Le Residenze Carlo Erba, prima opera permanente realizzata da Peter Eisenman in Italia, oltre a essere un progetto notevole da molti punti di vista, racconta anche una bella vicenda umana ed è un omaggio alla città di Milano e a parte della sua storia recente.
Partiamo dalla vicenda umana. Il progetto è frutto di una felice collaborazione a più mani tra architetti di generazioni diverse, maestro e allievo, e la sua genesi parte da lontano. Il milanese Lorenzo Degli Esposti sviluppò la sua tesi di dottorato dal titolo “operazioni nell’arte operazioni nell’architettura” tra Milano e New York con la supervisione, rispettivamente, dei professori Ernesto d’Alfonso e Peter Eisenman. Con quest’ultimo la collaborazione continuò per un periodo nel suo studio newyorkese. Alla fine del 2009, quando un imprenditore di Milano gli chiese aiuto per sviluppare un progetto residenziale importante per la città, Degli Esposti pensò di coinvolgere il suo mentore, e da lì partì una progettazione congiunta che ebbe una lunga e meditata gestazione, anche insieme a Guido Zuliani.
La figura di Eisenman, che oggi ha 87 anni, è talmente nota e ricca di contributi da non poterla riassumere in poche righe. Professore, critico di architettura, polemista acuto, fondatore di riviste e direttore di istituti di ricerca, studioso appassionato e puntale di Terragni, Palladio e Alberti, portatore di un’analisi carica di rimandi alla filosofia, la psicoanalisi e le arti figurative, con i suoi scritti e le sue opere ha combattuto certe derive e ha aperto la strada a molte riflessioni e generazioni successive di architetti. La profonda conoscenza e passione per la storia dell’architettura italiana di Eisenman, e in particolare certi autori, non poteva non ritrovarsi in questo progetto milanese e ben si sposa con un numero di Arketipo che, citando le parole del saggio di Francesca Torzo, vuole sottolineare il ruolo fondamentale dell’architetto nel saper cogliere la “struttura culturale” insita nella memoria dei luoghi di una città. Dicevamo dell’omaggio alla recente storia meneghina. L’edificio si trova nel quartiere, sorto tra l’800 e il ‘900, di Città Studi, col Politecnico e una parte dell’Università Statale, tra cui la Scuola di Farmacia. Non a caso anche la toponomastica ce lo ricorda: le residenze si affacciano su piazza Carlo Erba, dedicata al noto farmacista (1811-1888) che fondò la storica farmacia, ancora oggi presente in piazza del Duomo, che per prima produsse medicinali sino a quel momento importati interamente dall’estero. Il lotto su cui sorge l’edificio è intriso di milanesità e ha ospitato le attività di emblematiche realtà cittadine: prima di accogliere per molti anni gli uffici de La Rinascente (fondata dalla famiglia Bocconi, gli stessi dell’Università), ospitò, dal 1929 al 1960, la mitica casa editrice Rizzoli, fondata da Angelo Rizzoli nel 1911, che la volle così avvicinare al collegio dei Martinitt, l’orfanotrofio dei milanesi, oggi recuperato come studentato del Politecnico, in cui crebbe da bambino e sito nell’adiacente storico quartiere di Lambrate. Agli stabilimenti si accedeva proprio dall’edificio in stile eclettico posto all’angolo tra via Pinturicchio e via Pascoli, al numero civico 6 di piazza Carlo Erba, dove vi erano la direzione e gli uffici della Rizzoli, che è l’unica parte originaria sopravvissuta al bombardamento del 1943 e che i progettisti hanno recuperato rendendola ingresso principale del nuovo edificio.

 

Qui si stamparono i volumi dell’enciclopedia Treccani e lavorarono personalità del calibro di Giovannino Guareschi, Giuseppe Marotta, e Cesare Zavattini. Si deve proprio al genio satirico di Guareschi, un’altra immagine che ci rimanda nuovamente alla realtà immutata di questo luogo, con un racconto surreale scritto sulla rivista Bertoldo in cui un personaggio parte da Lambrate salendo sul tram 33 per recarsi in piazza Carlo Erba e si ritrova invece a Porta Ticinese, “dove il 33 non può passare neanche se ce lo portano”. Il vecchio tram 33, che con le sue storiche e rumorose “vetture Carrelli” del 1927 (lo stesso modello regalato a San Francisco da Milano anni fa) che continua a scandire il tempo a Città Studi e che, non a caso, è inevitabilmente entrato anche in due delle fotografie di Maurizio Montagna che pubblichiamo in queste pagine…
I progettisti hanno studiato a lungo questi aspetti, attraverso mappe e documenti storici, attingendo anche a una serie di complessi residenziali milanesi di cui qui a Carlo Erba riecheggia la memoria, traducendo il tutto in un progetto multistrato, ambizioso e complesso che dialoga in modo critico con il contesto. L’edificio realizzato è la sintesi della valutazione di un numero impressionante di varianti, che hanno esplorato una molteplicità di fattori e vincoli, di cui gli schemi e i modelli pubblicati sono solo una parte. È affascinante, nel parlarne con gli autori, sentire il loro costante riferimento a griglie sovrapposte, mappe, sezione aurea, regole matematiche, rimandi all’arte contemporanea, normative locali, identità storica del luogo. Il disegno finale è il frutto di tale incessante ricerca. In primis, la forma curva, a S, inaspettata per un sito a forma triangolare, che “rompe” rispetto alla (prevedibile) richiesta comunale di una continuità della cortina stradale a cui i progettisti sono riusciti a derogare forti dei vantaggi evidenziati tramite i loro studi. Tale forma permette, tra l’altro, di collegare l’edificio al giardino pubblico adiacente, creando un cortile aperto non tradizionale. In secondo luogo, partendo dall’idea di Eisenman che “Milano ha un aspetto a strati”, e riferendosi in particolare alla Ca’ Brutta (1923) di Giovanni Muzio, anch’essa curva, anche qui a Carlo Erba si propone una divisione tripartita della facciata, a fasce orizzontali impilate, con lievi offset che creano quattro diversi strati nell’edificio distribuiti sui suoi nove piani.

I primi tre piani, rivestiti in travertino, hanno una impostazione simile ai palazzi urbani storici, con finestre che ne riprendono le dimensioni e proporzioni e balconi incassati. Il secondo strato, al quarto piano, è arretrato rispetto alla fascia inferiore e superiore, è fortemente trasparente ed è in contrasto rispetto ai volumi in pietra. Il terzo strato, ai piani quinto e sesto, è articolato da una griglia tridimensionale di cornici metalliche smaltate che creano una fascia orizzontale che corre lungo la facciata. Queste cornici, sulla facciata di via Pinturicchio, sono posizionate davanti al piano di facciata in acciaio bianco mentre su via Balzaretti scavano la massa dando vita a un reticolo intagliato. Il quarto e ultimo strato, dai piani sette a nove, è rivestito in marmo bianco di Carrara e vede la prosecuzione aerea della intelaiatura metallica tridimensionale - non è un tipico strato orizzontale ma, con il suo profilo a gradini intagliati nella massa volumetrica, presenta delle “ville urbane”, da due o tre piani, con grandi terrazze e serre. L’insieme di tali strati, distinti ma accostati e leggermente spostati del centro, combinato con materiali tradizionali e le aperture delle finestre produce un effetto dinamico. Oltre al già citato Muzio, si notano gli omaggi e le riletture degli edifici milanesi, da parte di Eisenman, di Terragni e Lingeri, tra cui Casa Rustici (1935), del Moretti di corso Italia (1956) e degli edifici milanesi di Figini e Pollini.

LE FACCIATE E LA TIPOLOGIA MILANESE TRIPARTITA
Le facciate ventilate, in pietra e metallo, delle residenze Carlo Erba, sono senza dubbio uno degli aspetti, progettualmente e tecnicamente, che più caratterizzano l’edificio. Come già accennato, lo studio sui materiali - travertino, marmo di Carrara, acciaio - e le “regole” progettuali hanno informato sin da subito tutto il processo permettendo ai progettisti di rimanere coerenti con le loro idee soddisfacendo al contempo sia i requisiti del programma funzionale (e del “business plan”), sia i regolamenti urbanistici. Sul complesso iter progettuale e la sua genesi è interessante riportare proprio le parole autografe di Peter Eisenman: “Il progetto per piazza Carlo Erba a Milano dimostra una nuova tipologia. Non solo per il nostro lavoro ma per le nuove costruzioni in generale. Propone l'intersezione di due genealogie - astrazione e fenomeni - che, si può sostenere, hanno sempre costituito la struttura soggiacente ad un dialogo critico. L'astrazione qui si riferisce a qualsiasi aspetto dell'architettura che è incorporato in una struttura sintattica, mentre i fenomeni sono radicati nella presenza materiale dell'oggetto architettonico. Sebbene queste due genealogie rappresentino modi diversi di pensare che hanno modellato il discorso architettonico nell'ultimo mezzo secolo, si intersecano per la prima volta nel nostro lavoro nel progetto di piazza Carlo Erba, poiché i materiali servono sia come indicazioni sintattiche di una tipologia milanese sia come fenomeni… L'edificio è una complessa sovrapposizione di diversi vincoli, requisiti funzionali interni fusi con una tipologia residenziale milanese tripartita… Insieme, questi elementi espongono un chiaro dialogo tra fenomeni e astrazione che suggerisce un modo alternativo di inquadrare un'architettura di resistenza, che non è più una condizione di o/o ma rompe il ricorso a una facile risoluzione. È questa possibilità, l'inquadramento dell'indecidibile, che è nuova nel nostro lavoro”. In tutto l'edificio, c'è un gioco tra struttura e volume, solido e vuoto con una serie di linee rette, anche all’interno dell’impianto curvilineo, che unisce il tutto, estendendosi anche all’esterno nel paesaggio. La struttura portante è in calcestruzzo armato gettato in opera, pilastri e impalcati multidirezionali a piastra, che ben si adattano alla variabilità conseguente alle griglie progettuali sovrapposte. Sei nuclei distribuiti consentono di non avere corridoi e distribuiscono da uno a tre appartamenti ciascuno. Solo le grandi cornici aperte della griglia, ai piani superiori, sono realizzate in scatolari d’acciaio. Sulla parete a est le finestre sono spinte in avanti e prevale la griglia, sulla facciata concava, essa è scavata.

Scheda progetto
Architetti: Eisenman Architects, Degli Esposti Architetti, AZstudio
Committente: Pinerba srl
Structural Engineering: Studio d’Ingegneria Associato Ardolino
M&E: Sistema Group Engineering (preliminary phase), A.T. Advanced Tecnologies, Studio MGM (execution phase)
Supervision of construction: Lorenzo Degli Esposti, Paolo Lazza, Stefano De Vita
Project surveillance: Sherpa Engineering - Giorgio Marocchi (phase 1), Tristano Barroccu (phase 2)
General contractor: Italiana Costruzioni (phase 2 and completion), CLE Cooperativa Lavoratori Edili (phase 1)
Steel frame: MAP spa
Underground waterproof retaining walls: Zementol
Cladding aluminium panels: Lilli Systems
Marbles: Marmi Conti di Del Vescovo e Leoni
Windows: Wood-aluminium frame - Falegnameria Aresi, Metal frame: Lilli Systems
Solar shading: Sunbreak
Insulation: Rockwool
Greehouses: Lilli Systems
Floor and wall tile: Margaritelli (all the rooms), Mirage Granito Ceramico spa (only bathrooms)
Lighting: Simes
Elevators: Kone
Data: July 2019
Area: 14,000 mq
Costo: 40 million euro
Photos: Maurizio Montagna, Esperienza Drone - Marco de Bigontina

Arketipo 138, Recupero, maggio 2020