Il nuovo complesso residenziale, la Torre Gorani, i nuovi spazi pubblici e le rovine del palazzo di Massimiano

L’intervento tra le vie Brisa e Gorani, su un lotto di proprietà Feltrinelli da decenni, potrebbe probabilmente essere definito il progetto della vita per gli architetti Raffaello Cecchi e Vincenza Lima, anche solo da un punto di vista temporale, considerando l’inizio del loro lavoro di progettazione sull’area datato 1984. Il lotto di progetto, utilizzato fino a pochi anni fa come parcheggio sterrato, attiguo al Palazzo di Massimiano nel cuore della città medievale interna alla cerchia dei Navigli, è un vuoto urbano creato dai bombardamenti degli anni ’40, e rimasto tale anche a causa del PRG del 1953, che su tale lotto faceva passare la Racchetta, arteria stradale in parte realizzata e pensata per collegare piazza San Babila a piazza Cadorna, che avrebbe dovuto continuare attraverso piazza Missori, tagliando via Torino, per arrivare a corso Magenta; il progetto, seppur non concluso originò una serie di vincoli urbanistici rimossi solo negli ultimi anni.
Il progetto, che ospita spazi residenziali privati, uffici e negozi, insieme a una nuova piazza pubblica, ha dovuto coesistere con le differenti eredità storiche della città, ma anche attraversare quattro amministrazioni comunali, cinque sovrintendenze ai beni paesaggistici e quattro sovrintendenze ai beni archeologici. Il nuovo costruito (cinque piani fuori terra e uno interrato a uso autorimessa) è stato diviso in due volumi aderenti alle costruzioni circostanti: lasciando libero il perimetro del lotto, a eccezione del completamento della cortina stradale di via Santa Maria alla Porta, è stato possibile creare un nuovo spazio urbano pubblico dando risalto all’esistente Torre Gorani, oggetto di un consolidamento statico. Il piano terreno dei nuovi volumi, con ampie superfici vetrate, ospita le funzioni più pubbliche e quelle complementari alle residenze private, mentre, ai piani superiori, gli interni sono illuminati da un ripetersi di finestre rettangolari alte e strette con disposizione variabile che richiamano le proporzioni più frequenti degli edifici circostanti, creando inquadramenti su differenti epoche della città. Al piano interrato sono, invece, presenti i reperti archeologici, che grazie alla disposizione degli spazi pubblici e privati soprastanti, sono visibili dalla pubblica via Gorani e dalla nuova piazza pubblica.

I volumi, con profili altimetrici talvolta irregolari per garantire le viste agli edifici esistenti (secondo la normativa vigente), presentano un andamento planimetrico complesso e non regolare, derivante dal tessuto consolidato degli ultimi secoli, bilanciato tuttavia dal semplice trattamento materico in intonaco della facciata ventilata. Il coronamento dei volumi invece si discosta dal contesto grazie a finestre a nastro e a una copertura aggettante con rivestimento in zinco che richiama il tema della torre ma segnala la città nuova. Gli appartamenti sono molto ampi, come richiesto dell’investitore, e, dato l’alto livello delle residenze, sono stati progettati su misura da architetti e inquilini rispettando la scansione esterna. Diverse le note caratteristiche che Cecchi & Lima assegnano a ciascun piano, come il patio sopraelevato al quarto, nella zona di maggior profondità del corpo di fabbrica, e la grande terrazza al quinto piano che affaccia sulla nuova piazza. L’intervento ha, inoltre, valorizzato i resti archeologici rinvenuti durante gli scavi attraverso la creazione di oculi vetrati nella piazza pubblica, attorno alla torre Gorani, con diametri che variano da 50 a 200 cm: in questo modo dal livello della città consolidata è possibile tornare indietro di circa 17 secoli alla Milano imperiale. Pannelli microforati di ottone al piano terra riprendono il motivo di un mosaico di età imperiale ritrovato al di sotto della quota stradale per manifestare ulteriormente il collegamento tra il nuovo e il passato riscoperto. Contiguo a via Brisa e accanto alla torre è stato creato un nuovo giardino pubblico su progetto dello Studio Antonio Perazzi, con carpini, magnolie, edera e graminacee originarie della Lombardia con ridotta necessità di manutenzione e di acqua, inquadrate da finiture superficiali di granito rosa e calcestre, variando il paesaggio e creando per l’avventore percorsi di invito alla nuova piazza “archeologica”.

Un ultimo intervento da citare, curato dalla Sovrintendenza e in corso di ultimazione, riguarda un’altra entrata alla piazza. Lungo via Gorani era presente l’arco di ingresso al Palazzo omonimo, la cui torre è l’ultima vestigia del palazzo ottocentesco; l’arco è stato smontato durante il cantiere e attualmente è stato rimontato in situ con una reinterpretazione contemporanea delle finiture.

EFFICIENZA ENERGETICA E TECNOLOGIE INNOVATIVE PER UN INTERVENTO DI RICUCITURA URBANA
I due nuovi volumi emergono dal tessuto dalla città consolidata, nonostante il trattamento materico minimale e le proporzioni degli edifici che richiamano gli altri edifici. Le tecnologie e la qualità costruttive tuttavia si discostano dagli edifici circostanti: le nuove costruzioni risultano infatti in Classe A grazie al sistema di involucro integrato a quello impiantistico. Dietro le bianche pareti esterne, con intonaco autopulente grazie a una tecnologia che si ispira alla foglia del loto, si nasconde infatti una facciata ventilata che permette di ridurre i carichi termici estivi e, associata a un involucro fortemente isolato, contribuisce alla riduzione dei consumi invernali. L’involucro è stato progettato per essere coerente con il contesto, evitando quindi una parete ventilata con fughe a vista, scegliendo serramenti color ottone e una copertura con finitura in zinco. Anche dal punto di vista impiantistico si è optato per soluzioni efficienti: la generazione termofrigorifera è realizzata con una pompa di calore acqua/acqua alimentata dalla falda, a cui è collegato un sistema di pannelli radianti accoppiati a una ventilazione meccanica controllata per diminuire le dispersioni durante l’inverno e l’estate ed evitare condensa sui pannelli a soffitto in estate. I pannelli radianti sono stati posti a soffitto, con evidenza delle zone radianti per ridurre la possibilità di inconvenienti in caso di foratura delle canalizzazioni, e pensati per garantire maggiore flessibilità per la distribuzione interna e per la scelta delle finiture del pavimento, privilegiando il funzionamento estivo, che per gli edifici ben isolati è usualmente il problema principale. Grazie all’involucro, è stato possibile ridurre al massimo i fabbisogni termofrigoriferi, mandando in circuito fluidi con basse differenze di temperatura e permettendo un funzionamento ottimale della pompa di calore, sia in regime estivo che regime invernale.

UN INTERVENTO DI VALORIZZAZIONE ARCHEOLOGICA NEL CUORE DI MILANO
Nonostante l’intervento riguardi una nuova costruzione, la conservazione dei resti archeologici è stata uno dei temi più importanti e delicati, data la zona con molte sedimentazioni storiche. Durante la campagna di scavi condotta tra il 2009 e il 2011, si trovarono molte preesistenze di epoca romana e sorse il problema di come conservare resti, considerando che creavano interferenze con la platea del primo piano interrato. Inizialmente si pensò a un sistema di micropali attorno ai resti emergenti, a sostegno di una platea sopraelevata; questa soluzione fu in seguito scartata per due motivazioni: i micropali avrebbero potuto distruggere altri resti più antichi non ancora scoperti e i resti lasciati esposti all’aria dalla sopraelevazione della platea avrebbero potuto degradarsi molto velocemente dopo secoli protetti dal sottosuolo. Si optò quindi per una soluzione più conservativa: i resti a un livello inferiore all’intradosso della platea del piano interrato vennero protetti e coperti con un geotessuto e altri materiali inerti come ghiaia, sabbia, argilla espansa, creando quindi un livello omogeneo e continuo per le fondazioni, mentre per i resti affioranti si crearono fori nel solaio e vennero esposti mediante teche di vetro ad atmosfera controllata. A questi si aggiunse un’abside in muratura al livello interrato che, attraverso un sistema di specchi ancora da allestire, è osservabile dal piano di campagna di via Gorani. Sopra la platea così realizzata fu in seguito possibile continuare il progetto strutturale senza dover intaccare possibili altri resti archeologici, ma anzi valorizzandoli con oculi di vetro antisfondamento protetti da un cannicciato di metallo e da tende interne in caso di eccessivo irraggiamento solare.

Scheda progetto
Progettisti: Cecchi & Lima Architetti Associati
Committente: Finaval
Data di progetto: 1984
Periodo di costruzione: 2011 – 2017
Localizzazione: Milano, Italy
Progetto architettonico: Cecchi & Lima Architetti Associati - Raffaello Cecchi and Vincenza Lima
Collaboratori: Luigi Bertazzoni, Carolina Medici, Manuela Patelli
Progetto e direzione lavori opere di calcestruzzo armato: SD Partners, Architettura e Ingegneria - Carlo Maria Zaretti di Arpi
Progetto esecutivo architettonico: SD Partners Architettura e Ingegneria - Gianluca Zambotti
Progetto e direzione lavori impianti: Technion - Raoul Cassinelli, Stefano Rusconi
Direzione lavori e sicurezza: Studio Calvi - Vittorio Calvi
Collaudo strutture di calcestruzzo armato: SCL Ingegneria Strutturale - Stefano Calzolari
Progetto del giardino: Studio Antonio Perazzi
Impresa esecutrice: Minotti
Direzione tecnica di cantiere: Minotti - Eugenio Ponzellini
Capo cantiere: Minotti - Sergio Pasquariello
Serramenti: Palladio
Sistema di facciata ventilata: Sto
Copertura: VMZinc
Isolanti: Isolmant
Vetrocamera: Saint Gobain
Photos: Filippo Romano, Alessio Costantino Mirabella, URBANFILE

Arketipo 119, Residenze, aprile 2018