RICERCA E TECNICA
Intervista ad Alfonso Acocella
a
cura di Giulia Pellegrini
GP Una complessa architettura
riunisce e compatta un tema molto vasto, diffuso, ma già trattato in maniera
consistente. Qual è l'apporto che questo libro più degli altri ci offre?


AA Ritengo che l'apporto più originale de "L'architettura di
pietra" - o quanto meno l'aspetto che più ha interessato il suo autore -
riguardi la modalità di avvicinamento e di restituzione del tema disciplinare,
oggetto, prima, di analisi e, poi, di racconto, di narrazione.
Cercare di
penetrare l'essenza dell'architettura per coglierne, soppesarne, godere - anche,
alla fine - il fascino della materia, la magia dell'opera, è stato l'obiettivo
di fondo e il campo di azione della lenta preparazione de "L'architettura di
pietra"; specchio, in sostanza, del percorso intellettuale che ha alimentato
l'opera a stampa di cui ora ne discutiamo i risultati.
Andare incontro
frontalmente all'architettura o immergersi nel suo modellato cavo fatto di
spazialità, di luci, di ombre esprime la volontà di essere partecipi dell'opera,
di intercettarne le aspettative del suo creatore, del costruttore e - allo
stesso tempo - trasmetterne, comunicarne i caratteri, il valore in qualche modo,
a chi giunge in quell'intrigante crocevia del libro interpretabile come medium
in cui convergono l'opera, l'autore/i, lettore/i.
Ripristinare i "ponti
concettuali" fra architettura contemporanea ed architettura antica - quella
delle origini, fondativa e incancellabile per la  cultura di progetto -
rappresenta il tentativo, simmetrico, di conferire evidenza ad una
temporalizzazione circolare del tema discioìplinare dove "inizi" e "presente" si
trovano non separati e distanti, ma vicini e dialoganti...