Testo di Alessandra Coppa

PROGETTARE L'ESISTENTE
   Testo di Alessandra Coppa

Importiamo da qualche tempo, e in modo massiccio, l'architettura straniera. L'architettura che conta oggi è progettata da poche archistar.
Le archistar costantemente invitate alla festa dei media, si dice da più parti, hanno trattamenti privilegiati, vincono i concorsi con più facilità, trovano finanziamenti ad altri negati, soffocano, dal non-luogo in cui vivono perennemente viaggiando la cultura autoctona delle diverse regioni a cui approdano senza troppo conoscere le specificità locali. D'altronde dobbiamo prendere atto che l'architettura mondiale si inserisce oggi nel più ampio fenomeno della globalizzazione culturale.
Per questo l'architettura che ha vinto è un'architettura formalista, autoreferenziale, ovvero che si rapporta solo a se stessa, omologata, che si lega allo stesso linguaggio. Non si propone più, fra le sue priorità, di risolvere i problemi del rapporto con il luogo e la destinazione d'uso. In controtendenza un convegno, "Progettare l'esistente. le responsabilità dell'architettura nella valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Rassegne di opere e progetti della nuova produzione architettonica italiana", che si è tenuto a Palazzo Graziani di Perugia lo scorso 25 maggio 2007 organizzato dalla rivista d'Architettura, Aid'A con il sostegno di Haworth Castelli in collaborazione con l'Università degli studi di Perugia nel contesto del VII Centenario della Fondazione dell'Università. Coordinato da Giovanni Leoni, direttore della rivista d'A, la giornata di studi è stata un'importante occasione di riflessione appunto sulle "responsabilità dell'architettura nei confronti del costruito". Se consideriamo l'attività del progetto e del costruire come un'opportunità legata al miglioramento delle condizioni dell'abitare fino a comprendere, come necessario, la dimensione ambientale, dobbiamo convenire sull'indispensabile salvaguardia del territorio il cui consumo non appare procrastinabile all'infinito. Pur ritenendo sbagliato radicalizzare le posizioni in termini assoluti, appare evidente che prima di costruire un nuovo edificio o un ampliamento dei margini costruiti della città a danno del paesaggio naturale, sia esso agrario o boschivo, dobbiamo preordinariamente domandarci se non esista la possibilità di realizzare le stesse attività come trasformazione o recupero di aree o edifici precedentemente edificati. Ovvio che una politica rivolta alla salvaguardia del territorio e al recupero e trasformazione del costruito richieda una specifica serie di norme e strategie in grado di regolare il mercato e, dove necessario, intervenire per calmierare il meccanismo della rendita fondiaria; altrettanto inevitabile appare istituire apposite strutture o uffici per il monitoraggio sull'uso reale dei beni immobili con la possibilità per la pubblica amministrazione di intervenire attraverso forme, anche espropriative, nel caso del perdurare di una sottoutilizzazione di edifici o parti del tessuto urbano che rappresentano nella loro consistenza fisica, oltre l'espressione della singola proprietà, una questione di interesse collettivo. Una corretta politica urbana e di gestione della città deve continuamente interrogarsi sulla sua efficienza e sulla capacità di modificarsi al passo con le metamorfosi naturali dei processi sociali, in questi termini, adeguare, trasformare, convertire, non è una opportunità offerta dal progetto, ma una necessità connessa con la salvaguardia delle risorse disponibili.
La giornata di studio e il dibattito, è stato incentrato sulla presentazione e discussione critica di opere architettoniche realizzate, dalle quali è emerso un bilancio sul livello di avanzamento della migliore produzione in ambito architettonico nel nostro paese in riferimento al tema sopra detto. Una prima selezione ha portato a individuare venti architetture particolarmente rilevanti rispetto al tema proposto, delle quali ne saranno selezionate dieci da una giuria specializzata.
Questi gli studi selezionati: Paolo Portoghesi, Archea, Ar.de.a, Bruna & Mellano, Campidonico, Cooprogetto, Franco, Ferrario, Fierro, Hof, Ipostudio, Latina, Melluso, Netti, Pbeb, Pellegrini, Peruzzo, Piva, Re, Ricci & Spaini.
Paolo Portoghesi nell'introdurre il suo progetto sull'Università di Treviso e il Quartiere Latino ha sottolineato l'importanza di questa giornata: "Un convegno che tratta di quello che secondo me dovrebbe essere il principale compito degli architetti italiano ovvero quello di lavorare sulla città non secondo il principio dell'espansione indifferenziata e incondizionata ma secondo il principio della valorizzazione dello straordinario patrimonio esistente. In fondo la città italiana è riconosciuta nel mondo come uno dei massimi punti di arrivo, siamo il paese delle città, ogni città ha le strutture di una città-stato nella grande tradizione delle polis. Questo ci fa capire come noi cerchiamo a volte di sbarazzarci inutilmente del nostro passato come di un peso. La logica della tabula rasa può andare benissimo negli Stati Uniti e in altri luoghi ma in Italia rende assai poco perché di rischia di fare delle cose sbagliate e di peggiorare anziché migliorare la situazione delle nostre città, lo abbiamo visto a Roma dove Meier, protagonista dello star system internazionale ha prodotto una delle peggiori delle sue opere. Gli architetti italiani sono gli eredi di questa grande tradizione urbana, dobbiamo sentire questa responsabilità. I giovani architetti dovrebbero vedere nel restauro non una limitazione della loro capacità creativa ma come una sfida che restituisce valore etico alla passione dell'architetto".
L'intervento proposto dallo studio Hof è consistito nella ricostruzione di un casino di campagna, edificato nel XVIII secolo dalla famiglia Colonna su di un terrazzamento artificiale disposto lungo la strada Ceccano-Pofi e crollato per fatiscenza intorno alla fine del XX secolo. Rigettando la riproposizione filologica e intendendo salvaguardare le qualità ambientali del lussureggiante quadro naturale circostante (punteggiato da imponenti pini mediterranei e cedri di alto fusto), il progetto, ispirato all'inclusivismo sperimentato da Piero Bottoni nel restauro di villa Muggia a Imola, ha praticato una sorta di "anastilosi creativa". Ovvero ha assunto come velario il fronte principale, unica struttura originale residua, restaurandolo e configurandolo in guisa di belvedere affacciato verso i monti Ausoni, e ha introdotto un corpo edilizio stereometrico di pari ingombro, ma contrassegnato da un linguaggio espressivo schiettamente contemporaneo e articolato in due unità residenziali autonome sovrapposte.
L'edificio a servizi con parcheggio realizzato nell'ambito del Parco Burcina, Pollone (BI) da Piva & B. Workshop Snc, dal punto di vista architettonico si ritiene che l'area in progetto non deve essere considerata come una sorta di «ampio parcheggio», seppure dotato di servizi, o un grande piazzale dove i camper sono sistemati in modo più o meno ordinato: ma un'area importante perché capace  tanto di risparmiare l'uso del suolo pubblico, quanto di creare corrispondenze tra il centro di Pollone e il Parco Burcina. Un'area che deve essere progettata rispettando sia le sue peculiarità storiche, ambientali, culturali e turistiche sia le sue caratteristiche «tradizionali» di bellezza.
Il progetto Campus Point (2005-2007) di Arturo Montanelli ar.de.a. si configura come un'aggregazione ordinata di contenitori/containers di conoscenza e di ricerca, che, grazie alle intrinseche qualità tecnologiche dei componenti, è in grado di offrire spazi sfruttabili da subito, per rispondere a tutte le necessità e le esigenze del Politecnico di Milano della sede di Lecco, per tutta la durata della fase di ristrutturazione e risanamento della nuova cittadella universitaria. L'obiettivo è quello di creare uno spazio che sia un punto di riferimento per lo sviluppo del Polo Universitario di Lecco ed essere, nello stesso tempo, un nodo di interscambio, per collaborazioni e sinergie tra le varie strutture dell'Ateneo e le realtà territoriali. I tamponamenti verticali, per la parte con affaccio verso via Ghislanzoni, saranno costituiti da grandi pannelli vetrati senza telaio con specchiature di 2,90 m x 2,70 m, mentre i tamponamenti verticali verso il prospetto dell'edificio esistente e quelli laterali saranno di tipo opaco realizzati con finitura esterna in pannelli modulari di policarbonato.
Con il recupero del Gasometro di Broletto a Trieste lo Studio Bradaschia intende realizzare, all'interno dello stesso Gasometro, una "palazzina" direzionale prestigiosa inserita in un contesto ridisegnato e finalizzato a risolvere le necessità dell'azienda trasportistica. Il progetto è finalizzato al recupero del manufatto storico nel rispetto della sue caratteristiche architettoniche e prevede il mantenimento delle volumetrie e delle caratteristiche originarie dell'organismo edilizio, attraverso il recupero filologico dei partiti architettonici e complessivamente dell'involucro edilizio. Al restauro previsto per l'impianto originario, è accostata la realizzazione di una architettura interna autonoma (impostata su micropali di fondazione), in acciaio, vetro e calcestruzzo, architettonicamente non invasiva, destinata ad accogliere, oltre alla totalità degli uffici della Trieste Trasporti, anche spazi ad uso pubblico e ricreativo.
La nuova edificazione, restauro conservativo e adeguamento impiantistico del Seminario Arcivescovile Santa Caterina, tra piazza S. Caterina e via San Zeno a Pisa, realizzata da Salvatore Re + Leonardo è un esempio di come un adeguamento normativo possa divenire l'occasione per ri-usare una antica struttura, adeguandola ai più moderni concetti della didattica e cogliendo l'occasione per parlare di Architettura. Una necessaria addizione volumetrica ad una struttura scolastica esistente, che ripropone il tema tipologico del chiostro conventuale, la cui copertura rappresenta anche una via di esodo antincendio, può divenire una Architettura contemporanea che, con educazione e rispetto, si inserisce nella storia riscoprendone i valori. Il complesso edilizio del Seminario Arcivescovile Santa Caterina di Pisa si sviluppa in adiacenza alla chiesa di S. Caterina verso nord-est, all'interno delle mura urbane della città di Pisa.
L'intervento si è articolato in quattro fasi principali: il restauro dell'Istituto e il suo adeguamento normativo; l'ampliamento del Pensionato Toniolo; la realizzazione di un nuovo edificio per ospitare l'ampliamento del Liceo; la realizzazione della nuova Scuola Materna.
Il progetto di ampliamento della casa di riposo per anziani "Casa Famiglia" a Cuneo (1997-2000) di Bruna & Mellano nasce, in primo luogo, dall'idea di ricostruire un rapporto tra Casa Famiglia e la città circostante: l'emergenza su strada si confronta con la prospiciente torre in mattoni; la testata opposta è segnalata anch'essa da un padiglione, e si raffronta con la palazzina di periodo eclettico, sull'altro lato della via, in modo da completare la composizione urbana dell'angolo dell'isolato, e rafforzare l'effetto di strada, oggi molto debole; l'ingresso principale, oggi quasi impercettibile, viene evidenziato da un altro padiglione. In seconda istanza, l'idea-guida è stata quella di continuare il gioco di addizioni alla struttura originaria, senza mimetismi o finzioni, ma denunciando chiaramente il nuovo intervento.
A Nembro, comune di 11.000 abitanti in provincia di Bergamo, l'amministrazione comunale ha deciso di convertire l'ex scuola elementare nella biblioteca comunale aggiungendo un nuovo corpo di fabbrica. La scuola risale alla fine dell'Ottocento e, da allora, l'edificio ha cambiato più volte destinazione d'uso ma grazie alle pregiate caratteristiche architettoniche ha sempre mantenuto un ruolo di punto di riferimento all'interno della cittadina. Il progetto di Archea si basa sulla ristrutturazione interna dell'edificio esistente, appartenente alla tipologia a corte, a forma di "C", e sulla nuova edificazione di un corpo edilizio che ne completa il lato aperto. Il nuovo intervento architettonico si distingue nettamente da quello esistente perché è caratterizzato dal colore rosso carminio del rivestimento. Si tratta di una sorta di schermo che si sovrappone al volume dell'edificio costruito in acciaio e vetro, ed è composto da migliaia di formelle in cotto smaltato.

Paolo Portoghesi, Università di Treviso e Quartiere Latino Hof, Ricostruzione di un casino di campagna Piva & B. Workshop Snc, Edificio a servizi con parcheggio realizzato nell'ambito del Parco Burcina, Pollone (BI) Arturo Montanelli ar.de.a, CAMPUS POINT al Politecnico di Milano, sede di Lecco Studio Bradaschia, ex Gasometro di Broletto a Trieste
Salvatore Re + Leonardo, Seminario Arcivescovile Santa Caterina, Pisa Bruna & Mellano, Casa di riposo per anziani Archea Associati, Biblioteca di Nembro Ipostudio, Tavarnelle Diego Peruzzo, facciata di un edificio in centro storico a Thiene (VI)