testo e immagini a cura di Carlotta Eco




Paesaggi fotovoltaici
testo e immagini a cura di Carlotta Eco

L'esplosione del fotovoltaico

Il nostro paesaggio sta cambiando? Il proliferare di "campi" di pannelli fotovoltaici potrebbe forse costituire un ideale capitolo aggiuntivo alla "Storia del paesaggio agrario italiano" (libro che Emilio Sereni scrisse nel 1961 e nel quale si analizzano i legami fra aspetti socio-economici della società, metodi di produzione agricola e paesaggio).
L'idea della trasformazione del paesaggio è indotta dalla grande diffusione delle tecnologie fotovoltaiche, fonti di "energia rinnovabile", che negli ultimi dieci anni sono aumentate in modo esponenziale. Sembra, infatti, che nel solo 2007, in Italia, la produzione sia cresciuta del 500% per un totale di circa 60 megawatt installati. Entro il 2008, secondo il GSE (Gestore dei servizi elettrici) essa dovrebbe raggiungere il tetto dei 200 megawatt. Per quanto possano essere rilevanti, si tratta pur sempre di cifre esigue se le confrontiamo con quelle di paesi all'avanguardia come la Germania (1.328 megawatt installati nel 2007, il 47% del mercato mondiale del settore) e la Spagna (640 megawatt sempre nel 2007) dove lo scenario di sviluppo si è spinto molto più avanti.
Le cifre sono destinate a crescere; infatti, le imminenti direttive europee indicano il 2020 come data entro la quale i paesi della Unione Europea dovranno  essere in grado di ottenere il 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili (fra le quali rientrano anche le risorse idriche, l'eolico e le biomasse).

Bavaria Solarpark, Germania, SUNPOWER (1)
Serpa Solar Power Plant,Portogallo, SUNPOWER (2),Beneixama, Spagna,
CITYSOLAR (3), Rancho Seco Nuclear Station, USA, EPVSOLAR 

Il concetto di "parco fotovoltaico"

La recente introduzione del conto energia (che permette di connettersi alla rete elettrica nazionale e scambiare energia prodotta in esubero) ha dato via allo sviluppo di impianti di energia fotovoltaica di grosse dimensioni, costruiti non solo sulle coperture degli edifici esistenti ma soprattutto su porzioni di terreno libero. Parti sempre più estese di territorio saranno occupate dai cosiddetti "parchi fotovoltaici" (o "parchi solari") che copriranno intere aree: esse saranno in parte zone dismesse da precedenti attività produttive (fabbriche o centrali nucleari), in parte vecchie aree militari, aeroportuali o, molto più semplicemente, campi agricoli considerati improduttivi perchè incolti - una delle regioni con il maggior numero di queste moderne "coltivazioni" è, ad esempio, la Puglia.
Inevitabilmente, il paesaggio subirà delle trasformazioni morfologiche importanti da un punto di vista visivo. A questo si aggiunge il tema (i cui sviluppi sono ancora da verificare) dei possibili rischi ambientali legati all'erosione dei terreni in presenza di alterazioni idrogeologiche e microvegetative. Sino ad ora il fenomeno è stato considerato da un punto di vista puramente energetico e quindi giustamente accolto in termini positivi: finalmente, si dice, cresce la quota di produzione di fonti energetiche rinnovabili. Ma per evitare una crescita incontrollata progettisti, pianificatori e legislatori dovranno affrontare il problema tenendo conto, caso per caso, dell'impatto che ogni intervento, soprattutto se esteso e su grande scala, potrà avere sul territorio (tra gli esempi più eclatanti in merito si può citare il caso della pista dell'aeroporto militare di Waldpolenz in Germania che entro il 2009 sarà interamente ricoperta con 400.000 mq di pannelli solari).

Waldpolenz ex areoporto militare fasi di montaggio, Germania, JUWI
SOLAR
  (1,2,3,4)

Una valida alternativa: architettura fotovoltaica integrata

Il fotovoltaico integrato all'architettura potrebbe essere la risposta migliore, da un punto di vista dell'impatto paesaggistico e ambientale, da fornire a chi paventi il rischio di un'espansione incontrollata dei "campi solari". Associare questa tecnologia alla costruzione di fabbricati, contribuendo a rendere le singole unità autonome, è la soluzione energeticamente più logica. Sfruttare le coperture di edifici, ma soprattutto di capannoni, sia esistenti sia di nuova progettazione, eviterebbe inoltre l'incremento di superficie terrestre urbanizzata. Sempre più spesso, così, le superfici fotovoltaiche fanno parte del progetto architettonico, dando forma a nuove tipologie di copertura o di facciata sino a contemplare casi in cui, come in molti parcheggi, la tettoia fotovoltaica assume una forma architettonica autonoma. Infine, va sottolineato come con la legge finanziaria del 2007 siano stati introdotti bonus di incentivazione fiscale per chi rispetti una determinata serie di criteri di integrazione.

capannone agricolo ed edificio industriale ENERPOINT (1,3),
parcheggio, Olanda RWE SCHOTT SOLAR (2),
Accademia di
Mont-Cenis, Germania (4)

Il cantiere di un "parco fotovoltaico"

Parlando in termini pratici, la costruzione di un impianto fotovoltaico non presenta particolari difficoltà. Sono privilegiate le aree pianeggianti, libere e facilmente accessibili. Le opere primarie consistono nello spianare il terreno, creare le strade di accesso e le recinzioni di protezione (l'aumento del costo del silicio ha scatenato negli ultimi anni una corsa al "furto del pannello fotovoltaico" tanto da spingere l'ENEA a sviluppare un dispositivo elettronico "antifurto" interno ai pannelli stessi). In secondo luogo si tratta di "palificare" il terreno per fornire un saldo ancoraggio ai supporti dei pannelli, che variano con la dimensione, il peso e la tecnologia adottata; esistono infatti due tipologie di supporti quelli a struttura fissa e quelli mobili, ad inseguimento solare (i cosiddetti "inseguitori biassiali"). Questi ultimi, caratterizzati da una resa energetica migliore, necessitano di supporti più solidi e di maggiore spazio libero attorno per consentire una corretta rotazione. Inoltre, la loro altezza, che può raggiungere i 5-6 metri, ne determina l'alto impatto paesistico. Tutti gli impianti necessitano di un cablaggio e di una centralina per gestire la conversione dell'energia solare in energia elettrica. La centrale costituisce l'unico fabbricato edilizio che in molti casi viene interrato oppure posto a parecchi chilometri di distanza.

Bavaria Solarpark: tracciamento strade, palificazione (1,2)
pascolo e fotovoltaico (3) il "parco finito" (4) 

Carano, Italia, CPL CONCORDIA: pannello a rotazione (1) pali per i supporti
(2) cablaggio dei pannelli (3,4)

Un esempio positivo: la centrale di Carano a Trento

Il campo fotovoltaico installato a Carano in provincia di Trento è un esempio ben riuscito di integrazione paesaggistica. L'impianto, che copre 15.000 mq di superficie, si inserisce all'interno di un bosco di abeti e ricopre un'area prima occupata da una cava di porfido.
L'azienda (CPL Concordia) che ha vinto la gara indetta dal Comune  ha installato quasi 3000 pannelli solari (di cui il 90% fissi e il 10% mobili). L'impianto è così in grado di produrre annualmente 625.000 kilowattore (500 kw di potenza nominale). L'operazione garantisce al Comune un ritorno, da parte del GSE, di 0,47 euro per ogni kilowattore prodotto, ovvero circa 300.000 euro annui. Il costo dell'operazione (pari a 3.2 milioni di euro) sarà ammortizzato dal Comune nel giro di dieci anni.
Al di là del tornaconto economico l'operazione è soprattutto riuscita da un punto di vista ambientale. La scelta del luogo ha permesso di sfruttare un'area già vuota e storicamente caratterizzata da un paesaggio artificiale; inoltre, non ha comportato il taglio di alcun albero. Per ridurre ulteriormente l'impatto, si è cercato di contenere l'altezza dei pannelli, che non superano i 165 centimetri, e, su richiesta del Comune, è stato piantumato un filare di abeti lungo la strada perimetrale. Per le realizzazioni edilizie, peraltro esigue, sono stati utilizzati i materiali lapidei locali come il porfido della cava.
La particolarità del sito di Carano, ci troviamo a quota 1200 metri sopra il livello del mare, ha determinato la scelta di una tipologia particolare di pannello, dotato, cioè, della possibilità di regolare manualmente l'angolo di inclinazione (il cosiddetto "angolo di tilt").
L'angolo di inclinazione va cambiato stagionalmente: in inverno un angolo acuto (tra i 45 e i 55 gradi) evita il depositarsi della neve e fa sì che i pannelli non si facciano ombra l'un l'altro; mentre d'estate, viceversa, si riduce l'inclinazione rispetto al suolo di 25 gradi in modo da aumentare l'incidenza dei raggi solari.  

Carano, Italia, CPL CONCORDIA: la centrale nel bosco(1), fase di cantiere (2),
i supporti fissi (3), supporti ad inseguimento solare(4)

vista dell'inserimento nel bosco (1,2,3), l'edificio semi-sotterraneo
della centrale (4)