Testo di Stefano Bernuzzi

PETER FISCHLI & DAVID WEISS: ALTRI FIORI E ALTRE DOMANDE
Fino al 16 marzo 2008
Milano
   Testo di Stefano Bernuzzi

"Con un atteggiamento quasi infantile, Fischli & Weiss portano le loro
marachelle a una grandezza tale da trasformarle in classici postmoderni con
tanto di pedigree da perfetti storici dell'arte" così sintetizza l'opera del duo
zurighese il filosofo e storico dell'arte Arthur C. Danto. Con la mostra in
corso "Altri fiori e altre domande" ora anche il pubblico italiano può giocare e
divertirsi con le "marachelle" che Peter Fischli & David Weiss hanno
disseminato dal 1979, anno in cui è iniziata la loro avventura artistica come
coppia indissolubile. La prima grande retrospettiva mai ospitata nel nostro
Paese, proveniente dalla Tate Modern che ha collaborato alla sua realizzazione
insieme alla Kunsthaus di Zurigo, presenta nuove opere realizzate per
l'occasione, pezzi storici e lavori sconosciuti al grande pubblico in
un'installazione di oltre quaranta video, sculture e fotografie concepita
appositamente per gli spazi monumentali del seicentesco Palazzo Litta.
Negli
spazi ricchi di broccati, ori e pezzi di antiquariato i lavori degli artisti
svizzeri si trovano sorprendentemente a loro agio, quasi come se fossero
contemporanei di questa storica dimora, nessun corto circuito mentale si crea
nello spettatore che a volte neppure si accorge di una statua di poliuretano
nero accanto ad una porcellana di Capodimonte, tanto sembra così naturale
trovarla lì che non ci si pone nessuna domanda. Proprio qui sta la grande forza
dell'opera di Fischli & Weiss, già vincitori del Leone d'Oro alla Biennale
di Venezia 2003, che alterna sapientemente gioco e cultura alta, passato e
presente, banalità quotidiana e la storia del mondo, sembre in bilico tra
sublime e kitsch, tra noia e psichedelia, tra la normalità e lo straordinario.
Le loro visioni della realtà attraverso l'uso di molteplici media - fotografia,
installazioni, video, sculture - si traducono in oggetti che per una volta
riescono a superare tutti i limiti del concettualismo per soli adepti proprio di
tanta arte contemporanea, apparendo semplici, immediati e divertenti. Allo
stesso tempo, però, costruiscono un repertorio di immagini e suggestioni che,
come un'enciclopedia post-moderna, ci mostra il mondo circostante nella sua
banale crudezza.
Così accade nella serie fotografica Aeroporti, o nelle
sculture de "La zattera" un'installazione in poliuretano in cui riemergono dagli
abissi nature morte da cartone animato e animali da fiaba, ma soprattutto in "Un
lavoro incompleto", un labirinto di immagini e mondi possibili, un viaggio tra
micro-universi e panorami lillipuziani, un giro del mondo in centinaia di
immagini che si confondono e si intrecciano una con l'altra, per rivelarci il
lato oscuro della quotidianità. La labirintica realtà in cui si muovono è ben
resa da un modellino di casa-labirinto in creta e in modo ancora più efficace e
ambiziosa serie "Suddenly this overview", presentata per la prima volta in
Italia, nella quale il duo riscrive gli eventi cruciali della storia dell'uomo
in una sequenza di oltre novanta piccole scene di creta, vignette da un universo
in miniatura, sculture che ricostruiscono eventi insoliti ed episodi marginali
che la storia ufficiale non ha mai raccontato. E ancora la proiezione
"Kanalvideo" che guida lo spettatore nelle fognature di Zurigo come in un
viaggio psichedelico e caleidoscopico; il video "The way things go" dove gli
oggetti si risvegliano e i materiali più diversi - scatole, bottiglie, pezzi di
legno, candele, copertoni e teiere - si rincorrono in una serie esilarante di
reazioni a catena, un effetto domino in cui caos e ordine si sfidano
all'infinito; il film "La retta via" in cui i due artisti si travestono da topo
e da orso e si avventurano per le montagne della Svizzera, perfetti filosofi in
stile Walt Disney che riflettono sul sentimento primordiale di paura e
stupore.

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