È un progetto site specific, il Qaammat Pavilion disegnato dall'architetto svedese Konstantin Ikonomidis in collaborazione con Qeqqata Kommunia e inglobato in un sito UNESCO a Sarfannguit, in Groenlandia.
Progettata per celebrare e promuovere il patrimonio culturale immateriale degli Inuit e per sottolineare il loro ambiente di appartenenza, l'installazione è rivolta verso il punto di unione di due fiordi che si incontrano sulla punta orientale di Sarfannguit; il sito di progetto è stato scelto attraverso un percorso partecipativo che ha visto l'intervento attivo della comunità locale, del capo cantiere Paninnguaq Fleischer-Lyberth e dell'architetto Konstantin Ikonomidis, che così dichiara "questa installazione fungerà da punto di riferimento, punto di raccolta e sito di divulgazione a Sarfannguit, dove gli splendidi dintorni del sito Patrimonio dell'Umanità possono essere vissuti dalla comunità locale e dai visitatori del villaggio. Il padiglione Fjeld è concepito come un oggetto poetico ed estetico, ma soprattutto come un gesto simbolico che riconosce il sito naturale e la sua ricca storia".

Il Qaammat Pavilion è ancorato al terreno roccioso attraverso fori di 40 millimetri e le sue fondazioni sono costruite con ancoraggi che ripercorrono la tipologia delle costruzioni Inuit. Una staffa in acciaio di geometria circolare è poi fissata sulle strutture verticali e, su queste, poggiano blocchi di vetri – realizzati in Italia – che compongono pareti curve. Il progetto per il padiglione prevede quindi la presenza di due gusci che, nell'unirsi, fanno spazio ai due ingressi verticali e stretti alle estremità, che invitano il visitatore a vivere la sua atmosfera intima mentre si apre al panorama. "Una delle caratteristiche più distintive della struttura è il suo "guscio" di vetro, il suo gioco di trasparenze, scala e peso, che si traduce in una sensazione di surrealtà. Il padiglione Qaammat può contemporaneamente alterare la prospettiva dello spettatore, fondersi e persino svanire nella topografia circostante", continua l'architetto.

Il progetto è il risultato di un intenso percorso di ricerca – ambientale ma anche sociologico – seguito da Konstantin Ikonomidis, che ha studiato il modo di integrare il padiglione Qaammat nel paesaggio anche attraverso la conoscenza diretta della comunità, approfondita dopo incontri e interviste con i rappresentanti degli abitanti. Il risultato finale vuole quindi riflettere in modo lirico le esperienze degli Inuit, le storie e i miti, trasponendoli nel progetto di architettura.

Dal punto di vista tecnico, il padiglione è costituito da mattoni in vetroso, prodotti e in parte sponsorizzati da WonderGlass, una realtà imprenditoriale fondata nel 2013 da Christian e Maurizio Mussati, a Venezia, combinando design e arte contemporanea e proponendo soluzioni su misura, di qualsiasi scala, per rispondere alle creazioni artistiche e architettoniche.
"Il vetro è stato scelto per la sua palpabilità, la sua capacità di evidenziare la trasparenza; mimetizza l'edificio e delinea il paesaggio, tanto che il padiglione inserisce la sua presenza ma rimane quasi invisibile. Lo spazio architettonico interno sviluppa una relazione articolata con l'esterno e offre uno spazio interessante e piacevole. Mentre è seduto al suo interno, lo spettatore sperimenta la relazione fra il materiale opaco, il sole e la neve", continua Konstantin Ikonomidis.
Il vetro ha permesso al progettista anche di immaginare le pareti del padiglione come se fossero una tela che prenderà vita riflettendo i colori della natura, nel variare delle sue stagioni e delle aspre condizioni meteorologiche del sito.

Scheda progetto
Client: Qeqqata municipality, Greenland, UNESCO World Heritage Aasivissuit – Nipisat
Collaborator: Sisimiut Museum (Sisimiut Katersugaasiviat)
Sponsors: WonderGlass Dow Inc.
Glass research: Konstantin Ikonomidis in collaboration with Faidra Oikonomopoulou and Telesilla Bristogianni from TU Delft University.
Drawings: Konstantin Ikonomidis
Design, architecture and construction: Konstantin Arkitekter
Photography: Julien Lanoo, Konstantin Ikonomidis