Analisi – I padiglioni aziendali dovrebbero seguire regole espositive semplici, prediligendo il valore intrinseco della merce pur non trascurando una comunicazione efficace

Orientarsi in fiera non è solo capire le dinamiche dei padiglioni o l'organizzazione settoriale imposta dell'ente fieristico, ma è soprattutto verificarne le dinamiche visive. Quando ci si muove all'interno di un padiglione, si è inondati da stimoli visivi, così tutti gli espedienti aziendali per attirarci verso l'uno o l'altro stand rischiano di perdere valore. Conoscere i meccanismi visivi e metterli in relazione con quanto si sta cercando, diventa un'operazione preparatoria per visitare una manifestazione fieristica.

Logiche espositive a confronto
In questo caso analizziamo come attraversare i padiglioni senza inutili sovraffaticamenti visivi. Dato per scontato che si conosca la propria azienda e la fascia di prodotto che si distribuisce, prima di raggiungere la fiera bisogna elaborare un piano delle visite, verificando la dislocazione delle merceologie nei padiglioni e gli inviti, iniziando a distinguere quelli che presentano solo immagini alla moda da quelli con un chiaro messaggio di novità produttiva.

Ciò non vuol dire che una promozione di rottura sia foriera di un cattivo prodotto e una tradizionale di un prodotto buono, ma la sovrabbondanza di parole ad effetto, di slogan verso il capovolgimento della forma o l'assenza del prodotto, molto spesso hanno portato a visitare ottimi esempi di flop. Quindi attenzione alle parole con cui si viene invitati. Fin qui sembra tutto facile, ma appena arrivati in fiera si è distratti da mille atmosfere, trend, ambientazioni, luci. Allora che fare? Imparare a scegliere capendo le logiche che stanno a monte di queste messe in scena.

Lusso fuori contesto
Ogni azienda cerca di evidenziare il meglio di sé, che sia il nuovo prodotto o il brand aziendale, chiudendosi o aprendosi al visitatore, quindi si deve verificare che quanto viene messo in mostra corrisponda ad una reale capacità produttiva. Esasperazioni da fiera difficilmente diventeranno prodotti gestibili in sala mostra, come può essere una piastrella a terzo fuoco in oro, platino e Swarovsky con riproduzioni miniate di Walt Disney esposta in acquari cinesi con papere di gomma galleggianti. O superfici di legno trattato a olio con inserti di plastica smaltata, gherigli di noci thailandesi e polvere di alluminio ecocompatibile, montate come petali di lampioncini floreali in cemento alleggerito: altra esposizione che fa discutere ma che, quando è tolta dal contesto fieristico e inserita in sala mostra, rischia di diventare un peso in magazzino.

Equilibrio tra prodotto e presentazione
Quelli riportati sono esempi volutamente esagerati per mettere in luce quanto spesso in fiera ci si fermi più su prodotti che si limitano all'effetto che su quelli di qualità, magari presentati nella loro semplice capacità progettuale. Quando si cercano nuovi prodotti da proporre sul mercato, è alla qualità fatta di ricerca, disegno industriale e capacità tecnica che si deve dare credito. Ci vuole un equilibrio fra prodotto e presentazione. Solo in questo caso si è di fronte ad un prodotto che avrà una storia. Il grado d'innovazione nelle superfici non si vede solo in base al mood, ma anche attraverso la sua coerenza progettuale. Per capire a colpo d'occhio quale sia effettivamente l'oggetto che dobbiamo esaminare, bisogna liberarlo dalle sovrastrutture comunicative gratuite che creano solo folla, guardando alla sua capacità di risposta al nostro mercato di riferimento.