spazi polifunzionali – Una stazione di ricerca nell'Antartide Occidentale sfrutta solo l'energia proveniente da fonti rinnovabili senza emettere CO2 nell'atmosfera grazie anche alla sua forma compatta e sopraelevata dal suolo.

71°57'S 23°20'E sono le coordinate geografiche della prima stazione di ricerca a impatto zero costruita nell'Antartide Orientale dal nome Princess Elisabeth. Realizzata in cinque anni, si eleva in cima a un'altura di granito nella Terra della regina Maud. Sorge a 1400 msl e a 190 km dalla costa, un luogo baricentrico in grado di servire le aree intorno al Massiccio Sør Rondane e il Plateau Antartico, luoghi dove ogni anno si avvicendano dai 1000 ai 5000 scienziati per svolgere le loro ricerche.

Forma aerodinamica
Nel sito più freddo della terra (il 98% del territorio è completamente coperto dai ghiacci con uno spessore medio di 1600 m, la temperatura raggiunge spesso i -50° e il sole scompare per sei mesi all'anno con una stagione invernale che si protrae per oltre sette mesi) e deserto (le precipitazioni annue raggiungono al massimo 200 mm lungo la costa e il vento soffia impetuoso fino a raggiungere punte di 250 km) la scelta progettuale si è indirizzata verso una forma aerodinamica, compatta e sopraelevata da terra in modo da assicurare le minime dispersioni di calore ed evitare che l'edificio venga sommerso dalla neve rendendone difficoltosa la manutenzione. La pianta si organizza attorno a un nucleo tecnico che contiene gli impianti: l'unità per il trattamento dell'acqua, il sistema di ventilazione controllata e le batterie di accumulo dell'energia in esubero. A ridosso del nucleo si trovano le aree di servizio per le attività di tutti i giorni: bagni, dispense, lavanderie che hanno anche la funzione di cuscinetto termico a protezione del nucleo. Lungo il perimetro esterno sono collocate le camere (20 posti letto), le aree di relax e di lavoro.

Stazione autosufficiente
La nuova stazione polare, a differenza dei centri finora costruiti in Antartide che utilizzano grandi quantità di combustibile fossile trasportato via mare, sfrutta solo l'energia proveniente da fonti rinnovabili senza emettere anidride carbonica nell'atmosfera. È stato attentamente dimensionato l'isolamento dell'involucro per limitare le dispersioni termiche e studiata la forma e l'orientamento delle finestre per massimizzare gli apporti gratuiti di calore evitando il surriscaldamento estivo. Ne risulta un edificio shell and core costituito da scocche prefabbricate di compensato e polistirene espanso di 60 cm di spessore fissate a uno scheletro di legno lamellare. Lo sfruttamento dell'energia del vento (9 pale eoliche) e dell'irraggiamento solare (pannelli fotovoltaici e solari termici) producono l'energia necessaria al funzionamento dell'edificio Citando Alain Hubert, direttore del progetto, "se è possibile costruire una stazione di questo tipo in Antartide, è possibile farlo ovunque. Abbiamo quindi a disposizione le conoscenze necessarie, la possibilità e la tecnologia giusta per cambiare il nostro mondo".


scheda progetto

Luogo: Antartide occidentale

Progettista: International Polar Polar Foundation, Philippe Samyn and Partners

Fotografo: International Polar Foundation

Tempi di realizzazione: 2004 - 2009

Superficie costruita mq: 495