energia24club.it – Continua il braccio di ferro tra gli operatori del fotovoltaico e il governo sullo stop al terzo conto energia il 31 maggio.

L'hanno battezzato "ammazza rinnovabili", il decreto legislativo votato dal Consiglio dei Ministri la settimana scorsa e in attesa di essere firmato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Le associazioni del settore sono furiose: Aper, Assosolare, Gifi e Asso Energie Future denunciano "diversi elementi d'incostituzionalità" nel provvedimento del Governo, chiedendo a Napolitano di fermare il suo percorso. Secondo gli operatori, il decreto rischia di bloccare lo sviluppo dell'economia verde in Italia. Il principale punto di contrasto è il terzo conto energia, approvato nell'agosto 2010 ed entrato in vigore dal primo gennaio 2011. Avrebbe dovuto garantire gli incentivi al fotovoltaico fino al 2013 compreso, invece il decreto ferma tutto il prossimo 31 maggio.

Da una parte, le associazioni concordano sulla necessità di riequilibrare gli incentivi, adeguandoli ai costi in costante diminuzione degli impianti. Dall'altra, però, sono molto preoccupate per questo ripensamento sul terzo conto energia. Un vero e proprio effetto retroattivo, sostengono le associazioni in un comunicato congiunto, che "va a bloccare non solo i progetti futuri, ma anche quelli già avviati e finanziati, mettendo a rischio fallimento aziende fino a ieri stabili e in crescita". Per le aziende delle rinnovabili, il Governo ha cambiato le regole del gioco senza preavviso e senza un accordo con le parti interessate (regioni, industrie, istituti di credito), mentre le fonti alternative hanno bisogno di norme stabili per favorire gli investimenti.

Secondo Gianni Chianetta, presidente di Assosolare, "la scelta del Governo è stata irresponsabile [...]. Il vuoto normativo nel quale ci troviamo ha bloccato i cantieri in corso e quelli che stavano per partire". Il presidente del Gifi, Valerio Natalizia, afferma che "tutti gli investitori nazionali e internazionali si sono fermati, attendendo la pubblicazione di un nuovo sistema incentivante". Quali potrebbero essere le conseguenze? Cassa integrazione straordinaria per almeno 10mila lavoratori, blocco degli investimenti per 40 miliardi di euro e degli ordini per circa otto miliardi, come dichiara Natalizia. Le associazioni, inoltre, ritengono che il decreto sia in contrasto con l'art. 41 della Costituzione che tutela l'iniziativa economica privata (proprio perché l'esecutivo vorrebbe bloccare l'ultimo conto energia con effetto retroattivo) e con l'articolo 76, perché ci sarebbe un eccesso di delega. Il Governo, infatti, non avrebbe accolto i pareri delle commissioni parlamentari, approvando un testo diverso da quello concordato in precedenza.

E mentre le associazioni minacciano ricorsi al Tar e alla Corte costituzionale, il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, prova a gettare acqua sul fuoco, spiegando che "con questo decreto abbiamo finalmente iniziato a stabilizzare il mercato dell'energia da fonti rinnovabili. Eravamo entrati in una bolla che sarebbe esplosa al conseguimento della quota Ue al 2020 di 8mila Mw di fotovoltaico, quota che siamo in grado di raggiungere invece in pochi mesi". Romani prova infine a ribaltare i timori degli operatori, assicurando che "chi ha intenzione di investire, avrà con il decreto ministeriale di prossima emanazione, un quadro preciso di quote, parametri e livelli d'incentivazione per un piano industriale dall'orizzonte finalmente ampio, e non più limitato a uno o due anni".

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