internazionalizzazione – Grazie a una quota consistente di fondi europei destinati alle infrastrutture, il mercato rumeno diventerà interessante soprattutto per le Piccole e medie imprese.

Nonostante la crisi economica la Romania continua a offrire importanti opportunità d'investimento. Soprattutto nei settori delle infrastrutture e della produzione di energia, in particolare quella rinnovabile, per i quali la Ue ha concesso un finanziamento di oltre 22 miliardi di euro nel programma di sviluppo 2014-2020. L'accesso all'Ue e il conseguente sostegno comunitario, infatti, costituiscono il più forte stimolo allo sviluppo che il Paese abbia mai avuto e rappresenta una delle principali vie di uscita dagli effetti della crisi economica. Si tratta quindi di un'occasione senza precedenti offerta all'imprenditoria italiana per espandersi ulteriormente in Romania, dove l'Italia è il principale Paese investitore. I fondi europei, come detto, rappresentano il principale strumento di sviluppo della Romania. Dopo il sostegno ricevuto con la programmazione strutturale 2007-2013 al settore dei trasporti e delle infrastrutture, incentrata soprattutto sulla realizzazione dei tratti autostradali del corridoio IV paneuropeo per un valore inizialmente stimato a 1 miliardo di euro, la nuova programmazione vede la Romania tra i principali destinatari dei nuovi finanziamenti.

La Romania possiede un grande potenziale di sviluppo basato su diversi fattori che rappresentano in misura variabile i vantaggi competitivi del Paese. Le risorse naturali del Paese sono fra le più significative d'Europa, le dimensioni del mercato (pari a 22 milioni di abitanti), lo pongono fra i più grandi dell'Est Europa, la popolazione è fortemente predisposta al consumo, la strategica posizione geo-economica del Paese al centro dell'Europa sud orientale, la disponibilità di una forza lavoro a buon mercato, l'appartenenza all'Ue dal 2007, i fondi strutturali della vecchia (2007-2013) e della nuova programmazione 2014-2020, sono tutti fattori che concorrono a porre le basi per il futuro sviluppo del Paese. La Romania, inoltre, sarà attraversata da due Corridoi europei, il IV e il IX, tra Finlandia e Grecia, per la cui costruzione saranno necessari investimenti di almeno 10 miliardi di euro. Naturalmente l'economia - comunque stabile a livello economico, monetario e finanziario (molto più di altri paesi dell'Eurozona) - è fortemente dipendente dagli investimenti esteri e dall'andamento dei mercati internazionali, ma in prospettiva, viste le premesse, è possibile ipotizzare che a medio lungo termine le potenzialità del Paese possano trovare la possibilità di esprimersi contribuendo alla crescita economica dello stesso.

Il mercato delle opere pubbliche
Le opportunità offerte dal mercato romeno alle aziende italiane sono pertanto decisamente buone, sia per le Pmi, che possono aggregarsi in ottica consortile e di rete d'impresa per partecipare assieme ai tender europei e statali, che per le grandi imprese, che da anni operano con successo il mercato romeno. Il potenziale di crescita della rete infrastrutturale, ancora molto limitata in Romania, può determinare nuove opportunità sia per le imprese italiane già operanti o che ambiscono a lavorare nel settore delle costruzioni e dei trasporti che per le altre dell'indotto, con riferimento in particolare ai materiali di costruzione e alle macchine e mezzi di trasporti da impiegare per la realizzazione di strade, autostrade, gallerie, ponti, ferrovie e stazioni ferroviarie. Esistono infatti ambiziosi piani di sviluppo del sistema stradale romeno, che in parte sono anche in fase di attuazione (nuove autostrade, reti stradali provinciali e locali) proprio grazie alla presenza delle imprese italiane, che hanno ottenuto importanti contratti soprattutto sui grandi progetti. Lo sviluppo di moltissime iniziative che riguardano anche le autorità locali dipendono dalle forme contrattuali applicabili, in mancanza di un finanziamento proveniente dallo Stato romeno, come le formule di concessione o quelle di partenariato pubblico privato con le autorità locali.

I finanziamenti europei si concentreranno anche nelle realizzazione di opere ambientali, per la costruzione - da privati - di impianti di produzione di energia rinnovabile, per le opere d'irrigazione in agricoltura e per l'ambiziosa attività programmata di gestione delle acque, come da "Strategia del Danubio", cui la Romania fa parte. Inoltre, possono interessare alle aziende italiane azioni legate al completamento dei progetti già avviati. In questo momento in Romania sono più di 3mila i cantieri aperti in attesa di essere ultimati, per un ammontare degli investimenti pari a quasi due miliardi di euro. Il target di crescita del paese non può quindi prescindere da un miglioramento della situazione infrastrutturale, come base per lo sviluppo dei prossimi anni e della competitività industriale e regionale dell'area, ragion per cui è prevedibile un deciso balzo in avanti del settore dell'edilizia pubblica, delle infrastrutture, delle grandi opere e delle opere ambientali. Il sistema infrastrutturale è infatti in miglioramento, proprio grazie agli investimenti europei e statali. Tra gli investimenti appetibili si segnalano anche le future priorità del Programma nazionale per lo sviluppo locale, recentemente approvato dal Governo, che supporterà azioni legate all'ammodernamento delle opere idriche e degli impianti elettrici, alla riqualificazione urbana di comuni e città (come da Por 2014-2020), e alla riqualificazione delle infrastrutture provinciali. Gli investimenti saranno mirati a modernizzare la rete fognaria, gli impianti di depurazione, le strade comunali e provinciali, le infrastrutture ospedaliere e scolastiche. Per completare il quadro delle opportunità, va menzionato anche il settore turistico (e la relativa costruzione di nuovi impianti e strutture), su cui l'attuale Governo punta molto. Il gap che ancora non riesce a superare la Romania è ancora ancorato alla questione del ritardo nel rimborso dei lavori finanziati dallo Stato, le procedure riguardanti l'aggiudicazione delle gare d'appalto, nonché la mancanza di forza di lavoro qualificata.

L'edilizia privata
Se il settore pubblico beneficerà di grandi investimenti, quello privato continua a risentire in maniera molto consistente della crisi, anche se in misura inferiore all'Eurozona. La vendita di immobili è diminuita nell'ultimo biennio del 6,7%, a fronte di una diminuzione complessiva del 10,1%, con la prevedibile conseguenza del dimezzamento del prezzo dei materiali da costruzione e dei terreni. Ad oggi i principali fattori alla base della crisi del settore restano la bassa domanda da parte della clientela, il cui accesso al credito è diventato molto difficile, a causa della crescita dei costi dei mutui e della contestuale stagnazione dei redditi, il limitato sostegno offerto dal settore bancario, il calo degli investimenti pubblici ed esteri. In termini di possibili rischi o criticità a livello economico il paese resta legato agli sviluppi della crisi dell'Eurozona, alle misure di austerità e alla collaborazione con gli organismi multilaterali, come il Fmi. Di recente il contesto operativo è progressivamente migliorato, ma la Commissione Europea ha criticato l'elevata corruzione e i limitati progressi nella riforma del sistema giudiziario.

Negli ultimi 20 anni il paese ha attuato una politica di forte liberalizzazione degli investimenti esteri attraverso una serie di agevolazioni fiscali, come l'aliquota unica di tassazione dei redditi al 16%, e la semplificazione delle procedure per la costituzione delle società. Da segnalare i progressi in ambito fiscale, con la costante riduzione del deficit pubblico, legati alle recenti politiche di austerità. A livello finanziario - visto che il totale attivo del settore bancario ammonta a 82,3 miliardi di euro, di cui più dell'80% è detenuto da banche straniere - le principali criticità restano il livello dei non performing loans (pari a circa il 16% dei prestiti totali) e le possibili conseguenze negative derivanti dall'esposizione rispetto agli istituti dell'area euro.

La presenza italiana
Gli imprenditori italiani sono stati tra i primi investitori a intravedere le opportunità offerte dalla Romania nel periodo immediatamente successivo alla rivoluzione del 1989, quando il Paese si è aperto al libero mercato. La presenza imprenditoriale italiana, infatti, è ormai diffusa in tutto il Paese, anche se i dati mostrano ancora una certa concentrazione nelle zone della Romania che per prime sono state interessate dagli investimenti italiani. Tra queste è rilevante la tradizionale presenza dei nostri imprenditori nel Nord-Ovest, in particolare nella provincia di Timis, dove si è riprodotto un vero e proprio modello distrettuale italiano (oltre 2.706 aziende italiane e miste attive). In questa area geografica e nelle province limitrofe (Arad, Bihor, Cluj) è ancora concentrato quasi un terzo delle presenze imprenditoriali italiane in Romania (il 29,5%), mentre un quinto delle nostre aziende ha investito nella municipalità di Bucarest (il 21,5%). Uno degli anni più importanti per la storia recente della Romania è stato il 2007 quando il Paese è entrato a far parte dell'Unione Europea. Questo avvenimento è stato altrettanto significativo anche per la presenza imprenditoriale italiana, una sorta di spartiacque tra un periodo contrassegnato da un fenomeno di pura e semplice delocalizzazione a un altro, già iniziato negli anni immediatamente precedenti, nella fase di preadesione, caratterizzato da una vera e propria internazionalizzazione, con investimenti più strutturati e finalizzati anche all'introduzione nel mercato locale delle imprese che operavano nei settori delle infrastrutture, energia e sanità, che fino ad allora non avevano usufruito degli investimenti comunitari.

Nel contempo la Romania è cresciuta economicamente ed è diventata un Paese strategico per le imprese interessate a sfruttare le grandi potenzialità offerte dall'area del centro e dell'est dell'Europa. Gli imprenditori italiani hanno iniziato a costituire joint ventures o stipulare contratti con produttori locali per la fornitura e l'assemblaggio di parti meccaniche o di beni strumentali, fino a investimenti diretti di alcuni grandi gruppi italiani per la produzione di beni e lo sviluppo delle infrastrutture. Parallelamente, poi, si sono sviluppati anche investimenti nel settore dei servizi. A quella fase che aveva caratterizzato la presenza italiana nel decennio successivo alla rivoluzione, si è affiancata una modalità di internazionalizzazione più evoluta, finalizzata a stabilire una posizione permanente dell'impresa italiana nell'economia romena. Questo fenomeno evolutivo ha interessato anche le aziende che inizialmente avevano semplicemente spostato la propria attività produttiva ma che nel tempo, complice l'aumento del costo della manodopera, non più così conveniente come nel passato, hanno ristrutturato i loro processi produttivi, si sono radicate e sono divenute parte importante del tessuto economico locale. Oggi queste imprese guardano al mercato romeno e a quello dell'Europa orientale in genere con occhi diversi, hanno costruito legami economici forti con il territorio, si sentono romeni e a buon diritto intendono essere protagonisti dello sviluppo economico futuro della Romania.

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