©Michiel De Cleene

Inaugurato in occasione della 19. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, il Padiglione Lettonia (ospitato negli spazi delle Artiglierie dell’Arsenale) offre una potente immersione nella realtà del confine orientale della NATO, dal titolo "Landscape of Defence". Attraverso un allestimento che unisce linguaggio artistico e rigore progettuale, il padiglione riflette sull’impatto delle infrastrutture di difesa sulla vita quotidiana e sul paesaggio. Landscape of Defence porta la firma degli studi SAMPLING e NOMAD architects, protagonisti di un allestimento capace di restituire la tensione tra spazio civile e spazio militare.

Curato da Liene Jākobsone e Ilka Ruby, il Padiglione Lettonia affronta con approccio critico e transdisciplinare una serie di domande urgenti: cosa significa abitare il confine esterno della NATO in tempi di instabilità geopolitica? In che modo la militarizzazione del territorio incide sulle persone, sull’ambiente e sull’immaginario collettivo?

Landscape of Defence
©Michiel De Cleene

Lo spazio delle Artiglierie dell’Arsenale accoglie un grande sipario circolare che fa da sfondo a un collage fotografico: cartelli, torri, reticolati, elementi naturali e tracce di vita quotidiana convivono in una narrazione visiva del paesaggio di confine. Al centro, oggetti tipici del contesto difensivo – ricci anticarro, denti di drago, pali di sorveglianza – vengono reinterpretati in materiale fluorescente, offrendo una lettura astratta e simbolica.

Le due curatrici offrono prospettive complementari: Liene Jākobsone, architetto e designer con un dottorato in design del prodotto, è co-fondatrice dello studio SAMPLING e dirige l’Institute of Contemporary Art, Design and Architecture presso l’Art Academy of Latvia. La sua ricerca si concentra sull’intersezione tra pratica progettuale e produzione culturale. Ilka Ruby, curatrice e autrice, è co-fondatrice della casa editrice indipendente Ruby Press, attiva nel campo dell’architettura e delle pratiche spaziali. Con un approccio transdisciplinare e critico, porta nel progetto una riflessione ampia sul ruolo politico e sociale dell’architettura.

Landscape of Defence
©Michiel De Cleene

L’allestimento di SAMPLING e NOMAD architects rafforza l’effetto immersivo: sei schermi evocano un centro di controllo e alternano testimonianze locali a scorci del territorio. Una tenda alta 4,5 metri propone una mappa illustrata della fascia di confine, con dati, testi esplicativi e impressioni personali che contestualizzano l'area dal punto di vista della difesa militare, completando il quadro parziale e umano. Sulla stessa superficie è presentato il testo curatoriale e i dati tecnici del padiglione.

Landscape of Defence non intende fornire soluzioni, ma sollevare interrogativi: le infrastrutture difensive, pur rispondendo a reali esigenze di sicurezza, pongono sfide etiche, ecologiche ed estetiche. Il Padiglione Lettonia invita così a ripensare il concetto di confine e il ruolo dell’architettura in un contesto di tensione internazionale.

La mostra è accompagnata da una pubblicazione cartacea in formato leporello, pubblicata da Ruby Press, che raccoglie testi e immagini inedite, rafforzando l’idea di un attraversamento, di un confine da esplorare e interrogare. Il formato della pubblicazione richiama l'idea di un passaporto, incentivando nel visitatore ancora di più la percezione di controllo costante e l'idea dell'attraversamento di un confine.

Come scrive Jākobsone nel testo presente nella pubblicazione: "Negli ultimi anni il confine orientale della Lettonia è stato oggetto di un'intensa opera di fortificazione. I lavori sono tuttora in corso, ma il territorio ha già subito trasformazioni significative. Il confine non si configura più soltanto come una linea, bensì come un'area estesa: un vero e proprio paesaggio di difesa, articolato in strutture fortificate di grande impatto. Questo confine segna non solo il limite dello Stato lettone, ma, simbolicamente, anche quello di una regione ben più ampia - l'Europa. […] Queste cartoline dall'estrema periferia del continente non rappresentano soltanto una testimonianza della sua eterogeneità e dei suoi lavori, ma costituiscono anche un'occasione per restituire visivamente a coloro che esso intende proteggere l'immagine di questo paesaggio difensivo".

"A Berlino, dove vivo, si percepisce ancora ogni giorno come la caduta di un confine fisico e sistematico possa trasformare il tessuto urbano di una città. Quella frontiera si è ora spostata sul confine tra la Lettonia - e l'Europa - e la Russia. Il nostro obiettivo è comprendere l'impatto che queste fortificazioni possono avere sui paesaggi e sulle vite delle persone", afferma Ruby.

Nel Padiglione i visitatori sono accolti da figure ambigue a metà tra guide e sentinelle - vestite con uniformi disegnate dalla stilista lettone Laima Jurča - che evocano azioni e posture di controllo. La loro presenza, discreta ma percettibile, contribuisce a intensificare l'atmosfera sospesa del Padiglione: un ambiente che simula la soglia di una zona militarizzata, in cui il pubblico esperisce la tensione tra sicurezza e minaccia, accoglienza e sorveglianza, libertà e controllo.