“Astronavi di plastica” assimilabili a imponenti massi rocciosi si adagiano sul terreno creando un luogo quasi etereo per ospitare l’auditorium e il centro congressi dell’antica città fortificata di Plasencia, nella comunità autonoma di Estremadura nella parte sud-occidentale della Spagna. L’obiettivo è stato quello di non urbanizzare il sito, tantomeno di realizzare un terrapieno sulla ripida collina su cui trova collocazione l’edificio, ma invece di preservarne il luogo e i suoi caratteri. Così il Plasencia Congress Center, localizzato nella parte periferica della città, al confine tra ciò che è urbanizzato e ciò che l’uomo non ha ancora plasmato, entra in relazione con l’arido paesaggio roccioso, tipico della zona, punteggiato da selvaggi cespugli di montagna. Un tema che lo studio madrileno ha affrontato nel rispetto del luogo e, contemporaneamente, nella ricerca di un dialogo tra forma architettonica, immagine e contesto, attraverso l’applicazione delle linee guida che caratterizzano la sua filosofia progettuale, come l’attenzione per le tecnologie innovative e i processi costruttivi, l’uso del colore e i giochi di trasparenza, senza tralasciare l’ispirazione alle forme della natura. In particolare, in quest’opera si ritrovano alcune strategie che gli architetti hanno sperimentato per la prima volta nel loro Centro Congressi per la vicina città di Badajoz, compreso l’uso di colori decisi e contrastanti, le superfici di plastica traslucide e una varietà di giocosi elementi circolari, che vanno dalle porte di vetro arrotondate alle aperture a oblò. Realizzato a seguito di un concorso nel 2005, ma completato solo nel 2017 a causa di problematiche legate alla difficoltà di finanziamento, il centro congressi è arroccato su una collina distinguendosi nel contesto arido, come un gigantesco masso, un volume amorfo, sfaccettato e rivestito di pannelli chiari e traslucidi di ETFE (ossia Etilene Tetrafluoro Etilene, un polimero termoplastico più leggero, più resistente e più isolante del vetro). Come un castello fortificato con il suo fossato, il Plasencia Congress Center ha una passerella di accesso, ben visibile poiché tinteggiata con una brillante tonalità arancio, che conduce il visitatore dal piano strada a un monumentale portico d’ingresso all’edificio. Questo spazio è una sorta di vuoto colorato che attraversa l’intero volume fino a una terrazza panoramica situata dalla parte opposta all’ingresso, che permette una vista a tutto tondo verso le montagne della Sierra de Gata. Il terreno naturale si trova a circa 17 m sotto il livello della strada. Questo ha rappresentato una sfida audace per lo studio SelgasCano che ha studiato la soluzione di portare l’edificio al livello della strada attraverso la realizzazione del portale di ingresso, con la hall, collocato al di sopra del volume dell’auditorium.

Dallo spazio della hall, nucleo centrale dell’edificio, un sistema di scale e di rampe si estendono lungo il perimetro della costruzione, tra l’involucro esterno realizzato con struttura di acciaio e tamponamenti di ETFE e la struttura opaca di calcestruzzo armato e acciaio, per consentire l’accesso a tutte le diverse funzioni collocate nell’edificio a quote differenti. L’involucro trasparente di ETFE permette di realizzare gli spazi destinati alla circolazione e ai collegamenti non climatizzati ma comunque controllati termicamente, grazie alle proprietà intrinseche della membrana polimerica, ottimizzando in questo modo i costi degli impianti e la loro gestione. Tale aspetto infatti è stato tra le tematiche affrontate in ragione delle difficoltà economiche che hanno accompagnato il lungo processo progettuale. La sala congressi dell’auditorium, con una capienza di 800 persone, è ubicata al livello inferiore dell’edificio ed è accessibile a tre diverse quote: -2,22 m, l’ingresso principale, -9,15 e -13,40 m, gli ingressi secondari. I vani tecnici e quelli funzionali al teatro trovano collocazione negli spazi sottostanti il volume della sala. Uno spazio aperto polivalente, una sala conferenze da 300 persone frazionabile in tre sale da 100 persone ciascuna, e un’area espositiva si sovrappongono alla sala principale, consentendo alla torre scenica del teatro di essere completamente incorporata nella maestosità del volume. Apparentemente l’opera degli architetti spagnoli sembra estranea sia al suo ambiente naturale sia alla periferia della città; una caratteristica che si accentua in particolare durante la notte, quando il volume si accende e diventa una lanterna luminosa, ben visibile anche dalle auto in corsa. All’interno, questo senso di estraniazione sembra ancor più evidente. Infatti, l’involucro di ETFE, luminoso alla luce del giorno, trasforma le aree di circolazione perimetrali e i livelli superiori alla sala congressi in spazi dall’atmosfera eterea. Il risultato è dunque un’architettura impalpabile e traslucida, la cui massa è interrotta dal varco del portale d’ingresso con i suoi colori vivaci, dalla tonalità di arancio al rosso acceso, “il cuore caldo” dell’edificio, secondo l’architetto Lucia Cano, da dove accedere ai diversi ambienti.

Con l’obiettivo di portare luce naturale all’interno dell’imponente Plasencia Congress Center, lo studio SelgasCano ha optato per realizzare una serie di lucernari zenitali, grandi tagli a sviluppo orizzontale e circolari con diversi diametri, che dalla copertura, dal perimetro e dal varco centrale convogliano la luce ai vari livelli dell’edificio. L’articolato gioco dei piani porta così gli architetti a ideare camini di luce che, trasversalmente, sembrano cucire insieme i differenti spazi, garantendo un apporto di luce naturale degli ambienti e ottimizzando l’illuminazione artificiale e, di conseguenza, i relativi costi. Per l’auditorium, il cui ambiente, che rimanda all’idea di uno spazio interno di una nave, è caratterizzato da linee sinuose in contrasto alla spigolosità del volume esterno, i progettisti hanno optato per una duplice soluzione: una grande finestratura trasparente sul fondo del palcoscenico e aperture a oblò sui due lati della sala, distribuite in modo irregolare, che si affacciano sugli spazi di distribuzione e di collegamento. I giochi di luce, i colori vivaci, le trasparenze, la varietà degli spazi, caratterizzati da altezze differenti, e le relazioni visive che si istaurano tra i diversi livelli creano un’architettura dinamica in grado di suscitare nel visitatore stupore e curiosità.

INGRESSO MONUMENTALE A PIÙ LIVELLI
L’immagine del Plasencia Congress Center è quella di un edificio compatto e omogeneo dove l’unico elemento di rottura è rappresentato dal varco di accesso che attraversa la massa dell’edificio e mette in comunicazione la città con il paesaggio montano. Un vuoto, le cui dimensioni consentono a tutte le funzioni di affacciarsi verso l’esterno, permettendo alla luce di penetrare nella massa dell’edificio e contestualmente di creare una serie di relazioni visive tra i diversi livelli, e tra interno ed esterno. Il visitatore accede al portale monumentale attraverso una passerella e immediatamente, con un salto di scala, si trova nella hall, uno spazio confinato, chiuso e climatizzato, con una copertura opaca, di color arancio come la pavimentazione e come tutte le facciate vetrate che si affacciano verso il vuoto, in contrasto all’opalescenza che contraddistingue tutto l’edificio. Elementi circolari caratterizzano geometricamente questo spazio: dai lucernari zenitali della copertura, agli oblò per le mandate e riprese dell’aria, alle parti di vetrate lasciate senza colore al fine di non disturbare la vista. È grazie a questa soluzione di ingresso, che supera i dislivelli naturali, che lo studio madrileno realizza un edificio monumentale sui pendii di una collina, combinando le volumetrie occupate dalle diverse funzioni. Da un punto di vista costruttivo, l’auditorium ha una struttura portante realizzata in calcestruzzo armato gettato in opera, diversamente dalla parte superiore dell’edificio, oltre la quota del piano della hall, che è realizzata con travi e pilastri di acciaio. Il solaio di copertura della sala dell’auditorium è realizzato con struttura mista acciaio e cemento, con travi nervate in appoggio ai setti di calcestruzzo armato. L’involucro di ETFE che contiene le diverse funzioni ha una struttura autoportante in tubolari di acciaio.

L’INVOLUCRO TRASLUCIDO
La scelta di realizzare un involucro esterno con struttura di acciaio e rivestimento in membrana polimerica di ETFE è stata dettata da molteplici fattori, sia di natura puramente estetica sia prestazionale. La pelle di facciata doveva infatti contrastare ed equilibrare l’imponenza della forma e la linearità delle geometrie, senza perdere di vista l’aspetto economico della soluzione costruttiva. La scelta del materiale doveva garantire inoltre un buon controllo termico degli ambienti interni al fine di ottimizzare l’impiantistica e, nello stesso tempo, i sistemi di illuminazione. Pertanto lo studio madrileno SelgasCano ha optato per realizzare un involucro di ETFE, materiale utilizzato in architettura sin dagli anni Ottanta, ma che è stato riscoperto nell’ultimo decennio in sostituzione di vetro e di altri materiali edili più tradizionali per le sue caratteristiche di leggerezza, elevata resistenza agli sbalzi termici e alle aggressioni chimiche, permeabilità alla luce e ai raggi UV, e anche riciclabilità. Una pelle traslucida e opalina che avvolge l’intero edificio e, in particolare, racchiude tutti gli spazi di circolazione e collegamento, che, seppur non climatizzati, risultano essere ambienti confortevoli grazie alle proprietà termiche che l’involucro è in grado di offrire. Per gli spazi di collegamento che hanno necessità di avere un ambiente climatizzato, gli architetti hanno progettato un doppio involucro di vetro extrachiaro con montanti di acciaio, opportunamente mascherati negli spessori del solaio, così da avere un effetto di completa trasparenza. La struttura principale dell’involucro è composta da un telaio di tubolari di acciaio (D 114, D80) con una serie di controventi, vincolata puntualmente alla struttura portante dell’edificio. I singoli film di membrana sono fissati meccanicamente con appositi profili a C avvitati a piastre saldate ai tubolari di acciaio.

Scheda progetto
Progettista: Lucía Cano, Josè Selgas
Committente: Junta de Extremadura
Periodo di costruzione: 2005 - 2017
Area: 7.500 m2
Localizzazione: Plasencia, Spain
Gruppo di progetto: Lara Resco, José de Villar, Lorena del Río, Blas Antón, Carlos Chacón, Manuel Cifuentes,Beatriz Quintana, Jaehoon Yook, Jeongwoo Choi, Laura Culiañez, Bárbara Bardín
Architectural assistant: Manolo Trenado
Progetto strutturale: BOMA ingenieros
Progetto strutturale facciate: Fhecor ingenieros consultores
Progetto impiantistico: JG ingenieros
Progetto acustico: Arau Acustica
Architettura tessile: Lastra Zorrilla
Impresa principale: Placonsa-Joca
Photos: Iwan Baan

Arketipo 121, Involucri, giugno 2018