Promossa dal Ministero della Cultura dell’Estonia, la mostra e installazione “Let me warm you”, curata dalle architette Keiti Lige, Elina Liiva ed Helena Männa, è ospitata nel Padiglione estone alla 19ª Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia. Il progetto esplora come gli interventi di ristrutturazione con isolamento non siano solo un adeguamento agli obiettivi energetici europei, ma possano diventare un’occasione per ripensare e migliorare la qualità spaziale e sociale dei grandi quartieri residenziali.

La mostra si concentra sull'importanza di rinnovare gli edifici non solo per ottimizzare l'efficienza energetica, ma per ripensare anche la qualità della vita degli abitanti. Al Padiglione, la facciata di un edificio storico veneziano verrà coperta con pannelli isolanti, un richiamo diretto alle tecniche di ristrutturazione utilizzate in Estonia, dove gran parte degli interventi edilizi si concentrano sull'efficienza energetica piuttosto che sulla valorizzazione del carattere e dello spazio abitativo. Il palazzetto si trova in Riva dei Sette Martiri 1611, sul lungomare tra corso Garibaldi e i Giardini, nel quartiere Castello.
Al piano terra dello stesso edificio, una stanza avvolta in pellicola di plastica ospiterà una mostra che esplora come le dinamiche sociali tra i diversi attori coinvolti influenzino le soluzioni spaziali.
“Con questo progetto, ci chiediamo se l’isolamento sia solo un requisito burocratico per soddisfare gli obiettivi dell’UE o una vera opportunità per affrontare le sfide sociali e spaziali. L’installazione mette in evidenza il contrasto tra ambiziosi obiettivi globali e la realtà quotidiana di chi deve affrontare decisioni collettive” - affermano le curatrici Keiti Lige, Elina Liiva e Helena Männa.

L’installazione fa parte di una più ampia riflessione sulla transizione verso la neutralità climatica, con l’Europa che accelera verso obiettivi ambiziosi, come quello di diventare carbon neutral entro il 2050. L’Estonia, in particolare, si è posta l’obiettivo di rinnovare tutti gli edifici residenziali costruiti prima del 2000, portandoli almeno alla classe energetica C. Questo vasto piano di ristrutturazione si inserisce in un movimento europeo che mira a modernizzare il patrimonio edilizio obsoleto, ma solleva anche interrogativi su come bilanciare gli obiettivi climatici con le necessità sociali ed economiche.
L’installazione, montata direttamente sulla facciata di un edificio esistente, utilizza materiali e soluzioni di design tipici delle ristrutturazioni in Estonia. Messa a confronto con l’architettura storica e decorativa di Venezia, crea una dicotomia visiva di grande impatto. In Estonia, infatti, gli interventi sugli edifici sovietici avvengono spesso senza un contributo architettonico significativo, trascurando il carattere e il potenziale degli spazi. Rivestendo una facciata in fibrocemento nel cuore di Venezia, l’installazione invita a riflettere — e a dialogare — sul tipo di città e di ambienti in cui desideriamo vivere, coinvolgendo attivamente abitanti e progettisti.

Al piano terra del palazzetto, una mostra indaga le dinamiche sociali che influenzano le decisioni nelle ristrutturazioni. In Estonia, dove la maggior parte degli edifici residenziali è di proprietà privata, le scelte di rinnovamento sono spesso guidate da vincoli economici, limitando la possibilità di interventi che vanno oltre l’isolamento termico e si concentrano sul miglioramento complessivo dello spazio abitativo.
Lo spazio espositivo, un appartamento esistente, sarà avvolto in una pellicola di plastica, simbolo della pressione costante per la ristrutturazione. Questa scelta visiva vuole evidenziare come le soluzioni tecniche spesso oscurino i legami profondi e i reali bisogni degli abitanti. Al centro della mostra, un modello di un palazzo sovietico metterà in scena le interazioni umane, utilizzando dialoghi teatrali e scenari spaziali esasperati per illustrare come le relazioni sociali e le dinamiche collettive influenzino gli spazi abitativi.
La mostra sollecita una riflessione sulle sfide tra gli obiettivi energetici imposti dalle politiche e la realtà quotidiana vissuta da chi abita questi spazi. A corredo, un catalogo raccoglie sei scene tragicomiche ambientate in un condominio, che, ispirate a storie reali, esplorano temi come la paura del cambiamento e la rinascita del quartiere.

La Biennale di Architettura 2025, curata dall'arch. Carlo Ratti e incentrata sul tema “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva.”, esplorerà l'ambiente costruito come uno dei principali responsabili delle emissioni atmosferiche, ponendo l'architettura al centro del dibattito sul degrado del nostro pianeta. Con l'accelerazione della crisi climatica, gli architetti sono chiamati a proporre soluzioni non solo estetiche, ma sostanziali, efficaci e realizzabili in tempi rapidi.
In questo contesto, la mostra estone risponde alla chiamata di Ratti per i padiglioni: “Il tema principale di quest’anno offre un’ottima occasione per discutere cosa accade all’architettura quando l’architetto viene escluso dal processo. I processi di ristrutturazione pianificati direttamente dai residenti, secondo le loro migliori conoscenze, rappresentano un buon esempio di come l’intelligenza collettiva - o la sua mancanza - influenzi l’ambiente costruito. Il Padiglione dell’Estonia lancia il messaggio che la qualità architettonica dell’ambiente abitativo non dovrebbe essere trascurata nei processi di rinnovamento” - spiega Johanna Jõekalda, consulente per l’architettura e il design presso il Ministero della Cultura dell’Estonia e Commissaria del Padiglione dell’Estonia.

Il Padiglione dell’Estonia invita i visitatori della Biennale di Venezia a riflettere sul futuro delle nostre città e sugli spazi in cui viviamo. “Let me warm you” propone una visione di ristrutturazione che va oltre la mera efficienza energetica, mirando a una vera trasformazione delle abitazioni in ambienti più sostenibili, funzionali e umanamente significativi. In un periodo in cui la sostenibilità è una delle sfide più urgenti, il Padiglione Estone offre una prospettiva fresca e stimolante sul ruolo che l’architettura può avere nel costruire un futuro più vivibile per tutti.