle quindi antigelivo. Fu posta molta cura nello studio delle malte sia per la loro consistenza sia per il loro colore.
Mi piace qui ricordare i consigli datimi da un amico di Siena, l'architetto Achille Neri che mise a mia disposizione la sua ricca esperienza di conoscitore delle composizioni delle malte usate in questa città. Come vedi non si è trattato di una semplice scelta di un tipo di mattone, ma di uno studio completo che ho potuto portare a termine non soltanto a livello progettuale, ma anche avvalendomi di prove eseguite in cantiere e di consigli di persone esperte.'
( testo di Eleonora Trivellin in Zacchiroli , Alinea, pag. 75-79)

' Ogni intervento critico è in fondo una confessione: misurando le cose altrui sulla propria esperienza, la designa a criterio di valore; e magari non basta. Conoscevo da anni il progetto di questo lavoro, seguito da Enzo Zacchiroli con insaziabile cura; e la mia confessione è che, appena lo vidi al vero, mi stupì. Non venivo a Siena da tempo; non tanto però da non rendermi conto di quanto l'opera fosse 'senese. Nessun disegno o plastico avrebbero potuto prepararmi a quell impatto autentico di scala. Dal basso, in un abbraccio paesistico'in un 'Campo a tre dimensioni' l'edificio scattava dal terreno impervio ed era insieme aperto e impenetrabile; la sua compattezza civile, dichiarata, aveva un che di organico. una parentela mossa e intelligente col suolo e col cielo e con l'inconfondibile città. La giornata cedeva un poco a spruzzi di pioggia, ma pur nella luce quasi metallica quella fortezza non minacciava. Era salda e cortese e, lo verificai, esemplarmente costruita: buon lavoro, anche dell'Impresa. I suoi volumi, ben intelleggibili, non si arrampicavano sul pendio, ma lo interpretavano e lo concludevano. Parlandomene, più volte l'architetto aveva richiamato, con un'umiltà non priva di fierezza, gli spalti insuperati di Francesco di Giorgio senese. Il richiamo è manifesto: e, alla visione, mi apparve giustificato. Nella sua personale galleria di valori, Zacchiroli pone da sempre Francesco di Giorgio al livello più alto; e in questo contesto non è facile dargli torto.
La sensazione di parentela, non solo col luogo. ebbe subito una verifica. Sulla destra della Banca, nel suo prospetto posteriore, addossato al vecchio tessuto vedevo un corpo che non ricordavo, una piccola residenza in origine non prevista: si era potuta realizzare, appresi, perchè 'ci avanzava qualche metro cubo'. E' deliziosa, in modo quasi inevitabile; ma ero sconcertato. Quelle efferate finestrelle, quegli interni asimmetrici, quel lavoro sulla luce
Decisi di affrontare la questione. 'C'è un bel pò di Wright qui, o sbaglio?', aggredii. 'E quanto!' serenamente l'architetto rispose.(')
Così quella dialettica ingrata tra storia e presente, tanto spesso irrisolta (proprio da lì se ne scorge purtroppo qualche infelice esempio) qui vuole sfociare a un livello più alto, trovare armonie più profonde e rischiose. Siena, nella mente dell'architetto, non tanto gli ha ispirato, quanto ha da lui duramente voluto un unicum, un'irripetibile congiura tra Wright e Francesco di Giorgio.(')
L'architetto aveva scelto i mattoni per la tinta e la grana, li aveva letteralmente contati, numerati; aveva progettato brunelleschianamente vari pezzi speciali, concentrandosi sulle stesure in curva sugli angoli ottusi o acuti, sulle bucature. La percezione di queste murature riesce spesso a toccare l'emozione. Da tanto non vedevamo un semplice muro, il muro, in sè, raggiungere livello poetico.'
(testo di Renato Pedio in Zacchiroli, Alinea, Firenze, 1993, pag. 11-15)

Ubicazione degli archivi cartacei o fotografici
Archivio Zacchiroli
Archivio Tremi Proietti
Foto di: Patrizia Belli, Simone Ruzzenente, Studio Zacchiroli

Bibliografia
A.Acocella, Dalla dimensione alla qualità Siena, Banca d'Italia, in 'Paesaggio Urbano', novembre-dicembre 1989, pp. 59-65.
La Banca d'Italia Progetti/Nuova sede a Siena, in 'GB Progetti', n. 15, novembre-dicembre 1992, pp. 162-165.
La Nnova Sede della Banca di Italia a Siena, in 'L'almanacco dei materiali di architettura 1993', dicembre 1992, p. 77.
La Nuova Sede della Banca d'Italia a Siena, Presenza Tecnica, n. 4, luglio-agosto 1993, pp. 16-19.
Enzo Zacchiroli, La nuova Sede della Banca d'Italia a Siena, (introduzione di Fabrizio Brunetti), Alinea, Firenze, 1993
Studenti: Università degli Studi di Calabria e : La Nuova Sede della Banca d'Italia a Siena, 'Ottagono', n. 108, settembre 1993, pp. 32-37 e 204-205.
La nuova sede della Banca d'Italia a Siena, Alinea Editrice, dicembre 1993.
Acocella, La nuova Sede della Banca d'Italia a Siena, 'Tetti in laterizio', Edizione Laterconsult, dicembre 1994, p. 140.
Castellan, La nuova sede della Banca d'Italia a Siena, in 'L'Arca', n. 90, febbraio 1995, pp. 7-13.
R. Pedio, Sede della Banca d'Italia a Siena ' Arch. Enzo Zacchiroli, in 'L'architettura cronache e storia' n. 4, aprile 1995, pp. 101-102
R.Morganti, Enzo Zacchiroli opere recenti:l'edificio delle Poste e Telecomunicazioni a Foligno, la nuova Sede della Banca d'Italia a Siena, complesso per residenze, uffici e negozi a Sassuolo, la nuova Area di Ricerca del CNR a Bologna, in 'L'industria delle Costruzioni', n. 284, giugno 1995, pp. 4-33

Prospetto Prospetto Planimetria generale Ingresso pubblico Dettaglio pavimentazione
Dettaglio finestre Dettaglio muratura Vista via Stufa Secca Vista via Stufa Secca Vista rampa