Rettorato dell'Università di Alicante  
Località: Alicante
Committente: Università di Alicante
Progettista: Alvaro Siza Arquitecto, Lda Alvaro Siza con Elisiario Miranda, Luiz Martinez Planelles
Collaboratori: Antonio Morata Ortiz, Carlos Seoane, Cristina Ferreirnha, Hana Kassem, Luiz-Diaz Maurino
Ingegnere strutturale: Iosé Luis Perez Molina
Ingegnere per gli impianti: Ioaquin Solbes Llorca
Datazione progetto: 1995-1999
Superficie dell'area: mq 5.892
Superficie costruita: mq 7.500

Un complesso volumetrico dalle linee semplicissime e dalla rigorosa definizione geometrica costituisce il recinto murario che accoglie la nuova sede del rettorato dell'università di Alicante. Posizionato su di un lotto rettangolare all'interno del campus, il nuovo rettorato si integra con l'impianto generale organizzato secondo la giacitura nord-est sud-ovest del preesistente aeroporto militare di Rabasa oggi trasformato in sede universitaria. Fortezza chiusa, che lo stesso Siza individua come una costruzione ispano-musulmana, l'edificio presenta affacci distribuiti sulle corti interne in modo da garantire una naturale protezione dal clima particolarmente torrido di questa regione. Due stretti e lunghi volumi convergenti individuano una doppia assialità; uno dei due bracci è orientato secondo la direzione principale del compus che risulta perpendicolare ad un grande edificio a forma di esedra, mentre il corpo contrapposto, attraverso una piccola rotazione, ricerca un raffinato allineamento con la vecchia torre di controllo dell'aeroporto. I bianchi corpi longitudinali sono collegati da un elemento centrale che separa due corti interne; una di dimensioni più piccole distribuisce le funzioni sociali e rappresentative, l'altro, più grande e di forma molto allungata è dedicata alla parte amministrativa. Per effetto dello sfalsamento degli assi dei due corpi di fabbrica, lo spazio interno della corte longitudinale, assume un effetto antiprospettico; entrando, la dimensione del portico misurata dalla scansione ritmica dei pilastri, comprime le distanze, mentre uscendo dal complesso la prospettiva viene enfatizzata e la parete di fondo sembra allontanarsi. Inoltre la mancanza di assialità fra la corte e la direzione dell'accesso principale, che avviene in maniera indiretta come nelle antiche costruzioni arabe, porta il visitatore a scoprire gradualmente il grande patio interno. La sequenza ritmica di quest'ultimo spazio è organizzata attraverso pilastri progettati secondo una particolare sezione che alterna la faccia piana, verso l'interno o l'esterno del patio, in modo da creare una ripetizione di elementi contrapposti secondo un passo doppio che fa vibrare la composizione di un prospetto altrimenti eccessivamente ripetitivo. Al secondo livello il porticato rinuncia ai pilastri e grazie all'aggettante tettoia riesce a conferire al complesso quel senso di orizzontalità che si rapporta direttamente con il carattere della costruzione e del luogo. L'orizzonte è però interrotto all'interno della corte dalla presenza di una passerella chiusa, una sorta di schermo bianco, che si inserisce trasversalmente allo spazio nel punto dove l'edificio passa da due livelli ad uno, chiudendo la percezione visiva del recinto anche al livello superiore. Il rapporto tra i grandi spazi liberi e la particolare natura del terreno, tra calligrafia (stile) e geografia (luogo) è ulteriormente sottolineato da una fascia di rivestimento in pietra locale che protegge l'edificio fino ad un'altezza di m 1,80. Oltre a risolvere il problema dell'attacco a terra, che in un edificio pubblico finito ad intonaco bianco è sempre particolarmente delicato, questa soluzione individua un nuovo livello di riferimento, una sorta di linea di orizzonte che separa il basamento materico, il suolo, dai bianchi volumi stereometrici che sembrano galleggiare nell'azzurro della costa levantina. La disposizione interna degli spazi predilige uno schema semplice ma efficace; i collegamenti verticali sono posizionati in prossimità dell'innesto del corpo trasversale con quelli longitudinali, dove trovano posto anche l'atrio con il controllo, la portineria e il collegamento con l'auditorium/aula magna. L'importanza rappresentativa di questo spazio si manifesta all'esterno con la presenza di un volume convesso che occupa gran parte della corte più piccola. Intorno a quest'ultima si dispone a sud-est l'ufficio giuridico e l'ufficio per le relazioni internazionali. Sul lato opposto sono collocati gli spazi per il pranzo e per le relazioni pubbliche. Le sale e le zone di lavoro dei dipendenti del servizio amministrativo si trovano al piano terra secondo uno schema in linea a corpo doppio con affaccio diretto sulla grande corte interna e con il corridoio di distribuzione posto sul lato esterno. La parete che divide gli uffici dal percorso distributivo è realizzata con un doppio muro che consente l'alloggiamento dei cablaggi e delle canalizzazioni per gli impianti. Il piano superiore completa il programma del rettorato con la parte più istituzionale del servizio. Sopra i bracci del patio longitudinale trovano posto gli spazi per il vicerettore ed un'ulteriore zona amministrativa. Nella corte piccola è collocato a nord-est la sala del consiglio e nell'estremo opposto la stanza del rettore che si affaccia con un grande balcone a cannocchiale sull'esterno. La riconoscibilità e il carattere dell'edificio più rappresentativo del campus è garantita oltre che dalla presenza di volumi assoluti, dall'uso di un apparato tecnologico tradizionale particolarmente e volutamente semplificato. Tuttavia nonostante l'impiego di materiali che esaltano l'aspetto metafisico e stereometrico del complesso, il progetto non può essere interpretato come l'adesione acritica ad un minimalismo programmatico, mostrando piuttosto tutta la forza di un atteggiamento consapevole che fa del luogo e delle sue luci l'essenza stessa della composizione.

Sezione trasversale Pianta Piano Terra Planimetria generale Corte interna Vista d'arrivo