Il Richard Gilder Center for Science, Education and Innovation -il Gilder Center- è una nuova e gloriosa struttura che soddisfa un'esigenza cruciale in un momento altrettanto cruciale: aiutare i visitatori a comprendere più a fondo il mondo naturale, ad avere fiducia nella scienza e a essere ispirati a proteggere le preziosità del pianeta e la sua miriade di forme di vita. Un’opera poetica, gioiosa e teatrale che gioca con il connubio natura/artificio per proporre un’architettura pubblica che affascina, attrae e insegna. Dall’esterno il Gilder Center è una scogliera verticale di granito bianco-rosa tagliata da finestre a sbadiglio che assomigliano alle aperture di una caverna. Le rigogliose voluttuosità della facciata riportano subito alle sculture minimaliste di Richard Serra, altrettanto impegnate a sottolineare la propria massa e materialità, recuperando l’uso della pietra di Milford proveniente dal Massachusetts estratta dalla stessa cava di granito che John Russell Pope utilizzò negli anni Trenta per disegnare la pomposa facciata del museo a Central Park West. Il progetto di ampliamento del Museo di Storia Naturale affonda le radici quasi dieci anni fa, quando nel 2014 l’istituzione newyorkese aveva annunciato per la prima volta i piani per l'aggiunta del Richard Gilder Center for Science, Education and Innovation. La speranza era di aprire entro il 2019, anno del 150° anniversario del museo. Si trattava della prima grande aggiunta di Storia Naturale dopo il Rose Center for Earth and Space - il sorprendente aggiornamento del famoso tributo di Étienne-Louis Boullée a Newton sotto forma di una scatola di vetro che racchiudeva un modello del sistema solare - che nel 2000 ha sostituito l'amato Hayden Planetarium. I ritardi hanno afflitto il progetto. Richard Gilder, il banchiere e filantropo che ha finanziato la nuova ala, è morto nel 2020. Il costo dell’edificio ha subito un incremento di quasi 100 milioni di dollari a causa dell’aumento dei costi di costruzione durante la pandemia. Ma la pandemia è stata solo in parte il problema.

Il progetto è stato ostacolato anche dai vicini, che hanno sollevato contestazioni legali sulla base dell'incursione del Gilder Center in un angolo del parco. Nel 2019, la Divisione d'Appello della Corte Suprema dello Stato di New York ha finalmente respinto l'ultimo ricorso, che ha visto parzialmente vittoriosi i vicini in termini di possibilità di ampliamento del centro e la Natural History muoversi con un piano di preservazione di alcuni degli alberi che, nei primi progetti di espansione, rischiavano di essere abbattuti per aggiungere altri posti a sedere. Il design del centro è ispirato ai processi naturali che modellano le forme geologiche con il flusso dell'acqua e del vento. Superate le porte d'ingresso, la parete rocciosa si trasforma assumendo le fattezze di un canyon che si innalza per circa 80 metri per generare collegamenti in tutte le direzioni. Il Gilder Center non risolve completamente la situazione preesistente, ma alcune delle opere più intelligenti e complesse dello Studio Gang hanno aiutato a razionalizzare i flussi e creare connessioni interne intuitive, in modo che le persone possano concentrarsi maggiormente sulle collezioni, anziché sull'orientamento. L'atrio centrale, dedicato all’esploratore Kenneth C. Griffin, accoglie i visitatori in un paesaggio intrigante da esplorare, quasi fosse parte di un mondo sotterraneo, sebbene illuminato dalla luce naturale che penetra copiosa dalle grandi vetrate e dai lucernari. La struttura dell'atrio è realizzata con la tecnica del cemento a spruzzo, che consiste nello spruzzare il calcestruzzo direttamente su delle gabbie di ferro armato, senza usare delle casseforme. Questa tecnica ha permesso di eliminare gli sprechi di materiale e creare un interno continuo e visivamente dinamico, la cui forma si estende verso il parco e il quartiere circostante. Il caso vuole che la tecnica del cemento a spruzzo sia stata inventata dal tassidermista e inventore Carl Akeley, che tanto collaborò con il museo e per il quale realizzò tra l’altro quel diorama del gorilla che, tra gli architetti, fu reso celebre dalla copertina del numero 367 di Casabella dedicato al Radical Design.

Tutte queste superfici tattili rendono più evidente, per contrasto, il ruolo etereo della luce nell'edificio: il Gilder Center, a differenza della maggior parte del museo, è ricco di vetrate che concedono all’edificio di relazionarsi a tutti i livelli con il parco che si estende oltre Columbus Avenue e la città. Stratagemma formale e declinato al tema della scoperta, il grande canyon che si estende oltre l’atrio si dirama in maniera organica e non ordinaria per raccontare la varietà di collezioni donate per lo più da famiglie che tanto hanno investito nella conoscenza delle scienze naturali. Distribuite ai diversi piani del centro, le gallerie espositive progettate da Ralph Appelbaum Associates con il dipartimento delle mostre del museo presentano vari temi legati alla scienza e alla natura, come la biodiversità, la fisica dei materiali, la salute umana e la storia della vita. Alcune delle gallerie ospitano anche delle installazioni interattive, come la sala ellittica Invisible Worlds, che coinvolgono i visitatori in attività pratiche e sperimentali. Il centro offre anche degli spazi educativi per le scuole e il pubblico generale, come delle aule, dei laboratori e un teatro scientifico. Le superfici ruvide che contraddistinguono il Gilder Center fanno anche da contraltare a dettagli come le rotaie di quercia lucidata e la scala a forma di fagiolo che culmina nella biblioteca, affacciata sul Theodore Roosevelt Park. Studio Gang ha trasformato l'unica colonna della biblioteca nel gambo di un fungo di grandi dimensioni, con luci lineari inserite tra pannelli di frassino che si diramano lungo il soffitto. Il Gilder Center è stato progettato per invitare all'esplorazione e alla scoperta, che non sono solo l'emblema della scienza, ma anche una parte importante dell'essere umano. Il suo scopo è quello di attirare tutti, di qualsiasi età, provenienza e abilità, per condividere la spettacolare conoscenza del mondo naturale. Con il suo involucro interno in cemento spruzzato, il Gilder Center è uno spettacolare esempio di architettura pubblica contemporanea, un tuffo altamente sofisticato di ingegneria e architettura devoto alla creazione di un contenitore esperienziale, emotivo e non da ultimo di grande spessore espressivo.

UN CANYON CURVILINEO CHE SI ESPRIME TRAMITE LA TECNICA DEL CEMENTO SPRUZZATO
Quasi dieci anni fa, all’inizio della progettazione concettuale dell’ampliamento dell’American Museum of Natural History di Manhattan, i colloqui con i potenziali appaltatori hanno reso evidente che le convenzionali casseforme rigide per i muri portanti interni ondulati e non ripetitivi, progettati in calcestruzzo per evocare un canyon alto 80 metri, sarebbero state proibitive in termini di costi e sprechi. È seguito un viaggio per vedere i lavori in corso sulle pareti ad arco in calcestruzzo spruzzato del tunnel ferroviario East Side Access di Manhattan per convincere Jean Gang che questa tecnica, affondante le radici nel 1907, fosse la più valida. Conscia del potenziale delle pareti in calcestruzzo spruzzato per modellare il canyon, Gang si rese conto che la modalità di applicazione si prestava anche a esprimere un alto grado di “naturalità artificiale” della struttura centrale e “l’abilità e l’artigianato delle persone che lo hanno realizzato”. Non c’è dubbio che il calcestruzzo spruzzato - una boiacca di calcestruzzo sotto pressione spruzzata sull’acciaio d’armatura sostenuto da una fitta rete metallica - fosse una soluzione più semplice delle casseforme rigide per i sei livelli di pareti portanti curvilinee che circondano l’atrio lucernario. Ma il team incaricato di realizzare il paesaggio, completo di ponti “di pietra” non rettilinei che attraversano il volume a due livelli e di amorfe “entrate e passaggi tra grotte” nell’edificio convenzionale, si è trovato tra l’incudine e il martello. Non solo le pareti del canyon erano immaginate letteralmente fuori dalla griglia, ma non c’era nemmeno una ripetizione nella struttura in cemento armato. Inoltre, non c’erano precedenti per una struttura asimmetrica in calcestruzzo spruzzato di dimensioni simili da prendere come riferimento. Per questo il team ha fatto tutto il possibile, compresa la modellazione in 3D di ogni singola barra delle pareti ondulate e la modellazione delle ampie opere temporanee necessarie per la costruzione. Le pareti interne in calcestruzzo spruzzato della struttura in cemento armato, supportato da solette interpiano di cemento armato, sono state realizzate con uno spessore che varia da 6 a 14 cm. Il perimetro del nuovo edificio, a eccezione della parete in calcestruzzo spruzzato dell’ingresso ovest, è caratterizzato da colonne in calcestruzzo ordinario. Anche la struttura della parete occidentale ondulata, che sostiene i pannelli di granito rosa di Milford disposti in diagonale e le finestre è in calcestruzzo spruzzato, anche se la sua classica finitura è esposta solo sul lato interno. L’indurimento delle pareti strutturali è durato circa 30 giorni.

Scheda progetto
Committente: American Museum of Natural History
Project timeline: 2012
Start construction: 2019
Competition: 2023
Opening: 4 maggio 2023
Area: 21,300 m2
Cost: 465 millions of euro
Owner representive: Zubatkin Owner Representative, LLC
Progettista: Studio Gang
Executive architect: Davis Brody Bond
Exhibition design: Ralph Appelbaum Associates
Structural engineering, acoustic engineering, audio-video consultant: Arup
Mechanical, electrical, water, fire safey and facade consultant: Buro Happold
Civil and geotechnical engineering: Langan Engineering
Landscape architect: Reed Hilderbrand
Signage: Pentagram
Theatre design: Tamschick Media + Space con Boris Micka Associates
Sustainability: Atelier Ten
Lighting consultant: Renfro Design Group
Main contractor: AECOM Tishman
Photos: Iwan Baan

Arketipo 167, Involucri, settembre