Passeggiata delle Fornaci  

Progetto: 5+1 associati (Paola Arbocò, Pierluigi Feltri, Alfonso Femìa, Antonio Lagorio, Gianluca Peluffo, Maurizio Vallino)
Collaboratori: Fabrizio Feltri, Susanna Feltri, Marta Sperati
Committente: Comune di Savona
Datazione progetto: ottobre 1995 - 1998
Sviluppo del progetto: 1 km
Strutture: Fabrizio Feltri
Sistemi di illuminazione esterni: ingegner Castaldi, Milano, Disano
Pavimentazione esterna: Holzbau, Bressanone; Lombarda Pavimenti manufatti in cemento, Osio Sotto (Bg)
Costo totale: 1.3 miliardi di lire

Accade a volte, anche in Italia, che si manifesti una certa sensibilità da parte delle amministrazioni al ripristino paesaggistico di aree importanti per l'equilibrio territoriale e che siano dei giovani architetti a doversi occupare di operazioni delicate come quella che ha interessato il lungomare di Savona, dove il gruppo dei 5+1 ha dovuto strutturare quella che oggi si chiama la Passeggiata delle Fornaci. Il nome stesso dell'intervento traduce lo snodarsi del percorso lungo scheletri di un passato industriale e produttivo della città, scostandosi o avvicinandosi al mare con andamento irregolare, creando una serie di visuali e di nodi strategici che ne rappresentano la forza. L'operazione si costruisce su pochi e semplici elementi, ma ha rigore e chiarezza concettuale alla sua base, e una ferma volontà di dare una svolta al destino di questi tracciati e dei luoghi che li circondano. Le parole d'ordine che hanno guidato i progettisti sono insolenza, brutalità, ricchezza, funzionalità, principi che si traducono nella forte caratterizzazione materica degli interventi.
Questi, nel loro insieme, costituiscono una sorta di sistema segnaletico architettonico, avente lo scopo di smuovere sia emozionalmente che intellettivamente i fruitori dello spazio pubblico.
La presenza di questa passeggiata è annunciata a gran voce perché è la riconquista di uno spazio che l'indifferenza e l'incuria hanno lasciato nascosto ed inutilizzato per anni. Sembra che ai giovani architetti liguri non basti la possibilità di operare su una porzione di territorio: essi colgono l'importanza e il valore generale insito in un'azione di recupero del rapporto tra la città, i cittadini e il mare. È ciò che i 5+1 chiamano il ruolo politico del progetto, cioè la sua capacità di dimostrare la possibilità di restituire ai vuoti urbani e alle aree periferiche una ricchezza di usi e significati che agisca sulla dimensione più vasta della città e del territorio in generale. La maturità e la consapevolezza con cui è stato affrontato il tema traspare dai risultati ottenuti: le linee guida sono qui la differenziazione, la ricchezza e la molteplicità dei luoghi e delle visuali. Il tracciato non è lineare, ma complesso e frastagliato, in modo da offrire continui cambiamenti di prospettiva e coinvolgere senza sosta i pedoni. Variazioni di pendenza e di piano, scarti laterali del percorso, consentono di esperire in modo sempre differente il paesaggio circostante, in una sorta di rivisitazione paesaggistica delle teorie sittiane applicate alla conformazione delle città storiche.
La sfida con la contemporaneità è accettata fino in fondo nel momento in cui il progetto si confronta con il principio del voyeurismo, giudicato negativamente da Baudrillard a proposito dell'accattivante trasparenza del Beaubourg: il consentire la visione del percorso anche dalla strada e dalle autovetture serve ad attirare pubblico e a mostrare l'interessante complessità del luogo. Gli elementi che concorrono alla concretizzazione dell'intervento sono semplici: il verde, ripensato e ridisegnato secondo una maglia regolare facendo particolare attenzione all'esistente e alla scelta
delle essenze, e strutture leggere realizzate con il montaggio a secco di elementi modulari che presuppongono la reversibilità dell'intervento.
Il progetto acquisisce e si inserisce nella realtà esistente: le pietre che costituiscono gli elementi di protezione dall'eventuale alta marea diventano il sostegno per il nuovo sistema di illuminazione, dei pali metallici appositamente disegnati e disposti irregolarmente come spade nelle rocce, con un effetto scenografico originale e suggestivo.
La passeggiata, che si sviluppa per la lunghezza di un chilometro, è costituita dal collageapparentemente casuale di elementi, disposti quasi come objets trouvés a formare luoghi di sosta, aree di gioco, zone panoramiche. Il legno lamellare è il materiale più utilizzato: con esso sono realizzate le pedane e le passerelle e tutte le strutture ludiche e di sosta.
Ad esso si alternano strisce di pietra colorata e aree lastricate, così che l'alternarsi dei materiali rende vario il percorso e ne indica chiaramente le diverse parti.Il realismo con cui i progettisti hanno affrontato la sfida non lascia alcuno spazio a comodi e formalistici romanticismi: la arete per l'arrampicata libera e la pista per lo skateboard sono la dimostrazione di una vera apertura verso le nuove esigenze ludiche e per il tempo libero.
I 5+1 vogliono lasciare il segno evidente e violento, come essi stessi affermano, dell'avvenuta trasformazione del luogo non con un uso provocatorio delle forme, ma con un programma chiaro e un controllo attento e globale del progetto. L'intervento diventa il manifesto di un nuovo possibile atteggiamento culturale nei confronti del recupero e della valorizzazione del paesaggio italiano, un messaggio non solo per i politici, ma anche per gli architetti e per i cittadini stessi, affinché tornino ad essere i principali e consapevoli fruitori e destinatari del fare architettonico.

Testo di Francesca Pagnoncelli

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