Architetture – Un Fuori Biennale d'eccezione. L'archistar giapponese Tadao Ando, firma il restauro strutturale del complesso monumentale di Punta della Dogana, antico crocevia del commercio marittimo.

L'edificio di Punta della Dogana, annunciato per l'occasione nella cuspide dalla chiacchierata scultura di Charles Ray del ragazzo con la rana, ha una struttura semplice e razionale. Il volume crea un triangolo, diretto riferimento alla forma della punta dell'isola di Dorsoduro, mentre gli interni sono ripartiti in lunghi rettangoli, con una serie di pareti parallele.
Tutte le partizioni aggiunte nel corso delle ristrutturazioni precedenti sono state rimosse, al fine di ripristinare le forme originali della primissima costruzione fatta di mattoni e di capriate. Al centro dell'edificio uno spazio quadrato occupa due navate, conseguenza di una ristrutturazione precedente. "In via eccezionale, abbiamo mantenuto questa struttura - sottolinea l'architetto - in cui è stata inserita una "scatola di calcestruzzo" in grado di trasformare lo spazio. Grazie all'incontro e alla giustapposizione di elementi antichi e nuovi, l'edificio sa riunire il passato, il presente e il futuro".


Il progetto architettonico spiegato dall'architetto
"In seguito alla ristrutturazione di Palazzo Grassi, ho avuto la fortuna di ricevere l'incarico per un altro importante progetto a Venezia, la ristrutturazione di Punta della Dogana. Sono sinceramente onorato di avere avuto l'opportunità di lavorare ancora con Frangois Pinault e con i Veneziani, fra cui il sindaco Massimo Cacciari. L'edificio di Punta della Dogana è caratterizzato da una struttura semplice e razionale. Il volume crea un triangolo, diretto riferimento alla forma della punta dell'isola di Dorsoduro, mentre gli interni sono ripartiti in lunghi rettangoli, con una serie di pareti parallele. Riportando alla luce le pareti in mattoni e le capriate, lo spazio ritrova la propria energia e rimanda alle antiche usanze marinare. Al centro dell'edificio, uno spazio quadrato occupa due navate, conseguentemente a una ristrutturazione precedente. L' approccio di base alla ristrutturazione esterna dell'edificio ha previsto un recupero delle facciate originali, fatte salve le aperture, che sono state completamente sostituite. Il design delle nuove porte e finestre, caratterizzate da elementi di acciaio e vetro, riconduce all'artigianato veneziano tradizionale. Nella fase iniziale del progetto ho pensato di costruire, accanto all'ingresso su Campo della Salute, una coppia di colonne di cemento che simboleggiassero il dialogo tra Storia e Futuro. Nonostante la proposta abbia sollevato un dibattito inaspettatamente ampio tra la popolazione della città di Venezia, intendevo realizzarle un monumento che annunciasse la rinascita del luogo in cui sorgevano. Nel corso della progettazione tuttavia è emerso che una parte delle linee tecniche di comunicazione e di servizi della città sono interrate nel sito in cui sarebbero state costruite le colonne e alla fine ho dovuto rinunciare alla mia idea. Le difficoltà e i vincoli che emergono in corso d'opera sono innumerevoli. Credo tuttavia che questo confronto, questo dialogo tra Vecchio e Nuovo, rappresenterà una forza trainante che determinerà il futuro della città. Da parte mia, sono fermamente deciso a trattare di questo tema per tutta la mia carriera di architetto".


Le caratteristiche dell'intervento
L'edificio di Punta della Dogana, con una superficie di circa 5.000 mq, ha una forma triangolare. Possiede una facciata sul Canal Grande e una sul Canale della Giudecca, entrambe di una lunghezza pari a 105 m, mentre la base del triangolo misura 75 m. Lungo queste facciate, Punta della Dogana si apre all'esterno attraverso venti porte monumentali. La struttura interna, invece, è divisa in 9 navate disposte trasversalmente, che presentano ciascuna una larghezza media di 10 m e un'altezza sotto trave di 7 m. All'esterno, le terrazze del belvedere si trovano a 9 m d'altezza, mentre la torre sormontata dalla statua della Fortuna, alla punta di Dorsoduro, raggiunge i 28 m.
La realizzazione del progetto di restauro ha compreso diverse tipologie di intervento:

1. Elementi di calcestruzzo architettonico. Gli elementi realizzati in calcestruzzo architettonico comprendono le anime tecniche ed il "cubo" situato al centro del museo. La messa in opera di tale materiale, il - marmo dell'architettura contemporanea - secondo l'espressione dell'architetto Tadao Ando, è stata particolarmente curata al fine di ottenere una superficie con una materia e un colore di estrema omogeneità. Per questo, la costituzione del calcestruzzo, le armature, le condizioni di messa in opera sono state oggetto di grande attenzione e hanno dunque necessitato di una mano d'opera altamente specializzata.


2. I pavimenti. Per creare un effetto di materia con il calcestruzzo architettonico ed offrire una testimonianza del passato, l'architetto ha scelto di utilizzare la pavimentazione tradizionale veneziana («masegni») al centro del cubo. Altrove, i pavimenti sono realizzati in cemento (piano terra) ed in inoleum (primo piano). Il riscaldamento a pavimento è costituito da oltre 28 km di serpentine per fare circolare l'acqua calda.


3. Gli infissi esterni. Insieme agli elementi di calcestruzzo architettonico, gli infissi costituiscono l'altro segno di modernità architettonica.


L'architetto giapponese ha concepito degli infissi metallici per le 20 porte monumentali con riferimento al know-how tradizionale in materia di lavorazione dei metalli e in memoria di uno dei suoi predecessori, Carlo Scarpa. I nuovi infissi hanno sostituito quelli presenti, non originali e in avanzato stato di degrado.


4. La copertura. La copertura originale dell'edificio è stata interamente restaurata. Le 130 capriate che costituiscono lo scheletro originario della struttura sono state quasi interamente recuperate. Il trattamento di recupero e consolidamento della superficie lignea ammonta a quasi 9.000 m2 di legno (compresa le strutture dei solai). La realizzazione dei lucernari consentirà di utilizzare l'illuminazione naturale nelle sale del museo. Per la copertura, sono state posate 90.000 tegole di cui il 50% originali e di 50.000 tavelle (mattone in cotto sottile).


Il cantiere in  cifre
Poiché l'80% del perimetro di Punta della Dogana confina con le acque della laguna, né è stato possibile contare su una sufficiente area di cantiere adiacente all'edificio, l'intera logistica del cantiere è stata eseguita via acqua. Un porto provvisorio, aree di cantiere su palafitte e l'utilizzo di chiatte e pontoni hanno permesso la movimentazione di oltre 10.000 tonnellate di materiali vari, con oltre 2.000 viaggi dalla terraferma. Il cantiere ha mobilitato una media di 120 operai per un totale di 300.000 ore lavorate. Una mensa appositamente costruita su palafitte è stata messa a disposizione di tutte le maestranze. Controlli sanitari, check-up gratuiti e colloqui informativi individuali hanno caratterizzato l'atmosfera di un cantiere votato alla qualità e alla sicurezza e che si è concluso con l'eccezionale risultato di un solo lieve incidente sul lavoro dovuto a uno scivolamento. Il costo dei lavori è da stimarsi intorno ai 20 milioni di euro.