Il nuovo centro psichiatrico San Francisco Javier a Pamplona è un intervento di recupero e ampliamento di una vasta struttura preesistente che attraverso un interessante processo di ibridazione tra vecchio e nuovo esalta la memoria e i valori dell’originario impianto Ottocentesco. La prima azione intrapresa dai progettisti spagnoli è stata di ripulire l’impianto planimetrico dalle superfetazioni più recenti e di scarso valore, valorizzando invece la struttura simmetrica a corte monastica e l’ampio spazio verde racchiuso al suo interno, in precedenza trascurato, creando i presupposti per rafforzare la relazione tra il costruito e il suo intorno naturale. Le nuove addizioni sono necessarie per ottenere spazi adeguati alle cure dei malati ospitati nel centro psichiatrico, e in particolare alle terapie occupazionali e riabilitative centrate sullo sviluppo e il mantenimento della capacità di agire delle persone. Le aggiunte sono pensate come “protesi” che aiutano le membrature originali a recuperare le loro funzioni perdute o a crearne di nuove, rendendo la struttura adatta a ospitare le nuove terapie assistenziali senza snaturare l’impianto originario.
Le “protesi”, che mantengono la tipologia costruttiva con tetto a due falde tipica di un edificio del XIX secolo, in parte si affiancano ai bracci originali di ciascuna ala del complesso preesistente e dall’altro vi si sovrappongono facendo eco alle volumetrie originali.
Le sopraelevazioni sostituiscono i preesistenti tetti a falda in laterizio, mentre le addizioni parallele sono caratterizzate da un più ripido tetto a falda. Nell’insieme ciascun braccio della corte è formato da un corpo doppio e caratterizzato da un profilo con doppio timpano asimmetrico.

Del masterplan progettato da Vaillo+Irigaray Architects nel 2010, oggi è realizzato il primo lotto che comprende la costruzione di due volumi lineari di 134 m a ridosso dell’ala est della corte e del tratto di croce nell’angolo sud-est del complesso. Grazie alle nuove addizioni la poco funzionale campata singola si duplica permettendo di ricavare un corridoio interno e ambienti su entrambi i lati di quest’ultimo. Il portico aperto preesistente, chiuso da una pelle vetrata, si trasforma in un corridoio interno che facilita gli spostamenti tra un’ala e l’altra del complesso senza perdere il contatto con l’esterno. Le addizioni sono realizzare usando il calcestruzzo strutturale come unico materiale per pareti, solai e copertura. Grazie alla continuità materiale dei nuovi volumi e allo studio di alcuni dettagli particolarmente riusciti, come quello delle gronde nascoste, la copertura appare come una quinta facciata. L’uniformità materica, oltre a rendere estratti i volumi, consente dal punto di vista tecnico di far funzionare l’intera struttura delle addizioni come una grande trave che permette di minimizzare i supporti verticali e di realizzare gli importanti sbalzi che caratterizzano il primo piano delle protesi. I nuovi volumi sono infatti come sospesi su un basamento arretrato e vetrato.

Questo ultimo oltre a facilitare con la trasparenza le connessioni tra interno ed esterno, rendendo di fatto l’area verde come una naturale prosecuzione degli spazi funzionali interni, fa apparire la pesante costruzione in calcestruzzo come fluttuante sul vuoto, una sensazione enfatizzata dalla scelta del vetro scuro per le pareti vetrate. Il calcestruzzo ha lo stesso colore ocra della malta che lega la muratura a vista in pietra e mattone degli edifici del XIX secolo. La scelta di una tonalità omogenea dominante e delle forme pulite ed essenziali ispirate all’esistente contribuisce a unificare lo schema compositivo.
La logica delle bucature realizzate nelle nuove facciate in calcestruzzo armato si ispira all’architettura esistente. Essa nasce da un processo di astrazione della ripetizione seriale delle bifore del volume originario (come bene documentano gli schemi di progetto) generando un perfetto equilibrio tra passato e presente nel quale nuovo ed esistente risultano mutualmente valorizzati. La geometria degli archi preesistenti è conservata incisa nelle nuove facciate come un rilievo stilizzato, a memoria di quello che è stato, ma anche contraddetta dalle nuove aperture ad arco che sono asimmetriche e slittate rispetto a quelle incise. Le variazioni nell’altezza degli architravi e dei parapetti di ciascuna apertura aggiungono movimento alla facciata rompendo ogni senso di monotona ripetizione con il loro disegno sempre unico. A questa unicità contribuiscono le schermature in pannelli microforati in acciaio Corten realizzate come protezione alla caduta o come schermatura che vivacizzano la facciata con le loro diverse dimensioni e forme.

LE NUOVE PROTESI: ADDIZIONE E SOPRAELEVAZIONI
Le nuove addizioni, funzionali alla necessità di accogliere le terapie riabilitative, sono concepite come protesi dei bracci che formano ciascun lato della corte del XIX secolo. I nuovi volumi sono delle addizioni che si dispongono parallelamente ai corpi lineari preesistenti e delle sopraelevazioni di questi ultimi. Entrambe le tipologie costruttive (addizione e sopraelevazione) sono realizzate in calcestruzzo armato a vista. La scelta di un unico materiale per facciate, coperture e solai rende astratte le forme pure che caratterizzano il progetto. La scelta del calcestruzzo armato come monomateriale dipende anche dal funzionamento statico delle addizioni che di fatto lavorano come un’unica grande trave. La scatola in calcestruzzo armato del primo piano è sospesa su pilastri in acciaio arretrati rispetto al filo facciata e il volume caratterizzato da un importante sbalzo. Esso appare così come sospeso sul vuoto, una sensazione enfatizzata dalla scelta del vetro scuro come pelle del piano terra. L’arretramento del primo livello crea inoltre un passaggio coperto e protetto che riproduce la logica del portico esistente facilitando il collegamento tra i corpi. Le facciate recano incise come un tatuaggio la scansione delle bifore del volume esistente ma le aperture contraddicono il ritmo delle originarie finestre sovrapponendosi all’incisione e seguendo una logica indipendente da queste ultime, rendendo i prospetti molto dinamici. La grande precisione delle superfici incise nel calcestruzzo a vista è ottenuta con strutture provvisionali in tubolari di acciaio sulle quali esperti carpentieri hanno fissato le tavole per il getto protette da un rivestimento in resina fenolica. Un modello al vero ha permesso di calibrare al meglio la composizione del calcestruzzo più adeguata per ottenere giunti invisibili. Il calcestruzzo ha una calda colorazione ocra simile ai giunti di malta della muratura a vista in pietra della preesistenza in modo da uniformare nuovi e vecchi volumi.

 

Scheda progetto
Progettisti: Vaillo+Irigaray Architects
Committente: Servicio Navarro de Salud - Osasunbidea
Costo: 11.635.772 €
Concorso1 Masterplan: 2009;
Concorso Fase I e II: 2010;
Progetto: 2012
Fine costruzione: 2017
Superficie lorda lotto I&II: 9.820 mq
Gruppo di progettazione: Antonio Vaíllo i Daniel, Juan L. Irigaray Huarte, Daniel Galar, Josecho Vélaz
Struttura: Raúl Escrivá – OPERA Ingeniería
Impianti: José Javier González – GE ingeneroso
Photos: Rubén P. Bescós

Arketipo 126, Sopraelevazioni, gennaio 2019