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Osservare per cambiare   < Sommario

Alessandro Massarente


Il passaggio dal vecchio al "nuovissimo" anno 2000 ha portato con sé la formazione di un governo che, se non sembra presentare nulla di nuovo, si spera possa almeno garantire il completamento dei programmi già avviati ed il definitivo varo di quelli da lungo tempo annunciati, compresa la nota legge recante disposizioni in materia di promozione della cultura architettonica e urbanistica, promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali, di cui si è discusso anche in queste pagine.
Nonostante queste promesse e promettenti innovazioni, il pesante e cronico ritardo del mondo dell'informazione in campo architettonico rischia di compromettere i seppur lievi iniziali vantaggi che una riforma del genere potrebbe innescare -anche indirettamente- in un settore come quello delle costruzioni e della produzione edilizia.
In un Paese in cui si contano circa un centinaio di riviste specializzate dedicate all'Architettura e il maggior numero di architetti tra le nazioni europee, la stampa non specializzata dei quotidiani e dei periodici riesce raramente -e per merito di pochi bravi giornalisti- a fare cronaca senza essere superficiale, ad informare il pubblico senza essere troppo specialistica.
Si può in effetti riscontrare a tutt'oggi, nonostante gli sforzi di riviste di architettura, gruppi culturali e associazioni varie, l'assenza di un osservatorio sui concorsi banditi in Italia che sia in grado di coprire con completezza e in tempo reale tutte le occasioni di concorso aperte sul territorio nazionale.
Gli strumenti utilizzabili sono spesso incompleti, come l'osservatorio Cresme/Telemat o il sito Archiworld a cura del Consiglio nazionale degli Architetti. La situazione non è migliore per i concorsi a livello europeo, nel cui campo operano fonti di informazione come ad esempio Europaconcorsi, Cerved, Oice, Informatel e numerose altre che peraltro non garantiscono una copertura capillare della domanda. Quella dell'informazione rappresenta per certi aspetti una questione a monte del problema dei concorsi in Italia. Se è vero che il concorso non è necessariamente lo strumento per ottenere un progetto migliore ma risulta insostituibile per innescare un processo dialettico di discussione del programma e delle idee in gioco, e se questo processo è destinato a favorire la riapertura del dialogo tra committenza, progettisti e critica, allora è necessario confontarsi proprio con tale questione dell'informazione per promuovere efficacemente un nuovo ruolo per la cultura architettonica in Italia.
Stabilendo innanzitutto alcuni punti, che propongo alla discussione: è necessaria un'informazione puntuale sulla situazione dei concorsi in Italia, che si articoli su più livelli -locale, regionale, nazionale- e che non si limiti ai soli concorsi più importanti; è utile dare spazio e voce a chi bandisce i concorsi e vi investe risorse, attraverso dibattiti ed occasioni di confronto nei quali sia possibile rivolgersi non solo agli addetti ai lavori, ma anche all'opinione pubblica; è doveroso tentare di abbattere -anche attraverso concorsi che funzionino- il muro invisibile che sembra separare l'Architettura dalla società, un muro per il quale in Italia fa notizia solo ciò che è stato da poco restaurato, ciò che è stato appena realizzato ma suscita polemiche, ciò che deturpa il paesaggio.