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Raffaele
Cutillo
... Il pensiero che perseguo è quello che guarda alla
architettura non come gesto assoluto ma quale componente di un processo più
generale; una architettura fatta non solo di forme, ma concreta, utile ed
anticipatrice.
Credo ci troviamo a un bivio, da una parte troviamo i
raffinati e colti linguaggi affidatici dall'accademia e dai media, dall'altra ci
sono, invece, i codici del quotidiano, delle cose che accadono da sole e che
prendono sempre maggiore evidenza. La sfida è un possibile controllo di questi
ultimi. Ciò vale, ad esempio, per le logiche che sottendono l'edilizia
speculativa, con la quale ci scontriamo quotidianamente.
La trasposizione
della cultura razionalista in Italia è fallita perché si è passati dalla teoria
(supponiamo quella dell'existenz-minimum di Klein) alla prassi quotidiana
(supponiamo il banale intervento di edilizia popolare 167) senza filtri che
trasformassero quei modelli di ricerca in strumenti operativi commisurati alle
diverse realtà . Del quartiere QT8 di Bottoni o del provocatorio Plan Voisin di
Le Corbusier, non mi interessano i repertori formali, ma le condizioni che li
hanno generati. E' ora di abbandonare riferimenti anacronistici, superati dagli
eventi, per dedicarsi a una decodificazione della straordinarietà prodotta dal
quotidiano e cercare lì nuove rivelazioni...