Testo e foto di Davide Cattaneo

RICHARD ROGERS + ARCHITECTS
Fino al 3 Marzo 2008
Parigi
   Testo e foto di Davide Cattaneo

Non poteva che essere il Centre Pompidou ad accogliere la grande
retrospettiva sulla carriera del progettista inglese (anche se nato in Italia
nel 1933), vincitore il 4 giugno scorso del prestigioso Pritzker Prize. "Richard
Rogers + Architects" rientra nel programma di celebrazioni che hanno festeggiato
nel 2007 il trentennale del celebre museo parigino; quello stesso Beabourg,
progettato con Renzo Piano e completato nel 1977, che era stato fonte di acceso
confronto tra i due architetti nel 2000, in merito all'opportunità di un
restyling architettonico, giudicato da Rogers snaturante rispetto al progetto
orginale. Il curatore della rassegna Olivier Cinqualbre, ha definito in questo
senso l'esposizione come momento di riconciliazione tra il Centro Pompidou e
Rogers dopo le aspre critiche del progettista ai lavori, considerati lesivi
della integrità dell'originale programma culturale e sociale del Centro, in
particolare per alcuni accorgimenti architettonici finalizzati ad una maggior
chiusura dello spazio. Forse anche per questo, per rendere omaggio alle
caratteristiche originarie di permeabilità e di massima fruibilità
dell'edificio, è stato scelto lo spazio espositivo nella Galleria Sud, perché
direttamente a contatto con il pubblico e completamente visibile dall'esterno.
La massima apertura verso l'esterno e il rapporto con la luce naturale e la
città, rendono infatti visibili anche a chi attraversa la piazza retrostante, i
plastici e le grandi immagini appese al soffitto della sala.
Nel complesso
la retrospettiva propone una lettura completa dell'opera di Rogers: un percorso
che si dipana dagli esordi, negli anni '60, con il Team4 (con Norman Foster e le
rispettive consorti, Wendy Foster e Su Rogers) per arrivare agli ultimi lavori
dello studio RSHP - Rogers Stirk Harbour + Partners, passando dalla Zip-up House
del '68 al recentissimo Masterplan per Shangai.
L'esposizione è introdotta
da un video dello stesso progettista, nel quale Rogers ripercorre la sua storia
professionale attraverso la presentazione di molti suoi "compagni di viaggio",
Foster, Piano, Rice tra gli altri, soffermandosi su alcuni momenti decisivi
della sua ricerca progettuale.
Ne emerge in particolare il legame
indissolubile tra la concezione della città e la progettazione dei suoi spazi,
definiti e contenuti dagli edifici costruiti: la relazione tra l'ambiente urbano
e l'integrazione sociale restano sempre fondanti nella personale visione
dell'architettura.
La mostra, allestita dal figlio Ab Rogers, si sviluppa
secondo una doppia lettura. Una sequenza temporale di tutti i progetti
realizzati e non realizzati dal 1961 ad oggi, si stende lungo una parete dello
spazio. Il cuore dell'esposizione è invece composto da una cinquantina di
progetti, divisi in sette aree tematiche principali, ciascuna identificata da
una parola chiave vocabolario architettonico di Rogers: Trasparenza (simbolo di
apertura e democrazia), Leggibilità (intesa come ritmo poesia e bellezza),
Ambiente (ricerca e sviluppo di soluzioni sostenibili), Pubblico (lo spazio
della Società umana), Urbanità (focalizzata nell'impegno per Londra con Ken
Livingstone), Leggerezza (sinonimo di libertà e flessibilità), Sistematicità
(rapporto tra estetica e processi costruttivi). L'ultimo quartiere tematico,
l'ottavo, è quello dei lavori in corso; la mostra si chiude infatti con i
progetti non ancora ultimati, come la Stazione di Pusan a Seoul e il Terminal 2
dell'Aeroporto di Pudong, la riconversione dell'Arena a Barcellona o le nuove
torri per Londra e New York.
Fotografie, disegni originali e pubblicazioni,
ma soprattutto 85 plastici attraverso i quali indagare i suoi progetti più
importanti: dai Lloyd's londinesi al Millenium Dome, dal Terminal 5
dell'aeroporto di Heatrow al palazzo di giustizia di Bordeaux fino al terminal 4
dell'aeroporto Barajas di Madrid.
Uno spazio centrale, riferimento esplicito
al tema della piazza, luogo di relazione sociale per eccellenza, è occupato da
un grande divano pop per il riposo, la conversazione e la lettura.
Il colore,
dalla forte valenza ludica ed energetica ma anche didascalica, è uno dei
protagonisti principali di una mostra nel complesso ben riuscita, completa e
dinamica, realizzata sulla falsariga dell'ultima retrospettiva dedicata al suo
grande amico Renzo Piano alla Triennale di Milano. Soddisfatto anche lo stesso
progettista che ha dichiarato: "Sono felice che un'esposizione presenti il
lavoro che abbiamo realizzato, i miei soci ed io, in questi ultimi quaranta
anni. Sono particolarmente emozionato che questo abbia luogo al Centro Pompidou
nella cornice della celebrazione del suo trentesimo compleanno. Concepire e
costruire il Centro Pompidou sono stati una delle migliori esperienze della mia
carriera...". Una mostra accessibile, da visitare e fotografare (si perché al
contario di ciò che accade in Italia si possono fare foto sia a modellini che a
disegni originali!), una mostra da vivere, per approfondire pensiero e opere di
un architetto che non ha mai dimenticato il carattere sociale del progettare e
l'impegno etico e politico della propria professione.

Richard Rogers + Architects
Centre Pompidou, Parigi
Fino al 3 Marzo
2008

www.cnac-gp.fr