Il progetto qui presentato è parte di un’operazione più ampia, tesa a riqualificare e valorizzare una porzione di paesaggio rurale sita nei pressi di Avola, nella Val di Noto in Sicilia. Attraverso l’ideazione di quattro abitazioni per vacanze, tutte progettate dallo studio Fondamenta di Francesca B. Gagliardi e Federico Rossi e di cui tre sono già state realizzate, si è voluto recuperare un’ampia area che era in stato di abbandono, attraverso un turismo legato obbligatoriamente anche ad attività di coltivazione e manutenzione costante di essenze tipiche come agrumi, ulivi e mandorli. Le quattro abitazioni, di marcata autorialità e molto diverse tra loro, a cui i progettisti hanno dato i nomi di RP01, RP02, FO e SR, fanno quindi parte di un progetto d’insieme che Gagliardi e Rossi hanno chiamato “Experimental Hill”, poiché le realizzazioni che hanno costruito in questo paesaggio collinare a ridosso di un promontorio roccioso, caratterizzato da forti dislivelli, forte sismicità e terreni dalla composizione eterogenea, sono state spinte sin dalle fasi iniziali dalla volontà di sperimentare. In particolare, i progettisti hanno voluto qui applicare un modello di gestione ottimizzato di tutte le fasi del processo, progettuali e realizzative, su cui hanno lavorato in questi anni anche all’ETH di Zurigo, nonché testare anche le possibilità espressive e strutturali delle tecniche costruttive con sistemi misti, tradizionali e non, e in particolare utilizzando la pietra locale come elemento portante. Ne è nato un progetto a scala territoriale in cui gli architetti hanno coinvolto tutti gli altri attori: ingegnere strutturista, clienti, imprese costruttrici, consulenti, fornitori, enti pubblici, sin dalle fasi iniziali di ideazione dando prova di saper realizzare, insieme, opere sfidanti e complesse con un’alta qualità finale.

L’abitazione RP02 è un “organismo” composto da differenti unità, ognuna con una propria logica formale e chiaramente leggibile nella vista d’insieme, generato dalla compenetrazione e affiancamento tra le stesse, dando forma sia allo spazio interno quanto a quello esterno tra esso e il territorio. Essa nasce dalla progressiva presa di coscienza e dallo studio approfondito del territorio della Val di Noto e in particolare del barocco siciliano che “a differenza di quello romano o piemontese definisce spazio interstiziale dove l’edificio costruito, con la sua facciata, definisce la gerarchia e la forma del vuoto… Da questo principio abbiamo capito come disegnare il limite, come disegnare il vuoto, prima che questo diventi edificio, anziché lo spazio all’interno di un pieno… disegnare il limite tra territorio e artificio, in cui uno non prevale sull’altro”. Gli elementi strutturali, diversi e lasciati a vista, sono fondamentali, avendo qui il ruolo di definire le relazioni spaziali, sia interne che esterne. La casa si trova nell’area a nord di tutto il complesso, tra il promontorio roccioso e le aree adibite a coltivazione, adagiata su un territorio argilloso caratterizzato da terrazzamenti naturali, adattandosi in parte alle curve di livello esistenti e in parte plasmandole attraverso setti di contenimento in calcestruzzo, realizzando spazi su tre diversi livelli. A livello mediano vi è la zona giorno, dove si trova l’ingresso principale, caratterizzata da una forte trasparenza, con al centro il fulcro del progetto, ovvero un setto lapideo costituito da sei blocchi portanti in pietra di Modica. Questo spazio-livello è tripartito, definito dai suoi tre elementi strutturali: un setto controterra curvo in calcestruzzo armato gettato in opera che trattiene il terreno definendo una terrazza, uno spazio a corte ibrido, introverso e protetto, che invita all’ingresso, il setto lapideo già citato (l’unico che si trova nello spazio interno), e un setto-trave, sempre in calcestruzzo armato, rivolto verso est, che scherma lo spazio dal sole.

Grazie ad essi si definiscono quindi tre ambiti: la cucina tra il setto curvo e il setto lapideo, la zona pranzo tra il setto lapideo e il “tubo” di connessione con la zona notte, il soggiorno tra quest’ultimo e il settotrave. I tre elementi sono raccordati superiormente da una sottile piastra, sempre in calcestruzzo armato, che nei punti di connessione genera tre diverse situazioni volumetrico-spaziali. Lo spazio è delimitato da una facciata interamente vetrata su tutti i lati, che ne smaterializza il volume, arretrata rispetto al filo esterno della piastra permettendo alla soletta di schermare la radiazione solare, in particolare quella proveniente da sud. Sempre sul fronte sud, antistante allo spazio, a proteggerlo, emerge dal terreno un sottile setto di calcestruzzo inclinato verso la valle, a protezione del rumore proveniente dalla strada statale SS115. In una zona distante e separata del lotto, a una quota inferiore di tre metri rispetto alla zona giorno, si trova la zona notte, ipogea e aperta verso il paesaggio, delimitata integralmente da elementi pieni in calcestruzzo armato. Essa comprende tre stanze, rivolte a sud e con patii dedicati, a cui si accede tramite un lungo corridoio che nella parte finale è immerso in una suggestiva luce zenitale, che “bagna” il calcestruzzo, proveniente da un lucernario lineare che emerge appena dal terreno soprastante. Il collegamento tra la zona notte e la zona giorno è costituito da un “tubo” curvo in calcestruzzo, inclinato, largo 1,2 e lungo 29 metri, a realizzare in modo drammatico la transizione tra spazi a vocazione differente. Il terzo livello, a sua volta anche lui in una zona diversa del lotto, verso ovest, ha due quote differenti. Tre metri più in alto rispetto al livello della zona giorno, inscritta nella roccia, al piede del promontorio, vi è una terrazza con funzione di solarium e, due metri ancora più in alto, vi è una piscina lineare contenuta all’interno di una lunga trave in acciaio rivestita ancora in pietra di Modica, che emerge a sbalzo sopra ai volumi inferiori. A tali aree si accede dal patio di ingresso, attraverso una scala curva incassata nel volume definito dai setti di calcestruzzo. Sin dal principio, RP02 è stata concepita secondo una precisa idea strutturale: ogni elemento è distinto, leggibile e con la sua identità contribuisce all’equilibrio complessivo e alla definizione dei vuoti. Inoltre, vi era sin dall’inizio la volontà di sperimentare anche con le strutture, riscoprendo la pietra locale come elemento portante e rendendola protagonista del progetto.

Le pietre, che in passato erano usualmente utilizzate per la struttura dell’edificio, nel tempo hanno perso progressivamente tale funzione, relegate al ruolo di rivestimento. Gli architetti autori di RP02, insieme al loro professore ingegnere strutturista Antonio Capsoni, hanno quindi indagato le caratteristiche fisiche e meccaniche delle pietre locali, comprendendone potenzialità e limiti, al fine di realizzare i fulcri della struttura dell’edificio in tale materiale. In particolare, l’indagine iniziale si è incentrata sulle due pietre principali presenti nel territorio, la pietra di Modica, che si trova per affioramento, e la pietra di Noto, estratta dalle cave. Tra le due, la pietra di Modica è risultata essere la più adatta, essendo caratterizzata da alta resistenza e bassa porosità. È quindi nato il muro portante centrale, costituito da sei blocchi di pietra sovrapposti e armati, posto al centro della RP02. In modo analogo, anche la lunga trave-piscina a sbalzo era stata progettata accuratamente per essere una trave post-compressa in conci di pietra di Modica, utilizzando quindi il materiale lapideo come trave, funzione interessante ma storicamente ancora poco esplorata. Da meticolose indagini svolte dai progettisti, si comprese che la ricerca di un numero sufficiente di conci di pietra con proprietà meccaniche adatte a tale impiego avrebbe richiesto un tempo che avrebbe ritardato la conclusione dei lavori. Solo per questo motivo si è quindi optato per una soluzione con trave in acciaio, poi rivestita a secco con lastre grezze, “croste” di pietra, scarti della produzione principale che altrimenti non sarebbero stati utilizzati.

GESTIONE DEL PROCESSO E CANTIERE
Experimental Hill nasce grazie a una valida gestione del processo, della progettazione e della costruzione di tipo multidisciplinare integrato. Gli architetti hanno svolto il ruolo di project manager di tutta l’operazione, coinvolgendo sin da subito tutti i soggetti, impresa e fornitori compresi. Le fasi principali hanno comportato molte visite, incontri e valutazione di possibili soggetti, opzioni e alternative. L’impresa è stata selezionata accuratamente, arrivando a scegliere due imprese locali, specializzate in ambiti diversi, che si sono unite temporaneamente per questo progetto. Tutte le fasi più delicate e potenzialmente critiche sono state anticipate, ancora prima dell’inizio dei lavori – come ad esempio le interlocuzioni col Genio Civile o la selezione del fornitore più idoneo per le pietre portanti. Il risultato di tale gestione ha portato a costruire tutte le case entro i tempi previsti, nonostante la pandemia, rispettando al contempo anche il budget preventivato sin dalle fasi iniziali. Tale risultato è ancora più lodevole considerando che il progetto ha previsto anche delle parti costruite in modo non tradizionale, come gli elementi strutturali in pietra portante. Dal punto di vista strutturale il progetto ha già in partenza delle difficoltà dovute a un terreno in pendenza con composizione fortemente eterogenea, dalle sabbie limose passando per calcareniti e limi sabbiosi fino alla roccia. A questo aspetto si aggiunge la forte sismicità dell’area di progetto - Noto venne distrutta da un terremoto nel 1693 e venne ricostruita proprio dando vita al barocco siciliano - avendo come conseguenza che le costruzioni non convenzionali devono essere concordate e approvate dagli enti preposti, in particolare il Genio Civile, con cui l’interlocuzione è stata sin da subito proficua. Anche rispettare e applicare l’Eurocodice a una struttura di questa tipologia è stato complesso. Per motivi analoghi, le pietre utilizzate come materiale portante principale dovevano essere testate e verificate con cura una a una. Tale fase è stata particolarmente laboriosa poiché le pietre siciliane non hanno sempre una composizione fortemente omogenea, per cui è stato necessario esaminare i possibili bocchi con attrezzature a ultrasuoni. Numerosi possibili blocchi di pietra di Modica sono quindi stati analizzati, prima dell’apertura del cantiere, presso i laboratori dell’Università di Catania e, a fronte di molti insuccessi, dopo ben sette mesi, si è riusciti a trovare sei blocchi con le caratteristiche richieste per essere utilizzati nel setto portante post-compresso posto al centro della RP02. Per questo motivo, il progetto di realizzare la trave-piscina come elemento post-compresso in pietra, comportando il reperimento di 46 blocchi idonei, è stato scartato in favore di una soluzione alternativa in acciaio, per rispettare i tempi di consegna previsti.

LA PIETRA STRUTTURALE
Come già anticipato, uno degli aspetti centrali del progetto ha riguardato la realizzazione del setto centrale portante in pietra di Modica. I sei blocchi che lo costituiscono, selezionati come si è detto, non avevano le dimensioni inizialmente previste, in particolare l’altezza di almeno 50 centimetri. Si è quindi proceduto alla scansione 3D accurata dei sei blocchi, che poi è stata analizzata per arrivare a decidere in che ordine reciproco posizionare i differenti conci all’interno del muro nonché rimuovere le parti strutturalmente non necessarie. È stata tagliata tutta la pietra superflua, fino a portare il setto a reggere il carico di 180 tonnellate - relativo alla piscina e al solaio a piastra - previsto progettualmente. Le pietre sono state lavorate per rendere il lato verso la cucina finito e lasciare al grezzo, con effetto “crosta”, il lato verso la sala da pranzo. I blocchi sono stati poi forati e successivamente impilati, in modo da poter posizionare i 12 ferri filettati passanti che armano e rendono il setto post-compresso, “impacchettandolo” ai fini della resistenza sismica. Ancora più complessa sarebbe stata la interessante soluzione con la trave-piscina post-compressa in pietra. In tale opzione Antonio Capsoni aveva previsto che i differenti conci lapidei fossero attraversati da un cavo eccentrico di post compressione. I conci erano inframmezzati da piatti in acciaio, a sostegno della piscina, e chiavi di taglio (connettori a spinotto) atti a garantire la resistenza a taglio della trave. Alle due testate della trave - lunga 25 metri, a sbalzo di 11 metri e a doppio appoggio in prossimità della roccia e del setto in pietra - erano previsti due blocchi diffusori in acciaio, con le teste di precompressione a vista. Sul lato della trave sarebbe stata appesa la piscina, realizzata come lunga trave in acciaio. La torsione generata sulla trave in pietra dalla presenza della piscina a sbalzo su uno solo dei due lati era compensata dalla presollecitazione impressa nei conci tramite il cavo. I già citati ferri passanti nel setto lapideo, proseguivano passando anche all’interno della trave in pietra. La soluzione realizzata per la trave-piscina è invece un cassone in acciaio, prefabbricato e poi smontato in conci trasportabili sulle stradine di accesso al cantiere, riassemblato poi a secco in loco. La trave appoggia in corrispondenza del setto lapideo, su due isolatori antisismici cilindrici in elastomeri armati. Nel resto della RP02, i setti in calcestruzzo armato, hanno un colore grigio antracite tendente al piombo, ottenuto impastando il conglomerato con inerti grigi. In un territorio caratterizzato da molteplici colori che cambiano di continuo durante le stagioni, i progettisti hanno pensato che l’unico colore presente tutto l’anno è il grigio delle ombre proiettate dalla vegetazione. In tal senso, l’edificio si integra diventando “una delle ombre del paesaggio”.

Scheda progetto
Architect: FONDAMENTA - Francesca B. Gagliardi e Federico Rossi
Structural engineer: B&C Associati - Antonio Capsoni
Design period: March 2019 - September 2020
Construction period: February 2021 - December 2022
Total floor area: 255 mq
Project team: Alberto Smaldone, Nicholas Compagnoni, Chiara Carraro, Dario Biscaro, Francesco Pusterla (BIM Manager)
Project manager + Construction supervision: FONDAMENTA - Francesca B. Gagliardi and Federico Rossi with Chiara Carraro and Francesco Telesa
Structural engineering: B&C Associati - Antonio Capsoni with Francesco Telesa and Alex Pellegri
General contractor: Tomar group srl and RGF
Technical site management: Claudio Riccardo Fidotta, Gaetano Fidotta, Sebastiano Buscemi
Local Technical Bureau: Studio Tecnico Cannarella
Safety - Execution phase: Francesco Pignatello
Safety - Design phase: Alessandro Marchesi
Engineer - MEP / special: ZH spin off Politecnico di Milano
Swimming pool design: F.M. Studio Piscine
Geologist: Geotecnhibla - Ranieri Santarosa
Lighting engineering: Lisa Marchesi Studio
Construction supervision installation: Sebastiano Sudano
Site surveys: Massimo Piccione
Stones: Fratelli Cavallo; Arreditalia
Window frames: Sicilcima
Ceramics: Fratantoni
Custom-made furniture: Dirosaform srl
Special finishes: Archiform
Home automation system: Vimar
Faucets: WeareIB
Steel railings and handrails: F.lli Lombardo
Photos: Mikael Olsson, Fondamenta, Marco Cappelletti, Hermes Killer

Arketipo 168, Strutture, ottobre 2023