Testo di Carlotta Eco




Nuova sede D&G
Testo di Carlotta Eco

SCHEDA PROGETTO

Luogo:
Milano
Committenza: Dolce & Gabbana
Srl
Progetto Architettonico: Studio +Arch

Team: Francesco Fresa, Germàn Fuenmayor, Gino Garbellini,
Monica Tricario
Con: Miguel Pallarès, Luca Lazzerotti,
Fortuna Parente, Magali Roig Liverato
Progetto strutture: FV
progetti Ing. Filippo Valaperta
Progetto impianti: GTEC Sas
Andrea Zanotti
Impresa Edile: Sice Previt
Impresa
impianti elettrici
: Elteknica srl
Impresa impianti
meccanici
: IT Impianti Tecnologici
Impresa
Facciata
: Sicef Spa
Impresa Arredi: IT
Frames
Tempi progetto: ottobre - dicembre 2005

Tempi di realizzazione: gennaio 2006 - giugno
2006
Superficie costruita: 5.000 mq
Volume
costruito mc
: 15000
Costo complessivo (inclusi
arredi)
: Euro 18.000.000
Fotografie: Studio
+Arch
Foto Notturna: Ruy Teixeira

Una ristrutturazione per la nuova sede D&G  a
Milano

A Milano, in via Broggi, non lontano dalla stazione centrale, si è conclusa a
giugno un'operazione di ristrutturazione e trasformazione di un vecchio
palazzetto per uffici degli anni '60. Ospiterà ora la nuova sede della neonata
società D&G dell'azienda Dolce Gabbana.
Un compito portato a termine
dallo "Studio +Arch", un giovane studio milanese composto da Francesco Fresa,
German Fuenmayor, Gino Garbellini e Monica Tricario; in soli sei mesi, il tempo
messo a disposizione dell'azienda in vista dello scadere della concessione, lo
studio è riuscito ad gestire la tempistica per il progetto, le concessioni, le
gare d'appalto e la realizzazione.

Lo stato di fatto
La struttura esistente era composta da
due edifici: il primo, degli anni Sessanta una palazzina di 5 piani più due
sotterrane che secondo la committenza doveva ospitare gli show room, gli spazi
di rappresentanza e un ristorante all'ultimo piano; il secondo edificio, dei
primi del Novecento, di quattro piani, doveva contenere gli uffici e le sale
riunioni e andava ristrutturato completamente: dal rifacimento dei solai, dalla
portata insufficiente, alla "pulizia" della facciata, reintonacata e ridipinta
in modo da farla dialogare cromaticamente con l'edificio più recente.
I
committenti chiedevano inoltre di creare un terzo corpo di collegamento fra i
due: una sorta di edificio cerniera, che ora contiene le scale e si affaccia
sulla corte interna, caratterizzato da ampie fasce oblique in facciata
realizzate in lamiera grezza.

Il rispetto dei tempi
La tempistica è stata rispettata
soprattutto grazie al lavoro di coordinamento condotto dallo Studio +Arch che ha
gestito una serie di appalti separati, a scadenza settimanale, e ha frazionato
le concessioni edilizie per fasi diverse in modo da permettere
contemporaneamente di iniziare i lavori di demolizione e costruzione delle opere
interne e, parallelamente, procedere con il progetto esecutivo delle facciate e
relative gare d'appalto. Non sono mancate le opere di bonifica dall'amianto
rinvenuto nei pannelli di rivestimento delle facciate.

Il coordinamento con l'ufficio tecnico di D&G
Vi sono
altri due fattori che hanno facilitato la velocità d'esecuzione: l'esistenza di
un ufficio tecnico interno alla casa di moda e la soluzione progettuale,
peraltro obbligata, adottata per il posizionamento e la distribuzione degli
impianti. Quanto al primo, l'azienda Dolce&Gabbana, dovendo gestire un gran
numero di sedi distribuite sul territorio italiano, ha scelto di realizzare una
sede centrale di controllo per tutto quello che riguarda la gestione degli
impianti tecnologici ed elettrici delle diverse filiali e, di conseguenza,
l'accensione, la chiusura, i guasti e la regolazione di tutti gli impianti. Va
da sé che questo sistema comporti un consolidato rapporto fra le aziende
d'impiantistica che sono state utilizzate dai progettisti. Così, la presenza di
un gruppo di lavoro già consolidato e in sintonia è stato un elemento prezioso
per impostare un cantiere caratterizzato dalla concentrazione dei ritmi di
lavoro. In seguito alle gare d'appalto, poi, si sono aggiunte l'impresa edile,
la ditta che si è occupata della facciata della palazzina anni Sessanta e poi,
via via, una lunga serie di altri fornitori che si sono occupati delle cose più
disparate, dalle finiture interne ed esterne sino alla sistemazione a verde
della corte interna.

Gli impianti perimetrali
Veniamo alle soluzioni
progettuali. Le caratteristiche strutturali della palazzina degli anni Sessanta
- con solette in cemento armato dello spessore di 30 cm e un interpiano di 2,70
m - hanno determinato la posizione di tutto il sistema degli impianti, che si è
rivelata molto vantaggiosa ai fini della velocità di di un controsoffitto, si è
scelto di creare una "cintura" di impianti che corre intorno al perimetro
dell'edificio. La soluzione escogitata ha previsto la sistemazione, tra lo
scheletro esistente e la nuova facciata in vetro strutturale, dell'impianto di
fan-coil a gas, le casse acustiche per l'impianto musicale e la rete idraulica.
Il solo sistema elettrico è stato inserito a pavimento.
Infine, ma non
ultimo, l'attenta progettazione impiantistica, i sistemi di illuminazione a
basso consumo e l'impianto di climatizzazione a recupero di calore hanno fatto
guadagnare all'edificio il famoso bollino verde a garanzia delle capacità di
risparmio energetico dell'edificio.

La facciata strutturale
Per lo studio sulla fattibilità
della facciata in vetro che riveste interamente l'edificio più recente, le ditte
appaltanti si sono rivolte al Laboratorio Prove Materiali del Politecnico di
Milano, un organo di Certificazione, Ispezione e Prova per l'attestazione di
conformità delle parti strutturali di un progetto.
All'esterno, la struttura
si presenta come una superficie unica in vetro e alluminio che, con una sottile
trama ortogonale costituita da fasce verniciate color bianco, interrompe la
trasparenza. La superficie vetrata esterna racchiude, e lo si percepisce a
vista, una nuova struttura in vetro portante che si sovrappone esternamente allo
scheletro del vecchio edificio. Dall'interno, infatti, la profondità della
struttura è chiaramente percepibile.
La nuova facciata si presenta come
un'involucro autoportante e, sostanzialmente, si basa su di un sistema di
montanti in vetro e traversi in acciaio. I montanti verticali sono in vetro
scatolare - di sezione orizzontale 5 cm x 30 cm - acidati nella faccia interna e
appoggiati su mensole in acciaio: speciali staffe in acciaio zincato di forte
spessore fissate alle solette in cemento dell'edificio esistente.

Montaggio a secco: problemi e soluzioni
Tra un montante e
l'altro, lo spazio è stato chiuso da vetrate di tamponamento. Il peso delle
lastre di tamponamento si scarica sempre sulla struttura in acciaio dei traversi
orizzontali e, quindi, sulla struttura in cemento.
Esternamente, le coste
degli scatolari in vetro sono state rivestite da fasce di alluminio, a loro
volta complanari, con le vetrate di tamponamento in modo da costruire la trama
di questa superficie unica. Mentre all'interno lamelle verticali in vetro
opalino segnano il ritmo serrato della facciata e fungono da frangisole, creando
una luce uniformemente diffusa.
In fase di progettazione, questo sistema,
come ogni montaggio a secco, implicava una particolare attenzione al progetto
esecutivo. Cosa che, ai fini della realizzazione, ha comportato non poche
discussioni, soprattutto agl'inizi, con le imprese in gara. Superato questo
scoglio, il montaggio si è rivelato abbastanza semplice.

Un giardino interno
La corte interna costituisce la
copertura dei parcheggi sotterranei. Per motivi strutturali e costruttivi il
suolo di superficie è risultato essere molto irregolare con una serie di
dislivelli. Da qui è nata l'idea di realizzare un giardino interno con piccoli
rilievi a bolla ricoperti di ciotoli bianchi e verde - forme che lontanamente
ricordano i giardini del paesaggista brasiliano Roberto Burle Marx. Per la
realizzazione le "bolle" sono state create delle dime in legno, riempite di
polistirolo, poi ricoperte con malta e inerti leggeri ed infine finite con la
terra da piantare.