Il centro visitatori è una nuova tipologia, novità nel mondo globalizzato e sempre più diffuso del turismo: una funzione che non ha memoria, non ha storia, non ha riconoscibilità. L’edificio che la materializza deve rispondere alla comunicatività della forma, deve essere differenziata dal contesto, in sé originale (non potendo essere originaria), avere attrattività ed essere riconoscibile nel tempo, accogliere e fornire servizi, anche oltre quelli semplicemente informativi. È una tipologia per definizione rivolta a utenti esterni, quindi deve essere immediatamente percepibile, in cui si sommano e incontrano utenti nuovi e quelli di ritorno per una frequentazione sempre più vasta. Il contemporaneo afferma la libertà della forma, senza regole precostituite, senza storia, senza riferimenti al sito, senza necessaria corrispondenza alla funzione, indipendente dalla tecnica e dal programma, rivolgendosi all’utente come spettatore: coordinate che per un centro visitatori devono essere interpretate in modo specifico e, unica tipologia, in parte ribaltate. L’utente è utente, la funzione è nota, anche se non programmaticamente definita, il riferimento al sito e alla storia possono essere uno stimolo progettuale, la possibilità di organizzazione molto ampia. La forma di un centro visitatori è libera e inventiva, ma deve essere narrativa, magari simbolica o allusiva, contenere un valore conoscitivo: architettura come immagine riconoscibile, facilmente memorizzabile, come racconto dei luoghi di cui informa, magari diventare forma-immagine, marchio riproducibile.

Per una località come questa in cui si vuole espandere il turismo degli sport invernali, sulla neve, quale è la suggestione narrativa? Buttare sul tavolo dei dadi come dei cubetti di ghiaccio, così come capita, quindi disordinati, casualmente connessi, qualcuno staccato, sovrapposti in qualche caso, diversamente ruotati, e riportarli sul terreno in una scala gigante, perché siano abitabili e visibili, e scegliere questa conformazione come definitivamente comunicativa. Cubi, anzi supercubi da 17 metri di lato, che sovrapposti diventano un edificio da 51 metri, che nel loro insieme diventano un aggregato che fa paesaggio, che si percepisce, si può percepire solo ruotando intorno, per una sequenza di immagini da angoli prospettici sempre diversi e mai ripetitivi. Non è possibile diversamente se la conformazione è originata da un getto casuale di dadi-cubetti: i singoli elementi sono di rigorosa geometria euclidea, ma l’insieme è senza logica cartesiana: la “decostruzione” del contemporaneo rimane, ma è nel modo di aggregare elementi rigidamente prismatici, nella concezione spaziale, non nel deformarne il volume: una interpretazione pragmatica e positiva. La disposizione dell’insieme è stata ruotata in funzione del luogo, per offrire la vista migliore ai diversi percorsi di approccio, infatti i progettisti si preoccupano della visibilità da ogni punto cardinale, in sé e con riferimento alla città e al paesaggio: venendo da ovest, dalla strada commerciale, un cubo in alto si sposta a sbalzo su quello inferiore, per dare il senso della casualità, di una instabilità sorprendente e attrattiva, e diventare il terminale prospettico più alto; da nord che è l’accesso pedonale principale i cubi formano una sorta di portale, invitante all’ingresso, mentre dal lato del laghetto artificiale a sud l’aggregazione dell’insieme è concava, accogliente. La conformazione non è sufficiente, si deve completare con l’aspetto dell’involucro, tutto in lastre continue in vetro stampato, che simulano un effetto ghiaccio delle pareti, metafora dei cubetti, di grande abilità comunicativa, una scelta formale che trovo abbia un contenuto poetico e affascinante, che ogni utente può riconoscere immediatamente e non dimenticare.

Un effetto di semitrasparenza diurna, quello che si dice “effetto ghiaccio” che di notte quando si illumina dall’interno diventa un gruppo di lanterne, una scelta proprio di tradizione cinese, anch’esse translucide, non trasparenti, che fa apparire le persone all’interno come ombre (che si dicono infatti cinesi). Che diventa una forma riconoscibile in tutta la cittadina, un terminale prospettico, oltre un tessuto residenziale di costruzioni tradizionali basse. Ma non c’è solo l’informazione turistica, ci sono uno spazio giochi, un bar, un teatrino. Il servizio offerto in più, molto orientale e molto tradizionale, molto buddista, è il locale più alto, nel cubo a 34 metri di altezza, un ambiente per stare, di meditazione o contemplazione; non un belvedere nel senso tradizionale della massima trasparenza, al contrario, ma della possibilità di traguardare, tramite i vetri stampati, il paesaggio intorno in tutte le direzioni, una visione del contesto da cui si è arrivati, che si è visto solo dalla strada, dal basso, con una visuale filtrata, che da qui si intravede nel suo insieme, come attraverso un vetro gelato, come stare proprio all’interno di un cubetto di ghiaccio. Bisogna riconoscere che l’architettura cinese contemporanea è quella della maggiore ricchezza di produzione, per ogni tipologia, anche per quelle innovative, come nel caso, diventata in pochi anni di grande qualità, tra tradizione locale e internazionalismo senza una scuola identificabile: un atteggiamento positivista, pragmatico, di ricerca e grande interesse formale, come in questo caso.

Di giorno e di notte, si erge sopra gli edifici circostanti. La sua luce attira i visitatori e crea un punto di riferimento per l'intero quartiere. Di notte, le facciate sono completamente illuminate e diffondono un bagliore uniforme nell'ambiente circostante. In alto, lo Sky Lounge permette di osservare il paesaggio a 360 gradi

UNA TRAMA DI FACCIATE TRASLUCIDE
Il volume, nella sua complessità, domina lo spazio con il suo insieme, apparentemente scomposto, di nove cubi sovrapposti, ciascuno di circa 17 metri di altezza. Ne risulta una visuale continuamente mutevole in base alla posizione del visitatore. Dalla strada commerciale a ovest, il cubo superiore, con uno sbalzo di 34 m dal suolo, segna la fine della prospettiva. La stabilità della struttura, nonostante il continuo cambio di baricentro, è assicurata da un sistema di 321 pali di fondazione che la ancorano al suolo fino a una profondità di 18 metri. Il nucleo interno è in calcestruzzo armato e assolve alla funzione non solo portante, ma anche di nucleo servizi, ascensori e di controvento strutturale, in grado di compensare sbalzi fino a 6,7 metri soddisfacendo un livello di intensità precauzionale sismica pari a 8. La massiccia composizione in calcestruzzo, tuttavia, resta completamente nascosta all’occhio del visitatore: i pannelli di vetro delle facciate sono sospesi da cavi in acciaio inossidabile e sottili connessioni in acciaio. Il cubo superiore alleggerisce ulteriormente la composizione: un cristallo trasparente che ospita un luogo di contemplazione e relax, sospeso nel cielo. Il rivestimento vetrato si compone di un sistema a doppia pelle con ventilazione controllata. Lo strato più interno è un sistema di facciata continua in doppi vetri (TP12+16A+TP12 Low E- Ultra Clear glass) con giunti realizzati da elementi in acciaio, ancorati ai profili scatolari della sottostruttura. Un sistema di piastre - opportunamente imbullonate in corrispondenza dei solai - realizza il collegamento puntuale alla struttura portante in acciaio. In corrispondenza dei solai e delle connessioni tra struttura portante e sottostruttura, il sistema è completato da pannelli di chiusura (spessore 2 mm), retrostanti gli elementi in doppio vetro, che nascondono i pannelli isolanti in lana di roccia (70 mm, 100 kg/mc). La pelle esterna del rivestimento di facciata è composta da una griglia di pannelli vetrati (dimensione pari a 2,3x2,5 m) serigrafati: ogni pannello è stampato con un motivo grafico unico ispirato al cristallo di ghiaccio. Una trama di cavi in acciaio spazzolato (Ø 18 mm, per gli elementi verticali e Ø 12 mm per gli orizzontali) mantiene i pannelli in sospensione; profili tubolari in acciaio inox (Ø 32x4 mm), interconnessi ai cavi con cravatte di raccordo a 6 vie, garantiscono la creazione della camera di ventilazione. I giunti orizzontali e verticali sono appena accennati mediante l’utilizzo di profili in acciaio inox (1 mm) che segnano impercettibilmente la scansione della griglia esterna dei pannelli vetrati. In corrispondenza dei solai, all’interno della camera di ventilazione, sono ancorati i profili grigliati, con funzione anche di distanziatori, che consentono il passaggio d’aria: un dispositivo elettrico ne controlla l’apertura, alla base e alla sommità della facciata, per il corretto flusso di aerazione.

Scheda progetto
Committente: Henan Rongshou Xinchuang Culture and Tourism Real Estate Co. Ltd.
Data: 2019 - 2021
Superstructure surface area: 12,149 mq gross floor area
Site surface area: 28,200 mq
Principal architects: Qiang Zou, Mathieu Forest
Design Team: Zeng Teng, Wu Di, Wang Zhuang, Arnaud Mazza, Ma Jia, Xue Qixun
Local design architect: Henan Urban Planning Institute & Corporation
Structure: Arup Group Limited
Curtain wall / Facades: Eduth
Landscape design: Hassell Shanghai
Landscape design construction: Qidi Shanghai
Lighting: Prol
Interior design: Wu:z Design
Photos: Archexist

Arketipo 154, Turismo, Marzo 2022