L’aria negli ambienti interni (indoor), nel corso degli ultimi decenni, è andata incontro a un progressivo cambiamento, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, con l’aumento di alcune sostanze inquinanti. Numerosi studi scientifici hanno evidenziato la presenta negli ambienti interni di numerosi agenti di rischio in basse concentrazioni, tali da poter comportare effetti avversi sulla salute non ancora completamente noti, ma che possono interessare gran parte della popolazione.
Come si può valutare la qualità dell’aria negli ambienti interni (indoor)?

Nella normativa italiana, a oggi, non esistono valori di riferimento per la valutazione della qualità dell’aria negli ambienti interni, come invece già avviene in Paesi come Austria, Portogallo, Francia, Germania, Canada, Cina, Corea e Giappone. Alcune metodologie possono essere applicate e lo spiegano in modo approfondito Andrea Cattaneo, Andrea Spinazzè e Domenico Maria Cavallo (dell’Università degli Studi dell’Insubria, dipartimento di «Scienza e Alta Tecnologia» e componenti il consiglio direttivo Aidii) nel dettagliato articolo scaricabile gratuitamente cliccando il pulsante.

A livello europeo sono state condotte alcune indagini che hanno evidenziato come la popolazione dei centri urbani trascorra, in media, il 95-97% del tempo negli ambienti interni, il 2-4% nei mezzi di trasporto e solo l’1% nell’ambiente esterno. La popolazione italiana, in particolare, passa in luoghi indoor una percentuale media dell’89% del proprio tempo.
 Come comportarsi per affrontare il problema? Scoprilo scaricando gratis l’articolo realizzato in collaborazione con Ambiente&Sicurezza.