Confronto
Nuovi laici - Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia
Gianluca Gelmini


Tutto  il materiale realtivo all'esposizione d'Architettura LABORATORIO ITALIA 2005 è presentato all'interno del portale www.floornature.it


Tra i lineamenti caratteriali che più marcatamente tracciano il profilo del "nuovo laico" italiano ritroviamo l'impegno per una ricerca progettuale fondata sulla pratica del costruire e una certa autonomia rispetto a teorie e forme che in altri contesti sono assunte, in modo acritico, come base esclusiva del ragionamento. Tale autonomia non implica in modo automatico il rifiuto categorico del "sacro", cioè dei maestri e delle loro dottrine, ma lo relativizza a punto di vista da indagare e verificare. Le scuole di pensiero sono ben conosciute dai laici, perchè in diverse occasioni le hanno frequentate, tuttavia lo sguardo verso di esse rimane distante, a volte diffidente. Il relativismo nei confronti delle ideologie in questo caso rappresenta una precauzione consapevole piuttosto che il risvolto qualunquista del disimpegno, preso troppo spesso a pretesto per parlare con biasimo dei modi comportamentali propri delle generazioni cresciute dopo il '68. Essere "laici" non significa essere "atei". I riferimenti esistono e si moltiplicano nel tempo ma sono tenuti ben lontano da fissità e radicalizzazioni che risulterebbero d'impedimento rispetto alla ricerca sulle cose e sul mondo.
La necessità di ricondurre il progetto all'interno della vita reale rappresenta dunque il vero problema che si pone alla base del futuro rinnovamento architettonico italiano. In altre nazioni europee questo aspetto è già stato affrontato e in molti casi superato. In paesi come Olanda, Spagna, Portogallo o Svizzera, la nuova architettura costituisce un fatto normale tanto nei centri storici quanto nelle periferie più degradate. La questione su cui si giocherà il destino e lo sviluppo delle città, e più in generale del territorio italiano, è proprio questa: riacquistare fiducia nell'architettura.
Potrebbe suonare come un'ingenua pretesa, come l'ennesimo tentativo di rivendicare un ruolo che è stato fatto a pezzi anche con l'aiuto degli stessi architetti, ma non lo è. La fiducia nell'architettura intesa come adesione ad un sistema intelligibile rappresenta ancora un valore collettivo da perseguire.
I laici veneti e friulani ben rappresentano questa condizione di ri-educazione all'architettura. In un paesaggio tra i più deturpati della penisola, quello del nord-est, raccontano con le loro architetture dei tentativi di ri-appropriazione di un'identità perduta. Lavorano tra le pieghe del tessuto, occupandosi a volte di temi marginali, eppure decisivi per garantire una qualità diffusa dello spazio urbano. Il tema della casa, delle zone dismesse di periferia, della piazza di paese, sono affrontati con grande serietà d'intenti e con la volontà di risolvere problemi a prescindere dalle condizioni al contorno, spesso disarmanti.
Sette studi, dieci architetti tra i 35 e 40 anni di età, in massima parte laureatisi allo IUAV di Venezia. Alcuni di loro hanno compiuto studi all'estero (Olanda, Francia, etc.), altri, dopo esperienze diverse, hanno continuato l'impegno  in università italiane divenendo docenti a contratto.
Gaetano Ceschia e Federico Mentil, prima di associarsi professionalmente sono stati compagni di studio allo IUAV e hanno condiviso l'esperienza all'estero dell'erasmus a Parigi dove hanno conosciuto e frequentato  Bernard Huet. Lavorano prevalentemente nel Friuli Venezia Giulia, occupandosi di progetti che spaziano dal campo del restauro urbano a quello dell'architettura d'interni e del design.
Luca Donner e Francesca Sorcinelli, trevigiani, anch'essi laureati allo IUAV, iniziano la loro collaborazione nel 1999, partecipando a numerosi concorsi nazionali ed internazionali. I loro progetti sono stati esposti in varie mostre e manifestazioni. Ricerca e sperimentazione sono la base dei loro lavori riguardanti in parte la riconversione di aree dismesse.
Enrico Franco ha un proprio studio a Padova che conduce singolarmente dedicandosi principalmente al tema della casa. Parallelamente collabora con altri professionisti  gravitanti nell'area altoatesina conosciuti negli anni in cui Franco risiedeva a Bolzano. I progetti più importanti in corso sono quelli svolti con Werner Tscholl con il quale sta lavorando ad una nuova sede uffici Mondadori  ed un edificio a S. Donà di Piave. Con il progetto per casa Cavazzana, Enrico Franco ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui la selezione (targa d'argento) al Premio  Europeo di Architettura "Luigi Cosenza" del 2004.
Adriano Marangon e Michela De Poli dello studio MADE associati vivono e lavorano a Treviso. Sono impegnati prevalentemente in opere pubbliche. Con i loro progetti hanno ricevuto importanti riconoscimenti come il "Premio Città di Oderzo" del 2003 per la sistemazione architettonica e ambientale del centro storico di Cendon di Silea.
Maura Manzelle, veneziana, vincitrice del Premio di Architettura Città di Venezia 2005, oltre ai lavori di studio si dedica all'insegnamento presso lo IUAV dove è titolare di un Laboratorio di Progettazione.
Laura Peretti, vicentina, ha studiato e lavorato a Porto per quasi dieci anni, collaborando  nello studio di Eduardo Souto de Mora con il quale nel '92 si laurea al Politecnico di Milano. Da sempre dedica molto del suo tempo all'insegnamento: tra il 1999 e il 2005 ha collaborato con l'Accademia di Mendrisio (Svizzera) dove è stata assistente di Frampton, Collovà e dei fratelli Mateus. Spostatasi a Roma è attualmente Visiting Professor nei Rome Program di tre università americane. Parallelamente all'università Laura Peretti svolge la libera professione tra Vicenza e Roma.
Valter Tronchin insegna Teoria e Tecnica della progettazione architettonica allo IUAV e Progettazione al Politecnico milanese. Vive e lavora a Venezia dove oltre all'insegnamento e alla professione svolge attività artistica realizzando installazioni, murales e acrilici su tavola. Tra i progetti in corso, un programma integrato di riqualificazione urbana e architettonica comprendente tre accessi al mare, una piazza e una torre residenziale per il Lido di Jesolo.
Il rapporto tra etica ed estetica, al di là dei risvolti retorici e propagandistici che a volte ha assunto in questi ultimi anni rimane un argomento primario nella ridefinizione del ruolo e della figura dell'architetto nella società contemporanea. I laici veneti e friulani confermano la tendenza delle altre aree geografiche prese in esame, dove è emerso chiaro l'impulso dato dalle giovani generazioni di architetti ad un maggior impegno sociale per promuovere la buona architettura.