Autore testo: Giuliano Cosi
La rimozione di croste nere mediante pulitura meccanica è il più ovvio e semplice approccio al problema. Volendo pulire meccanicamente sculture o facciate monumentali, si dovrà porre sufficiente attenzione alla scelta e alle modalità d'uso degli strumenti da adoperare, e accettare sin dall'inizio l'idea di una bassissima velocità d'avanzamento. Il lavoro di pulitura non potrà , infatti, che essere lento, poiché non è consentito nel restauro l'impiego di potenti frese o di spazzole metalliche applicate su trapani, o d'altri utensili che possono asportare oltre che croste anche considerevoli porzioni di superfici lapidee, specie se deteriorate. Per pulitura meccanica è da intendersi quella manuale ottenibile con strumenti come bisturi, spatole, raschietti di acciaio, ecc., ma di piccole dimensioni e perfettamente controllabili (vibroincisori, piccoli trapani con punte ed accessori vari, quali spazzole di nylon, di setola, ecc.). Certamente in casi particolari, in presenza di spesse croste dendritiche ad es., si potrà ricorrere per la loro asportazione anche all'uso di un martello e di uno scalpello, ma si dovrà sempre porre attenzione, nei vari interventi, alle modalità d'impiego degli attrezzi, e alla possibilità di controllare, ed eventualmente graduare, la pulitura. Molto convenienti a tale scopo, sono una serie di strumenti dentistici a partire dal trapano: montando il mandrino su un cordone flessibile, e usando una vasta scelta di frese, spazzole e altri utensili, si può arrivare a pulire agevolmente anche sottosquadri e parti nascoste di sculture; per finire con bisturi, ablatori, sonde, levatartaro, ecc. forniti di lame o superfici taglienti o grattanti, sempre durissime, che assicurano un'efficace azione abrasiva e pulente nei confronti di croste o di incrostazioni calcaree, con un buon controllo degli effetti da parte dell'operatore. Per superfici piane e poco irregolari ha trovato buon impiego anche la pomice o la carta abrasiva a grana fine (400-600 Mesh) bloccata su tappi di legno di balsa che ha il vantaggio, essendo tenero, di deformarsi facilmente e adattarsi alle asperità delle superfici da pulire. La bontà della pulitura ottenibile meccanicamente dipende fondamentalmente dall'abilità e sensibilità dell'operatore e come in ogni caso, data l'estrema lentezza dell'intervento, essa è applicabile più su piccoli oggetti in laboratorio che non in un cantiere.  Fonte testo: L. Lazzarini, M.L. Tabasso, Il restauro della pietra, Padova 1986. G.G. Amoroso, Il restauro della pietra nell'architettura monumentale, Palermo 1995. R. Cazzella, a cura di, La conservazione dei monumenti, atti del 1° corso di informazione ASSIRCO, Perugia, 6-7-8 novembre 1979, Roma 1981.
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