Testo a cura della redazione

PREMIO INTERNAZIONALE ARCHITETTURE DI PIETRA
4-7 ottobre 2007
Verona
   Testo a cura della redazione

Giunge alla sua decima edizione il "Premio Internazionale Architetture di
Pietra", promosso da Veronafiere nell'ambito delle manifestazioni
scientifico-culturali della 42° Marmomacc, un premio istituito venti anni fa
come riconoscimento dell'uso della pietra come semplice materiale da
costruzione, una valorizzazione commerciale e, allo stesso tempo, una
possibilità per diffondere la cultura del materiale. Nello svolgimento delle
edizioni precedenti si è assitito all'evoluzione del Premio verso una maggiore
attenzione del rapporto con l'architettura, per sottolineare sempre più il ruolo
della pietra come materiale identitario dell'architettura capace di conferire a
tutta la costruzione un carattere proprio e distintivo, un materiale che parli
un linguaggio proprio, autonomo e specifico. Questa nuova esigenza, che ha
prodotto un notevole salto di qualità del Premio, ha reso necessaria un'indagine
più approfondita dello "stato dell'arte" in questo campo, una selezione più
accurata e a cadenza biennale, ad opera di una giuria internazionale di qualità.
Il Premio è diventato occasione per un osservatorio critico di ricerca sulla
migliore produzione architettonica e, grazie a questo costante impegno, uno dei
più prestigiosi riconoscimenti internazionali.
Un ulteriore segno della
qualità e del valore culturale di quest'ultima edizione del Premio è la
deliberata scelta di allontanarsi dai criteri dettati dalla ricerca
dell'architettura-spettacolo a tutti i costi, delle opere stra-pubblicate e
acquisite dai media (non solo di settore), a favore di una valorizzazione di
esperienze "periferiche", lontane dai riflettori dello star-system
architettonico ma significative di una cultura della pietra che coniughi
efficacemente tradizione e innovazione. Secondo questa logica è stato istituito
un nuovo Premio dedicato alla "architettura vernacolare", dedicato per questa
prima edizione all'architettura di Pietra della Lessinia, una straordinaria e
quasi sconosciuta opera collettiva, dovuta all'originalità e all'intelligenza
creativa degli anonimi "mastri" scalpellini che hanno modellato per secoli
l'architettura e il paesaggio della montagna veronese.

La giuria internazionale ha scelto di premiare, quali migliori realizzazioni
a livello internazionale per l'uso dei materiali lapidei, le seguenti opere in
ordine di costruzione:

Piscinas do Atlantico, di Paulo David a Madeira, Portogallo,
2005
Monastero Cistercense Mariakloster, di Jensen & Skodvin
Arkitektkontor a Tautra Island, Trondheimsfjord, Norvegia,
2003-2006
Ampliamento del Banco de España, di Rafael Moneo a Madrid,
Spagna, 2006
Completamento della Muralla Nazarí, di Antonio Jiménez
Torrecillas a Granada, Spagna, 2003-2006
Rimodellamento di casa
bifamiliare
, di Beniamino Servino a Pozzovetere, Caserta, Italia,
2001-2006

E' stato inoltre assegnato un premio "ad memoriam", dedicato ad autori
scomparsi il cui contributo all'architettura di pietra sia stato particolarmente
rilevante, all'opera:

Mausoleo delle Fosse Ardeatine, di Nello Aprile, Cino Calcaprina,
Aldo Cardelli, Mario Fiorentino, Giuseppe Perugini, Roma, Italia, 1944-1949

La forma del premio è costituita dalla pubblicazione di un prestigioso volume
edito da Faenza Editrice (www.faenza.com e www.faenzaig.com) contenente un'ampia documentazione
delle opere premiate e numerosi saggi critici e storici di eminenti personalità
del mondo dell'architettura.
Durante la 42 ª Marmomacc, il Premio
Internazionale Architetture di Pietra sarà al centro degli eventi culturali
programmati per "Marmomacc Architettura, Design" e verrà articolato in due
eventi:
4-7 ottobre: Mostra dei lavori premiati, allestita presso la Fiera di
Verona (Padiglione 7B), insieme ad altre esposizioni di architettura e
design
6 ottobre: Cerimonia ufficiale di proclamazione dei vincitori, che
avrà luogo presso il Museo di Castelvecchio di Verona

LE OPERE

Piscinas do Atlantico
Il progetto si sviluppa su un'area
in parte occupata da una piccola industria di conservazione di prodotti ittici e
in parte utilizzata per la produzione del sale. Un possente muro in pietra
lavica delimita il perimetro delle Saline e crea continuità al circuito dei
sentieri che costeggia il mare (Camino de Trincheira), contestualizzando
fortemente il sito. Una piattaforma in calcestruzzo con una precisa geometria si
rapporta con il mare, opponendosi ed evidenziando le irregolarità della costa.
Alla quota più alta, il fabbricato del ristorante fa da contrappunto
all'orizzontalità dello spesso muro. Le vedute panoramiche che si ottengono
attraverso strette feritoie, permettono di far entrare una parte di mare nella
"grande stanza" a cielo aperto, creando un'intensa relazione tra l'interno e
l'esterno e amplificando la visione dell'Atlantico.
Materiali lapidei
utilizzati: pietra basaltica

Monastero Cistercense Mariakloster
Il progetto ha origine
nel 1997, con la scelta di nove suore di trasferirsi nell'isola di Tautra,
antica sede cistercense, per fondare un monastero femminile. L'architettura che
vediamo oggi è il risultato di un commovente e talvolta difficile dialogo tra
gli architetti Jensen e Skodvin e le necessità materiali e spirituali
dell'ordine. La difficoltà principale era quella di realizzare un'opera capace
di accordare le caratteristiche di spoglia semplicità e della rinuncia
consapevole delle decorazioni, tipiche dell'architettura cistercense, con le
esigenze dell'architettura contemporanea; da ciò dipendono le scelte di
impiegare il legno per gli interni e la maggior parte degli ambienti del 
monastero, lasciando alla chiesa il ruolo di cardine dell'intero complesso
attraverso l'utilizzo del rivestimento in ardesia norvegese. La policromia delle
lastre lapidee, composte in una sorta di patchwork che allude alla variazione
dei blocchi di pietra nella massa  muraria dell' antica costruzione
tettonica, richiama, in chiave assolutamente contemporanea, le grandi chiese in
pietra dell'ordine cistercense. Il materiale lapideo locale e il legno
rafforzano anche il profondo legame tra architettura e paesaggio, tra Uomo e
Natura, sottolineato dall'utilizzo della vetrata absidale come punto di vista
verso l'esterno, su cui si staglia l'altare in pietra nera.
Materiali lapidei
utilizzati: ardesia norvegese

Ampliamento del Banco de España
Il progetto nasce da un
concorso indetto nel 1978 dal Banco de España, per l'ampliamento della sede
principale di Madrid, che non venne realizzato perchè il progetto allora
vincitore venne considerato troppo radicale, in quanto prevedeva la demolizione
dell'edificio preesistente. Dopo venticinque anni il progetto è stato
riconsiderato in base ad un programma più articolato, che prevedeva la
costruzione di 4736 mq su quattro piani, e ad un più sensibile inserimento
urbano. Il punto di partenza è diventato l'edificio del XIX secolo, letto
attraverso lo studio dell'evoluzione temporale dei meccanismi compositivi usati
dai precedenti architetti, di cui il progetto vuole essere l'ultima fase. Da
queste intenzioni nascono le principali scelte progettuali e costruttive, tra
cui la realizzazione del nuovo angolo a partire dalla griglia compositiva
dell'edificio ottocentesco, nel quale sono stati abilmente inseriti elementi di
scultura contemporaei, e la scelta di impiegare lo stesso materiale usato
nell'edificio originale. In questo caso il granito posto in opera con grandi
elementi in massello sostenuti con l'ausilio di ancoraggi metallici che
riprendono l'antica carpenteria al posto di moderni profilati estrusi.

Materiali lapidei utilizzati: Calcare Alconera, Marmo di Carrara, Granito di
Alpedrete, Arenaria Bateig

Completamento della Muralla Nazarí
La muraglia a gradoni,
eretta nel XIV secolo, cinge il villaggio gitano di Albaicin, diviso da un
profondo vallone dall'Alhambra. Un terremoto nel 1885 apriva una breccia di
circa quaranta metri, trasformando il sito in una discarica a cielo aperto. La
successiva incuria ha trasformato il sito in una discarica a cielo aperto.
L'architetto si è limitato a ripristinare la volumetria preesistente,
introducendo però un'invenzione che ha superato l'ipotesi di una ricostruzione
storicista. Dopo la bonifica e la piantumazione di agavi e fichi d'India, ha
tamponato il muro con una trama serrata di grandi lastre di granito, della
medesima dimensione e sezione, impilate senza un disegno apparente, ponendo tra
uno strato e l'altro un manto ridotto di malta ad alta resistenza, con uno
spessore scomparso a costruzione terminata. Questa stratificazione ritaglia, tra
una lastra e l'altra, parcelle di vuoto: una tessitura di roccia e ombra dove
filtrano frammenti di luce che riprende i passaggi degli antichi palazzi della
città. Per chiudere la breccia sono stati utilizzati 112 metri cubi di granito,
pietra che ben si armonizza con il colore del muraglione medievale in tapial,
antico sistema costruttivo che utilizza muri di terra pressata.
Materiali
lapidei utilizzati: Azul Extremadura; Rosa Porriño

Rimodellamento di casa bifamiliare
In questo progetto
Servino affronta un tema tipologico già trattato in precedenza: il
rimodellamento di un edificio preesistente, ma di recente costruzione. La casa
si sviluppa come volume compatto, ma coerente con le forme rigorose
dell'edilizia locale, con aperture irregolari, che creano sfalsamenti di piano
nella massa muraria di tufo giallo. Il progettista ha ridotto al minimo le
soluzioni spaziali e tecnologiche per concentrare tutta la tensione sulla
filigrana sottile delle facciate e sulla loro consistenza materica e
linguistica. L'intensità progettuale è giocata in pochi, calibrati elementi che
rimandano a scomodi interrogativi sul ruolo del disegno e della forma in
architettura oggi. Riferimenti culturali e iconografici di Servino sono i
casolari abbandonati nelle campagne del casertano ed i muri sbrecciati,
stratificati e carichi di memorie: segni elementari e minimi, che marcano
cambiamenti invisibili. Un patrimonio di impressioni si sovrappone al lessico
del Moderno: la realtà guida sottilmente l'azione progettuale, dettando pause e
silenzi.
Materiali lapidei utilizzati: tufo giallo campano, marmo

Mausoleo delle Fosse Ardeatine
Dopo la rappresaglia del
23 marzo 1944, in cui furono trucidati dalle truppe di occupazione naziste 335
cittadini romani, all'indomani della liberazione di Roma fu indetto un concorso
per erigere un monumento a ricordo delle vittime nel luogo stesso in cui avvenne
l'eccidio: le cave di pozzolana della via Ardeatina. Dai due gradi di concorso
uscirono vincitori ex aequo due gruppi formati da Nello Aprile, Cino Calcaprina,
Aldo Cardelli, Mario Fiorentino e da Giuseppe Perugini affiancati dagli scultori
Francesco Coccia e Mirko Basaldella. Ai due gruppi fu assegnato l'incarico di un
progetto comune che prevedeva la costruzione di un sacrario, la sistemazione del
piazzale e il consolidamento delle gallerie fatte esplodere dai nazisti dopo
l'eccidio. Il risultato fu una soluzione antiretorica che prefigurava un
concetto di "moderno monumento" retto da una forte concezione e da un uso
arcaico dei materiali lapidei. La pietra locale, tufo e pietra  sperone per
gli esterni e il consolidamento delle gallerie, trattata con estrema semplicità
si carica di una insolita forza espressiva. La grande "pietra tombale" sospesa
sul cimitero di bare di granito è in cemento armato e disegna intorno al
perimetro rettangolare un'asola di luce che filtrando radente rende la
superficie del parallelepipedo, trattata a punta di scalpello, simile a un unico
corpo lapideo.
Materiali lapidei utilizzati: tufo romano, pietra sperone,
pozzolana, granito

Stalla e ghiacciaia del Modesto
Si tratta di un piccolo
edificio rurale con annessa ghiacciaia, costruito tra la fine dell'ottocento e i
primi del novecento, di cui ci è dato conoscere il nome dell'"architetto", il
contadino Modesto Paggi (1843-1928). La stalla, innalzata con la sovrapposizione
di enormi lastre di pietra posate "a coltello", sfrutta l'idea della costruzione
lignea per legare tra di loro i monoliti lapidei. L'integrazione con il percorso
e il paesaggio circostante rende questa costruzione un'opera architettonica
poetica e memorabile.
Materiali lapidei utilizzati: lastame in pietra della
lessinia e in rosso ammonitico

Piscinas do Atlantico, © FG+SG - Fotografia de Arquitectura Monastero Cistercense di Mariakloster, © Studio Jensen & Skodvin Ampliamento Banco de España, © Duccio Malagamba Completamento della Muralla Nazarí, © Vicente dell'Amo Rimodellamento di casa bifamiliare, © studio Servino
Mausoleo delle Fosse Ardeatine, © Vincenzo Pavan Stalla e ghiacciaia del Modesto, © Vincenzo Pavan Architettura della Lessinia, © Vincenzo Pavan