Nuova sede della Regione Marche  
Progettista: Gregotti Associati International
Collaboratori: Bonazzi Paolo, Butti Sergio, Calligaris Cristina, Destefanis Michela, Franzino Simana, Garbellini Gino, Gazeau Claire e Pirola Carlo
Committente: SIA s.r.l.
Strutture: Ing. Bartolini Clito, Ing. Morosetti Paolo
Impianti: Studio Associato Maggi e Serpilli, Studio Tecnico Ing. Romani Remo
Località: Ancona
Imprese esecutrici: Associazione Temporanea di Imprese, Torelli-Dottori e C. s.p.a. (capogruppo),
Antares soc. coop. Arl, Coop Generale Costruzioni, Cons. Coop. Di Prod. e Lavoro 'Ciro Menotti',
Impresa Campanelli Bruno e F.lli, Edilego Telarucci s.r.l.
Direzione lavori: Ing. Paolo M. Ceschel, Geom. Bianchelli
Datazione del progetto: 1987
Datazione realizzazione: 1987-1992
Murature: c.a.

La nuova sede della Regione Marche sorge sulla collina dominata dalla fortezza realizzata da Antonio Sangallo (realizzata tra il 1532 e il 1543), per la cui salvaguardia esiste un vincolo che impone alle costruzione di nuova realizzazione un'altezza massima di 10 metri e una distanza dalle mura di 50 metri. Gregotti Associati, nel rispetto di tale vincolo, ha proposto un edificio a sviluppo orizzontale seguendo in parte l'andamento del terreno e attenuando, in questo modo, di molto l'impatto visivo dalla città. Si tratta di una piastra alta due piani con otto corti scavate nel suo interno e con una sopraelevazione nella parte posteriore che riunisce in un'unica struttura gli uffici in passato sparsi per tutta la città ed amplia l'edificio principale poco distante.
Il complesso poggia su un importante basamento (dove trova posto l'autorimessa) che sfugge alla vista da lontano, in quanto coperto dagli altri edifici sottostanti, ma che diventa l'elemento dominante mentre ci si avvicina. Percorrendo la strada si percepiscono dapprima scorci tra gli edifici e solo una volta giunti sotto il grande muro di sostegno se ne avverte l'imponenza. Soprattutto il cilindro centrale, che contiene le rampe dell'autorimessa, si impone come la torre di una fortezza.
All'interno la struttura ripropone un microcosmo urbano con elementi tipici della città, quali la piazza, il porticato e la corte. Alla piazza sopraelevata si accede pedonalmente attraverso le scale che si arrampicano sul muro oppure con i veicoli, e solo eccezionalmente, dalla strada laterale.
Sul retro il terreno naturale e l'edificio sono mediati con spazi di livelli, altezze e dimensioni differenti, ottenuti con una sequenza di muri giustapposti. Tutto il progetto propone una serie di mura non tanto come la ricostruzione o ripetizione di quelle del Sangallo, ma come un preciso riferimento. Il rivestimento di tutto il complesso è il tradizionale mattone locale.
La distribuzione interna segue uno schema molto semplice, dove cinque 'spine' garantiscono i collegamenti verticali e l'attraversamento di tutto l'edificio; esse sono a loro volta collegate da corridoi longitudinali che disimpegnano una gran parte di uffici. Questi ultimi si affacciano o sul portico del fronte principale o sulle corti o sugli spazi posteriori.
La spina di distribuzione centrale, più generosa, conduce alla sala del consiglio, posta sul retro, in posizione centrale, come fosse il perno di rotazione dell'impianto. Questa spina principale funge per certi versi da atrio, vista l'assenza di importanti spazi collettivi.

Tratto da 'Domus', n. 754, 1993, pp. 29-37

A cura di Maruska Bertozzini

Parte circolare della piazza Scorcio lato sud Veduta del colonnato Pianta primo piano